Capitolo 1.

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Newt era tornato a casa da una sola settimana, nella sua Londra, bellissima anche se piovosa.

La pioggia... ogni volta che una goccia cadeva a terra dal grigio cielo londinese era inevitabile pensare al suo ultimo giorno lì a New York.
In tre giorni aveva visto più catastrofi di quante non ne abbia viste in Inghilterra in una vita intera.
Ma tutte le catastrofi, tutti i guai, tutti i morti e tutti i feriti, non esistevano più quando incontrava i suoi occhi. Occhi che puntualmente lo sgridavano per ciò che faceva, che lo maledivano per quello che aveva fatto scatenare. Ma quegli occhi... non riuscivano a nascondere nulla.

Forse, erano la cosa che più gli mancava di New York, perché d'altronde, cos'altro avrebbe potuto mancargli?

Ma un uomo come lui, pensava, non sarebbe mai stato capace di amare. Lui non era capace di parlare, di stabilire un contatto visivo. E perciò se ne stava con le sue creature, silenzioso, ammirandole da lontano. Lui, Newt Scamander, non sarebbe mai stato capace di amare.

O almeno così pensava.

Per distrarsi il più possibile passava notti insonni a scrivere il suo libro, tutto il suo sapere era in quel manoscritto. Si dilettava a disegnare con cura le sue creature in tutte le loro forme e caratteristiche. E mentre scriveva, pensava a lei. A lei che involontariamente gli aveva dato il nome del suo libro.
"Animali Fantastici e dove trovarli".
Il suo sorriso, quei bellissimi occhi pieni di lacrime che tentavano di sgorgare, mentre pronunciava queste parole. Ed era così tenera che Newt avrebbe voluto rimanere impalato lì nel porto per il resto della sua vita ad ammirarla, mentre la gente gli scorreva a fianco e mentre le navi staccavano le loro corde dalle banchine. Con gli occhi verdi incollati ai suoi.

Newt Scamander non sapeva come ci si sentisse ad amare un essere che non fosse una sua creatura. Ma lui l'ammirava con lo stesso interesse con cui avrebbe guardato un Erumpent, o uno Snaso, un Mooncalf o un Tuono Alato.
L'ammirava e non si era mai fatto nessuna domanda, aveva solo... lasciato che accadesse.

E così si ritrovava, nel mezzo della notte, a scrivere delle sue creature colmo d'amore nel petto. Ne parlava come se stesse scrivendo poesie.
Quanto le amava quelle creature. Passava le intere giornate in mezzo a loro, accarezzava Dougal, giocava con Pickett, e dava da mangiare a tutte le gigantesche bestie che teneva illegalmente come se fossero animali da compagnia. Loro erano i suoi animali da compagnia, effettivamente, ed erano la sola famiglia che possedeva.

Pensava che avrebbe potuto scrivere altrettante pagine di poesia sui suoi occhi e su tutto ciò che le apperteneva. Il suo viso, il suo sorriso, i suoi capelli.

Quelli che aveva timidamente toccato prima di partire.

Angolo acuto >:)
Questa cosa è solo una specie di prova. Sono consapevole che fa schifo ma quando ci si ritrova a sclerare l'unica via d'uscita è scrivere.
Mi fa ridere il fatto che sia l'ultima fra le storie che ho scritto e anche la prima che posto.
kArMa iSsA bItCh
BTW credo che posterò un capitolo a settimana. NON FOTTE UN CAZZO A NESSUNO MA okay ciao

Salamander's Eyes - NewtinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora