37. Mario

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Abbiamo passato questi giorni tra alti e bassi, ma nonostante tutto siamo andati avanti. Io sono andato avanti soprattutto. Non è stato facile, ci sono stati giorni in cui avrei voluto chiudere la porta e non aprirla più, ma avere Amanda accanto a me mi ha aiutato molto a ragionare. E sapere che lei condivideva le stesse idee di Claudio, mi ha tenuto sollevato l'umore.

Le domande e i dubbi che mi hanno tormentato in questo periodo hanno trovato quasi tutti una risposta, mentre quello che ancora mi turba, continua a vorticarmi nella testa e non smette di girare. Ed è come se dentro di me ci fosse una porta con la scritta uscita di emergenza. Basta che io spinga il maniglione anti panico per scappare da tutto questo e tornare alla mia vita di prima.

Ed è stupido, e completamente ingiusto, ma è ancora tutto troppo per me da accettare così su due piedi. Non posso cambiare quello che sono sempre stato nel giro di pochi giorni e spero che lui riesca a capirmi.

Ma nonostante le mie insicurezze lui riesce a rendermi sempre felice e anche se a volte sono distante, non demorde. Mi lascia i miei spazi e accetta ogni mio malumore con il sorriso sulle labbra.

Anche questo mi lascia destabilizzato il più delle volte, perché non capisco come possa accettarmi così, a metà.

Dicembre ormai ha varcato la soglia portando con sé il freddo, la pioggia e le giornate buie. Io sono abituato a tutto questo, ma per Claudio invece è tutto nuovo e ho notato che in certi giorni è meno luminoso. Non è facile affrontare un inverno così. Non è facile vivere nel buio. Ma questa atmosfera un po' tenebrosa, l'ho sempre immaginata come se volesse nascondere tra le sue pieghe qualcosa di speciale.

Varco la porta con appeso il cartello con scritto chiuso bene in vista di corsa, cercando di evitare l'acquazzone che ha deciso di scoppiare all'improvviso e prima che lui possa sbuffare come il suo solito, urlo un Sono io, mentre cerco di levarmi un po' di acqua di dosso.

"Piove?" mi chiede senza riuscire a nascondere il suo divertimento nella voce mentre mi sporge un asciugamano.

"No. Una signora ha deciso di svuotarmi in testa un secchio di acqua gelida" rispondo sarcastico.

Cerco di asciugarmi come posso e poi torno a guardarlo. "Ma sei sempre a lavoro? Non te l'hanno detto che gli orari sono ridotti con l'accorciarsi delle giornate?"

"Ho un matrimonio la settimana prossima e stavo facendo un giro di chiamate per ordinare quello che mi serve!"

"E da quando in qua lavori con la concorrenza?"

"Non sapevo di doverti dare l'esclusiva!" mi risponde.

Lo guardo, assottiglio gli occhi e poi parlo. "Sei stato tu a dirmi che non si va con altri".

Mi guarda serio, ma poi mi lancia in faccia l'asciugamano bagnato e torna verso il bancone.

Lo adoro quando fa così. Quando un po' si frega con le sue stesse frasi.

Lo seguo e mi siedo accanto a lui, lasciandolo finire quello che deve concludere. Nel frattempo ne approfitto per ultimare anche io alcuni preparativi per un rinnovo delle promesse che ho in programma per quel weekend. Stare qui con lui al mio fianco mentre impreca in italiano, presumo perché non riesce a trovare un tipo di fiore che hanno richiesto gli sposi, mi rasserena, facendomi quasi sentire di essere nel posto giusto.

E' tutto così semplice da sembrare quasi impossibile.

Esistono sul serio relazioni di questo genere? I matrimoni che organizzo sono così? Oppure anche quelli nascondono al mondo la loro vera identità e i loro sordidi segreti?

Mi fermo ad osservarlo mentre si segna nell'agenda alcune note e provo ad immaginarmi nella sua vita. Possibile che con lui potrei essere sempre me stesso e sempre così rilassato? E' possibile che con lui al mio fianco io possa raggiungere i miei obiettivi senza più rischiare di essere fermato perché ho troppa ambizione?

"Ho quasi finito. Non guardarmi come se fossi un mostro!" mi sento dire ad un tratto.

