3. inesperado

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Erano passati tre giorni da quando Isco era stato dimesso dalla clinica e Luz aveva continuato ad andare a casa sua per la medicazione alla ferita e per fortuna quella tortura, come la chiamava lei, stava per finire. In tre giorni il suo lavoro a domicilio sarebbe finalmente terminato e lei non vedeva l'ora.

Isco, dal canto suo, aveva iniziato a provare una certa simpatia per Luz; indubbiamente era una bella ragazza, in più la trovava molto intelligente e sveglia. Ma quello che a lui piaceva più di tutto il resto, era il suo continuo sarcasmo nei suoi confronti, il suo tenergli testa e a volte sottometterlo con poche parole ma aveva anche capito che tutta quella scorza dura era solo per nascondere la sua insicurezza e lui era sorpreso anche da questo, una ragazza come lei non sarebbe dovuta essere affatto insicura della sua intelligenza e nemmeno del suo aspetto fisico.

"Ma di che ti preoccupi?" la voce di Camila risuonò nelle orecchie di Luz mentre stava guidando con le casse della sua auto che trasmettevano i suoni del suo cellulare "Ancora tre giorni poi non lo vedrai più, smettila di tormentarti." continuò l'amica mentre in sottofondo si sentivano gli abbai di un cagnolino che sembrava un cucciolo.

"E se non fosse così?" chiese Luz ancora più preoccupata mentre viaggiava verso la villa di Isco "E poi un'altra cosa, cosa sono quegli abbai?" chiese ancora sapendo già la risposta ma volendola sentire direttamente dalla voce dell'amica.

"Come fa a non essere così? Isco è fidanzato e tu pure, non mi sembra che ci siano vie di scampo da questa situazione." sbuffò Camila "Comunque quegli abbai sono di Rome, Marco me l'ha lasciato per oggi pomeriggio perchè lui ha allenamento e non voleva trovare i suoi bisogni in giro per casa." rispose alla seconda domanda.

"Devo lasciarti, sono arrivata, ci vediamo stasera per cena come avevamo detto." Luz chiuse la chiamata poco dopo aver parcheggiato fuori dal grande cancello nero in ferro che divideva il giardino perfetto di Isco dalla strada.

Luz suonò il campanello e il cancello si aprì poco dopo senza nemmeno che le chiedessero chi fosse. Con la sua pesante borsa in spalla, la ragazza si avviò verso la grande porta bianca mentre ancora una volta si guardava attorno ammirando la piscina e i giochi di Isco jr. sparsi sull'erba.

"Ehi..." la voce dello spagnolo attirò la sua attenzione e lei accennò un sorriso imbarazzato per non aver notato prima la sua presenza a petto nudo davanti a lei "Vieni, entra pure." le disse ancora scostandosi dalla porta.

"Scusami il ritardo, ho avuto un contrattempo dietro l'altro." disse lei mentre lui camminava verso la camera dove la faceva sempre appoggiare per le sue medicazioni.

"Stavo giocando alla PlayStation, non me ne sono nemmeno accorto in realtà..." rispose lui con un sorriso. In quei giorni si era decisamente sciolto rispetto a quando stava in ospedale, era meno scontroso e meno odioso nei suoi atteggiamenti.

Luz appoggiò la borsa in cui teneva tutto l'occorrente alla poltrona a fianco al letto mentre il calciatore si era già steso e scoperto la ferita, come al solito. Non appena lei si girò verso di lui con la garza imbevuta di disinfettante, arrossì nel vedere lui completamente tranquillo e steso, le sembrava come se avesse superato qualsiasi vergogna di farsi vede praticamente nudo da una sconosciuta.

Mentre lei lo medicava con cura, ogni tanto lui sentiva ancora dolore e così faceva degli scatti per non farla continuare.

"Sì però se continui a muoverti così non ce la faccio a finire..." disse lei mentre ancora tamponava la ferita con la garza, prima di prendere le forbicine e togliergli i punti di sutura.

"Scusami, non sopporto molto il dolore..." rispose lui imbarazzato e grattandosi la nuca.

«Sara è a New York, sai?» fissava attentamente la mano della ragazza intenta a rimuovere i punti di sutura, operazione decisamente delicata per entrambi, soprattutto per dove si trovano «E Paquito da sua mamma.»

