36. Acqua in bocca

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Okay, Jo mi aveva detto di rimanere su quel dannato furgone blindato qualunque cosa fosse successa.

Io le avevo detto che se fosse successo qualcosa avrei semplicemente richiamato la Base attraverso la radio incorporata.

Però, non avevo pensato ad una cosa: non sapevo come funzionasse la radio.

Era completamente diversa da un telefono e c'erano troppi pulsanti distinti per colori.

Inoltre, non sapevo se i ragazzi avessero ricevuto o meno il messaggio dal Consigliere Moose. Potevano semplicemente aver spento il collegamento con il furgone per non farmi sentire niente, ma i ragazzi non avevano risposto alla chiamata.

Dubitavo fortemente che il Consigliere Moose avesse mandato il messaggio solo al furgone. Non avrebbe avuto alcun senso!

Oppure ai ragazzi era successo qualcosa o stava per succedere e io ero l'unica che poteva avvertirli.

Più ci pensavo, più l'ultima ipotesi mi sembrava la più veritiera e prima di perdere troppo tempo mi ritrovai già fuori dal furgone.

Che sto facendo? Finirò uccisa? Che mi salta in mente? Sono stupida? Sì, sono stupida. Ma almeno sono altruista?

Cercai di sembrare il più normale possibile mentre mi dirigevo verso il ponte. Poi ci ripensai.

Io sono normale.

A metà strada mi accorsi di non avere le chiavi per chiudere il furgone super tecnologico della B.L.C. e che se qualcuno l'avesse rubato non avremmo avuto una via di fuga e avrei fornito inavvertitamente un mezzo futuristico ad un disadattato ladruncolo.

Accidenti, Sophie Hunter. Sii positiva!

Le mie paranoie mi accompagnarono fin sulla strada della casa contrassegnata.

Una volta sul portico mi guardai attorno e feci per suonare il campanello quando la mia mano si bloccò a mezzo centimetro dal pulsante.

Sarei stata una demente a suonare in una casa abitata da presunti prestigiatori del fuoco assassini. Avevo pure addosso la divisa dei loro nemici! Anche se effettivamente con quei pochi lampioni che illuminavano il buio di quella strada era difficile notarmi.

Oppure ero un genio. Così i nemici sarebbero stati distratti da me e i ragazzi avrebbero capito che c'era qualcosa che non andava.

Quel che si vuol dire, distraente.

Pensandoci bene sarei potuta finire uccisa o avrei potuto distrarre anche i ragazzi... Ma pensare troppo faceva male.

Agire d'istinto e pagarne dopo le conseguenze aveva un che di affascinante, anche se era sicuramente molto più comodo avere tutto sotto controllo. Ma non avevo basi su cui... beh, basarmi.

Così suonai.

Ovviamente, o fortunatamente, nessuno mi venne ad aprire.

Portai una mano alla maniglia della porta ed essa si aprì senza che la sfiorassi, proprio come nei peggiori film horror.

Una persona sana di mente e con un minimo buon senso sarebbe tornata indietro e avrebbe pensato ad una soluzione migliore per avvertire i suoi compagni. Ma sembrava non fosse il mio caso perché entrai.

Anni di letture sui libri di Stephen King mi avrebbero dovuto insegnare qualcosa. E invece niente.

A prima vista la casa era deserta.

Proprio come avevano detto quelli della squadra Martin sembrava abbandonata da anni.

In aria fluttuava la polvere e i mobili presenti erano ricoperti da uno spesso strato grigio/bianco. Tirai fuori il telefono da una delle tante tasche e accesi la torcia. Probabilmente era destinata a qualche tipo di arma, ma il mio telefono aveva la precedenza.

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