"Non c'è problema".

"E allora perché mi fissavi così intensamente?"

"Sarà sempre così?"

"Spero di no perché mi sto esaurendo! Ma sono l'unico fioraio in città?" mi chiede e dalla sua risposta deduco che non abbia capito a cosa mi riferissi.

"Sei l'unico così bravo! Ma non mi riferivo al lavoro. Il lavoro lo capisco, anche io ho giorni più duri di altri".

"Quindi cos'è che sarà sempre così?"

"Noi" dico sincero.

Appoggia sul piano il telefono e la matita che teneva ancora in mano, poi si avvicina ancora di più a me. Appoggia le sue mani sulle mie cosce e aspetta che io lo guardi prima di parlare.

"Se tu lo vorrai, sì. Saremo questo e molto altro. Ma decideremo sempre assieme quello che sarà di noi e della nostra storia".

E' sincero. Glielo leggo negli occhi che non sta mentendo ma crederci è difficile. E' come se dentro di me ci fosse qualcuno o qualcosa che rema contro a questo sentimento.

E' come il giorno del matrimonio, mentre ti avvi alla chiesa e mano a mano che ti avvicini leggi tutti quei cartelli che ti chiedono se sei sicuro, che ti suggeriscono di scappare.

E tocca a te scegliere il da farsi.

E io sono ancora fermo all'ultimo incrocio, quello decisivo, indeciso.

Sorrido e poi lo bacio, perché il qui e ora, è solo adesso e lui non mi sta chiedendo il per tutta la vita.

Mi bacia anche lui. Le nostre lingue si accarezzano e le nostre mani prima sfiorano e poi premono sui nostri corpi. Le sue mani si agganciano sotto il mio culo e con un solo movimento mi posiziona sopra il bancone, facendo cadere a terra i suoi appunti e la mia agenda. Si fa strada in mezzo alle mie gambe e mi circonda i fianchi con le sue braccia. Non smettiamo di baciarci se non per il tempo necessario per farmi sfilare la giacca e la camicia dalle spalle.

Sento la sua lingua sul mio collo per poi scendere verso il mio petto. Le sue labbra si soffermano proprio lì e i suoi denti stringono attorno ai capezzoli, stringendo quel tanto che basta per innescare nel mio corpo scariche di piacere che corrono lungo tutto il mio corpo.

Sto già pregustando il seguito quando all'improvviso sento la porta del negozio aprirsi. Cazzo! Salto giù dal bancone e mi metto dietro a Claudio, cercando di recuperare almeno la camicia.

"Tesoro scusa l'ora, so che sei chiuso..."

Amanda? Ma porco diavolo. Cosa ci fa lei qui? Lascio perdere il coprirmi e mi affianco a Claudio con le mani sui fianchi in segno di sfida.

"Oh merda!" la sento dire non appena ci vede "ho interrotto qualcosa?" chiede la finta ingenua.

"E' chiuso" dico infastidito.

"Se è chiuso tu cosa ci fai qui?" mi risponde lei. "Oh! Non dirmelo! Stavate impiantando semi di arcobaleno in vaso?" e ride.

La odio.

"Siete due bambini!" dice Claudio "Non smetterete mai di pungolarvi a vicenda!"

"Ha iniziato lei!" mi difendo.

"Non sono io quella nuda signor saputello" e mi fa la linguaccia.

"Vedi?" mi volto verso Claudio "E' lei che mi istiga!" ma ride anche lui.

Recupera quello che abbiamo fatto cadere e non appena sistemato di nuovo tutto sopra il bancone si avvicina al mio viso per sussurrare al mio orecchio. "Se hai ancora voglia, cosa ne diresti di aspettarmi sotto la doccia?"

Se ho voglia? Non credo serva rispondere a questa assurda domanda, per cui mi infilo il cappotto che avevo tolto appena entrato e prima di uscire gli intimo di fare presto.

"Amanda permettendo!" mi risponde lui, quindi mi volto verso di lei e le punto l'indice contro "Non farmi incazzare" gli dico e lei in risposta mi fa il dito medio.

Credo d'averlo già detto che la odio.


Drops of usWhere stories live. Discover now