«Perché mi stai dicendo questo?» lo guardò lei con furbizia mentre rimuoveva l'ultimo pezzo di filo «Dove vuoi arrivare?» chiese ancora.

«Siamo solo io e te.» si tirò a sedere sul materasso, osservando con attenzione i movimenti sicuri di Luz, intenta a sistemare le piccole forbici all'interno del loro astuccio e successivamente nella borsa. «Non hai nemmeno il turno alla clinica.»

Si alzò in piedi, togliendole di mano tutto ciò che potesse dargli fastidio. In quei giorni, da quando l'aveva conosciuta, non aveva fatto altro che pensare a lei e ai suoi modi di fare tanto irritanti quanto intriganti. Le si avvicinò ancora di più, lasciando solo pochi centimetri a dividere i loro corpi.

«E cosa dovremmo fare, secondo te?» Luz non si era mai fatta problemi a tentare Francisco, le era ben chiaro l'effetto che gli faceva anche solo la sua vicinanza, e non le dispiaceva per niente.

Lui non le diede nemmeno una risposta, gli bastò semplicemente incollare le sue labbra a quelle piene di Luz, coperte solo da un leggero lucidalabbra. Non era per niente un bacio casto, era un bacio sornione e pieno di malizia.

Sapevano entrambi quanto fosse sbagliato, ma probabilmente era proprio quello che li intrigava ancora di più.

Le loro lingue si stavano già stuzzicando da un pezzo e l'aria tra di loro si stava velocemente scaldando. I baci si facevano sempre più sensuali e impazienti, desiderosi di andare oltre a quel contatto decisamente troppo poco intimo.

Francisco non perse tempo a farle appoggiare la schiena al muro, tastando tutto il suo corpo e le sue forme. Gli scappò anche un verso di apprezzamento, troppo concentrato a studiare Luz per preoccuparsene.

Nemmeno lei disdegnava affatto, accarezzando lentamente i pettorali scolpiti dalle numerose ore passate in palestra, stringendo tra le mani i bicipiti in tensione, coperti da quei tatuaggi che li facevano sembrare ancora più grandi.

Una delle mani di Francisco finì sul bottone dei jeans bianchi di Luz, facendola sobbalzare per la sorpresa. Non si aspettava volesse spingersi così oltre.

«Che vuoi fare?» gli chiese ingenuamente, mentre le aveva preso una coscia con l'altra mano, portandola a circondare i suoi fianchi.

«Adesso lo scopri, non essere impaziente.» slacciò con maestria il cerchio dorato, abbassando subito dopo la zip, potendo così scorgere il pizzo delle mutandine di Luz.

Esitò un attimo, facendole trattenere il respiro per qualche istante, per poi infilare la sua mano destra all'interno di esse.

Rimase a bocca aperta per la sorpresa un paio di secondi, iniziando poi a lasciar uscire dei piccoli versi di apprezzamento dalle labbra, causati da quello che Isco le stava facendo. Appoggiò la fronte sulla spalla sua spalla, cercando invano di darsi un contegno.

«Lasciati andare.» Francisco le aveva sussurrato quelle parole all'orecchio con voce talmente sensuale da farle alzare la voce di un tono.

Non durò molto, e non appena Isco annullò il contatto tra lei e la sua mano Luz appoggiò la testa al muro, decisamente scossa per tutto quello che era successo in nemmeno dieci minuti.

«Non parli più eh.» La prese in giro, lasciandole un piccolo bacio sulle labbra arrossate di lei. «Ti fermi a cena? Vado ad ordinare il sushi. Lì c'è il bagno, secondo me hai bisogno di una rinfrescata.»

Uscì dalla stanza con un sorrisetto sornione sulle labbra, mentre Luz rimaneva ancora attaccata al muro con i pantaloni slacciati e le guance rosse, ripensando a quello che era appena successo con un sorriso ebete sul volto.

Spazio autrice:
Buonasera a tutti!
Scusate la mia sparizione ma l'università mi sta togliendo qualsiasi minuto libero io abbia avuto prima di adesso.
Spero di riuscire a scrivere presto altri capitoli e di conseguenza, aggiornare più spesso.
Fatemi sapere che ne pensate di questo capitolo e di questa storia in generale, se vi sta piacendo insomma.
Un bacio a tutti.
-Emily.♥️

Locura | Isco AlarcónDove le storie prendono vita. Scoprilo ora