46. Claudio

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Idiota idiota e ancora idiota.

Cosa pensavo di trovare? L'amore eterno servito su un piatto d'argento? Avrei dovuto immaginare che lo stronzo alla fine avrebbe tagliato ogni filo che c'era tra di noi. Sapevo che sarebbe finita così, ma maledetto me che a un certo punto avevo creduto potessimo avere un finale diverso, assieme.

È passata poco più di una settimana da quel giorno e ancora penso a cosa avrei potuto fare di diverso. Perché nonostante dentro di me lo odi, non posso nascondere che l'amore che provo per lui non è svanito con uno schiocco di dita. Anche se forse sarebbe il caso che io iniziassi a dimenticarmi di lui, del suo magnifico corpo e del suo carattere di merda. Ma Cristo santo! Dal letame crescono fiori quindi perché non può essere così anche per Mario? Ma soprattutto, perché non trovo un bello spigolo appuntito e inizio a sbatterci la testa? Magari questo è l'unico modo che ho per rinsavire dal mio stato comatoso in cui mi ha fatto cadere l'amore che provo per lui.

Sto sistemando alcune sterlitzie quando sento il cellulare suonare. Rispondo senza nemmeno fare caso a chi mi cerca, dato che è quello che uso per lavoro.

"Pronto".

"Ciao".

Radrizzo la schiena immediatamente come se questo gesto mi conferisse più autorità e sicurezza, nonostante il mio interlocutore non possa vederlo.

"Ciao" dico soltanto. E che cazzo!

"Se ti disturbo, posso chiamare più tardi".

"No, sono al negozio, non ho molto da fare, per cui dimmi" cerco di restare sul vago perché sinceramente non so nemmeno io cosa vorrei sentirmi dire.

"Ho bisogno della tua mano". 

Sapessi io quanto avrei bisogno della tua! Penso. Ricordando attimi solo nostri.

"Per cosa di preciso?" indago, nella vana speranza che magari sia rinsavito e voglia tornare sui suoi passi. 

"Al solito. Matrimonio noioso!" 

Appunto. Cos'altro poteva mai essere?

Sospiro. 

"Se è un problema per te, sento qualcun altro" lo sento affrettarsi a dire. 

E la verità è che ci penso, ma non posso fare questo a Georgina. Mi ha chiesto di mantenerle aperto il negozio e rifiutare i lavori di Mario, sarebbe come gettare nell'immondizia pepite d'oro. 

"No. Posso farlo" e non appena pronuncio queste parole mi sembra di sentire il suo sorriso incurvarsi, ma devo essermi bevuto anche il cervello per aver percepito questo dettaglio che solo gli occhi avrebbero potuto cogliere. 

Lo ascolto mentre mi elenca tutto quello che vorrebbero gli sposi e cerco di sistemare come meglio posso i loro desideri. Prendo nota e poi riaggancio dicendogli che non appena avrei verificato la disponibilità, lo avrei richiamato. Un ok da parte sua e poi più nulla. 

E non appena appoggio il cellulare sul bancone, rilascio un respiro di frustrazione. Ho sperato fino all'ultimo che avesse usato la scusa del matrimonio per poi parlare di quello che era successo tra di noi e invece niente di niente. Ha chiamato, ha fatto la sua richiesta e poi salutato. Esattamente come faceva all'inizio. Anzi. All'inizio almeno accompagnava le sue richieste con qualche imprecazioni o presa per il culo, oggi nemmeno quello. Fanculo. Stronzo. 

Ma cosa potevo mai pretendere da uno che non sa nemmeno cosa sia l'amore?

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