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Così passò il tempo

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Così passò il tempo.
Y/N si godette quegli ultimi mesi uscendo con le sue amiche molto di più, sapendo che poi non le avrebbe più riviste di persona per chissà quanto tempo.

Studiava ogni pomeriggio qualche regola grammaticale e delle parole di lessico in coreano nuove in vista della partenza che si faceva sempre più vicina.

Stava vivendo questi ultimi suoi mesi al meglio e, sapendo che non sarebbe tornata più in quella scuola dopo la partenza, stava anche dando meno peso a quello che i bulli dicevano e per la prima volta dopo molto tempo riscoprì una bellissima sensazione: la spensieratezza unita alla felicità.

Nonostante odiasse ancora il fatto di dover trasferirsi in Corea e ogni giorno che passava sperava che il giorno della partenza non arrivasse mai, d'altro canto la consapevolezza di partire l'aveva fatta sentire libera di essere se stessa almeno per gli ultimi tempi che avrebbe passato in Italia: voleva goderseli appieno.

I bulli continuavano a fare il loro lavoro, deridendola e insultandola, ma non capivano come mai Y/N non rispondesse alle loro parole o perché non scoppiasse mai a piangere: Y/N aveva detto dalla sua partenza solo alle sue più care amiche, voleva che tutti gli altri rimanessero sorpresi dal non vederla mai più da un giorno all'altro.

Ma quando tutto sembra andare bene, ecco che l'universo intero torna remarti contro.

Mancava solo poco più di una settimana la partenza per la Corea e Y/N era un po' triste per il quasi imminente evento.
La ragazza stava uscendo dal bagno della scuola quanto sentì le voci familiari dei suoi incubi viventi provenire dal corridoio, quindi si nascose dietro la porta e origliò la loro conversazione.

Sentì la voce di uno dei suoi compagni di classe: "Ma perché si comporta così?" chiese.
A quel punto sentì la voce della persona che meno si aspettava di sentire in quel momento, ovvero quella di una delle sue migliori amiche.
"Chi? Quella sfigata di Y/N intendi?"
Una pugnalata al cuore avrebbe fatto meno male.
"Chi se no? Passare del tempo con quella lì sta facendo diventare stupida pure te."
"Molto divertente. Comunque lei mi ha fatto giurare di non dirvelo, ma tanto stiamo parlando della più sfigata della scuola, quindi posso anche parlarvene..."

Intanto tu ci passi il tuo tempo e non ti fai problemi a chiedere i compiti che non fai alla "più sfigata della scuola", pensò Y/N, incredula al sentire quelle parole venire pronunciate dalla ragazza che credeva essere una delle sue migliori amiche.
"Praticamente suo padre ha ottenuto un lavoro in Corea e tra tipo una settimana si trasferiranno là."
Y/N sentiva gli occhi bruciare: si sentiva tradita da un suo alleato.

"Ah. Ecco perché non dà più importanza tutto ciò che diciamo: pensa che poi non ci rivedrà mai più vero? Bene. Significa che quello che non ha sofferto in questi ultimi mesi lo soffrirà in questa ultima settimana!" rispose ridendo il ragazzo.

Y/N si senti mancare, aveva paura, mancava poco, era vero, ma proprio per questo voleva godersi al meglio gli ultimi tempi.

Suonò la campanella e quando sentì il gruppo allontanarsi, Y/N uscì dal suo nascondiglio. E li vide tutti in lontananza: i suoi bulli e le sue migliori amiche, o meglio, quelle che fino a quel momento aveva ritenuto tali, camminare e scherzare insieme.

Terminò la giornata scolastica immersa nei suoi pensieri e quando fu ora di tornare a casa, varcando il portone, si senti strattonare.
Cadde a terra e poi non vide più niente. Sentiva male ovunque, risate, calci, sabbia in faccia.

Prima di andarsene tutti le sputarono addosso.
"Hai voluto ignorarci? Paghi le conseguenze. Pensavi di poter vivere tranquillamente? Ti sbagliavi, sfigata."
E la lasciarono lì, nel retro della scuola a piangere e ad implorare con un filo di voce di aiutarla.

Y/N trovò la forza di alzarsi solo dopo quelle che le sembrarono circa 2 ore. Le doleva tutto e vedeva male da un occhio.
Sì recò alla fermata del pullman e aspettò il primo autobus che avesse una fermata vicino a casa sua. Arrivò a casa verso le sei di sera. Sua mamma era già lì, preoccupatissima per lei.

Appena vide la figlia entrare in casa corse ad abbracciarla e quest'ultima pianse di un pianto liberatorio, si sfogò e raccontò a sua madre tutto ciò che era accaduto.
La donna intanto diede alla figlia del ghiaccio e la fece sdraiare sul divano.

Arrivato il padre ne parlarono anche con lui. L'uomo non ci vedeva dalla rabbia: come avevano potuto toccare la sua bambina?
Chiamò la polizia e sporse denuncia. I giorni seguenti ai ragazzi venne data una nota e vennero sospesi, ma Y/N non vide questo accadere, perché rimase a casa per l'ultima settimana: doveva riprendersi prima della partenza sia fisicamente che, soprattutto, psicologicamente.

Si sentiva vuota: la cosa che l'aveva delusa di più era stato il comportamento delle sue "amiche".
La sua quotidianità era soffrire, se ne rese conto ancora di più dopo l'accaduto ed era arrivato il momento di dare un taglio a tutto ciò.

La sera stessa dell'atto di bullismo Y/N disse una cosa ai suoi genitori prima di andare a dormire.
"Mamma, papà, sono contenta del fatto che ci trasferiremo in Corea"

Era stanca. Ora voleva mettere un punto fermo a quello che era il suo passato iniziare tutto da capo.
Le dispiaceva ancora lasciare l'Italia, più che altro per una questione di affetto per le sue origini, ma, a netto degli ultimi avvenimenti, ora era più decisa di voler finalmente prendere quell'aereo.

Le dispiaceva ancora lasciare l'Italia, più che altro per una questione di affetto per le sue origini, ma, a netto degli ultimi avvenimenti, ora era più decisa di voler finalmente prendere quell'aereo

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Ave uomini,
nel prossimo capitolo si vola in Corea e si entra nel vivo della nostra storia yay.
Grazie per aver letto fino a qui, apprezzo moltissimo.

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Same or different -Hwang Hyunjin- [✔]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora