CAPITOLO 5

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"Non è accettabile una cosa del genere!!" Sbraito contro Shawn, che tiene nervosamente le mani in tasca. Sbatto il dossier pieno di fogli sulla scrivania, passando una mano sui capelli. <Non so come sia successo...qualcuno qui all'interno deve averci tradito. I Giapponesi avevano intenzione di far uscire la loro nuova invenzione una settimana dopo di noi, qualcuno deve averli avvisati del nostro cambio di data> Mi incammino verso le grandi vetrate, cercando di calmarmi, sapendo che tra un momento all'altro potrei esplodere. Prendo un respiro profondo, chiudendo gli occhi, riflettendo su tutte le persone che si trovano accanto a me. Shawn Braun, non farebbe mai una cosa del genere, non ne gioverebbe la sua azienda. Carter Spouse, un altro stupido socio di Noah, che non farebbe mai una cosa così; non è poi tanto intelligente e furbo per fare una cosa del genere. Clarissa Klaire, donna di trentasette anni, che vuole solo il meglio per la sua famiglia, non rischierebbe così tanto per qualche soldo in più che i Giapponesi le potrebbero aver potenzialmente offerto. Joshua Barton, migliore amico di Noah sin dall'infanzia, non si sognerebbe mai di pugnalare il suo amico morto, e la sua azienda. Infine, Amirah Aceveds...Amirah Aceveds!!
Con uno scatto fulmineo mi avvicino alla scrivania, spostando bruscamente Shawn che intralcia il mio cammino, chiamando al telefono Melissa. "Indici subito una riunione di emergenza con tutti i soci dell'azienda tra due ore. La signorina Aceveds invece, la vorrei subito qui. Non mi interessa se è impegnata in qualcosa, deve recarsi qui il prima possibile!!" <Si signora> chiudo la telefonata, sbuffando infastidita. "Risolveremo subito questa questione" sussurro, con sguardo basso. Una mano si appoggia sulla mia spalla, spaventandomi. Scosto subito il suo braccio, non piacendomi la sensazione che le sue mani mi fanno provare. Sembra quasi come se avessi addosso le mani di Noah. Grandi e brusche quando ti toccano come lo erano le sue. "Non mi tocchi. Non si permetti più di fare una cosa del genere. Mai più!!!" Preso alla sprovvista dal mio comportamento, alza le mani in segno di difesa, allontanandosi. "Se ne vada. Può andare a fare quello che vuole, ma se non è qui tra due ore, se me pentirà amaramente" annuisce deglutendo, uscendo dal mio ufficio subito dopo. Dopo mezz'ora, un bussare alla porta, mi costringe a sistemare sistematicamente tutti i fogli sparsi per l'ufficio. "Avanti" Ad entrare, come richiesto poco fa da me, è Amirah Aceveds. <Mi ha chiamato? Ho dovuto interrompere ciò che stavo facendo per venire qui. La sua segretaria mi ha detto che era un emergenza> annuisco, girandole attorno, mettendole soggezione.
"È mai stata tradita da qualcuno signorina?" Chiedo pacata, non volendo spaventarla subito, e rischiare di non sapere la verità. La scruto di traverso, cercando di rilevare qualche reazione che la possa tradire. Aggrotta le sopracciglia, restando in silenzio <Dove vuole arrivare con questo signora?> risponde dopo un paio di minuti "Ho scoperto una cosa che non mi è piaciuta per niente" scrolla le spalle, confusa. <Cosa centro io signora?> Senza troppi giri di parole, vado dritta al punto. "Ha letto i foglie che le ho dato vero?" Annuisce guardandomi girare per l'ufficio. "Qualcuno ci ha traditi dall'interno. I Giapponesi hanno già lanciato la loro nuova invenzione..." Il suo sguardo sbalordito mi fa dubitare della sua infedeltà. Forse mi sono sbagliata sul suo conto. <Sta forse cercando di dire che sia colpa mia?!> Prendo un respiro profondo, contemplando il suo sguardo turbato "Si" le rispondo seccata. <Questa qui è impazzita...> sussurra tra se. Mi avvicino a lei, innervosita dal modo brusco in cui si rivolge nei miei confronti <Spero per lei che stia scherzando. Non avrei motivo di fare una cosa del genere> sbraita in modo infantile. "Senta signorina, la smetti di comportarsi come una bambina. Se non è stata lei, allora trovi chi mi ha tradito. Non è la prima volta che qualcuno si permette da fare una cosa del genere" Incrocia le mani davanti al petto, inarcando un sopracciglio <E come dovrei farlo scusi? È lei a conosce meglio di me i suoi soci> Mentre ascolto le sue inutili parole, osservo l'orologio, notando che sono già passate due ore quasi. "Si muovi signorina, esattamente tra dieci minuti ha un appuntamento a cui partecipare; spero che quando si troverà davanti i suoi colleghi, riuscirà a capire chi ci ha tradito" prendo il mio telefono, uscendo dall'ufficio con Amirah Aceveds alle mie spalle che mi segue. <Non sono stata avvertita di alcun colloquio a cui partecipare> afferma frustrata. Continuando a camminare imperterrita, le rispondo sarcastica "È stata avvertita poco fa signorina" Chiamo l'ascensore appena mi trovo davanti ad esso, aspettando che le porte si aprano. Entro nella cabina, aspettando che anche la mia socia entri, prima di premere il piano desiderato. Nel mentre che raggiungiamo l'ottantesimo piano, dove tengo tutte le mie riunioni, un via vai di addetti e collaboratori, entrano ed escono dell'ascensore. Raggiunte l'ottantaduesimo, le porte vengono aperte per la terza volta in pochi minuti di intervallo. Le persone che entrano questa volta, sono aumentate di numero. La signorina Aceveds viene spinta all'indietro dalla massa, schiacciandola contro di me. Per mantenere l'equilibrio e non andare a sbattere pesantemente contro la parete, stringo le mani sui suoi fianchi sporgenti della donna davanti a me, premendo il seno sulla sua schiena. La sento trattenere il respiro e irrigidirsi al mio tocco. Sorrido, potendo osservare l'effetto che la mia presenza le causa. Avvicino le labbra al suo orecchio, soffiando piano, e sussurrandole accanto al collo "Avremmo dovuto prendere il mio ascensore privato. Ci sarebbe stata più libertà." Avvicino pericolosamente la bocca nell'incavo del suo collo, cercando di attirare l'attenzione delle persone attorno a noi il meno possibile. Inumidisco le labbra con la lingua, appoggiandole successivamente sulla sua pelle morbida e bollente. Dire che vorrei la signorina Aceveds nuda e affannata sul mio letto, dopo una nottata insieme, sarebbe un eufemismo. Se dovessi essere più cruda e diretta, direi che me la scoperei giorno e notte senza scrupolo, fino a sfinirla. Ho sempre ammirato il corpo femminile, sin da quando vivevo con i miei genitori. Così sinuoso e morbido da farti perdere la testa. Se avessi mai dovuto avere una relazione seria, basata sull'amore, avrei di gran lunga preferito una ragazza ad un ragazzo, ma essendo che non credo in quelle stupidaggini, essere sposata con un genere, oppure l'altro non mi ha mai fatto nè caldo nè freddo. <Sei così calda, che assomiglieresti al fuoco, potente e mortale come esso, se non fosse per il fatto che non hai nessun effetto su di me> i brividi prendono il sopravvento sulla sua pelle. Le porte dell'ascensore si aprono, facendo uscire tutte le persone all'interno dell'ascensore. Vengono subito seguiti dalla signorina Aceveds, che si allontana frettolosamente da me come se avessi una una malattia contagiosa. Rido sotto i baffi, ricomponendomi subito dopo essere uscita dalla cabina. Cammino per il corridoio deserto, riflettendo sui miei pensieri. Cancello dalla mente le immagini della signorina dagli occhi verdi, non avendo bisogno di distrazioni durante la riunione di oggi. "Signorina, dove sta andando?" La richiamo, vedendola andare nella direzione opposta a quella in cui dovrebbe dirigersi. Si gira verso di me, frustrata dalla situazione, guardandomi con astio nello sguardo. <Che cosa vuole ora?> scuoto la testa indignata "La sala dove avverrà la riunione è da questa parte" stendo il braccio verso la direzione giusta, aspettando che mi raggiunga. Rossa in viso per l'imbarazzo, cammina veloce, passandomi davanti. La seguo da dietro, osservando il suo fondoschiena muoversi ad ogni suo singolo passo, finché non si ferma davanti alla porta, con su scritto "Sala riunione CEO Miray Tanner" potrebbe sembrare un po esagerato avere un parcheggio, un ascensore e una sala riunioni privata, ma adoro avere il mio spazio. Prima che possa aprire la porta, la prendo per un braccio, fermandola. "Acqua in bocca riguardo al fatto che sospetto dei miei soci. Faremo finta di credere che sia uno dei dipendenti nel settore più basso ad averci traditi. Non allarmiamoli senza prima capire chi sia" annuisce comprensiva, entrando nella sala. Si va subito a sedere accanto all'unica donna in sala, sistemandosi i capelli corvini dietro all'orecchio. Vado a sedermi a capo tavola con autorevolezza, schiarendomi la voce. "Probabilmente la voce è già girata per tutta l'azienda. I giapponesi hanno posticipato l'uscita della loro nuova invenzione, battendoci sul tempo. Logicamente, qualcuno gli ha avvertiti per fare in modo che loro potessero essere i primi a mostrare sul mercato, le loro nuove idee. Non preoccupatevi però, troverò chi dei nostri dipendenti ci ha pugnalato alle spalle per qualche soldo in più." Annuisco lentamente verso la signorina Aceveds, che comprende percettiva. "Quello di cui ho bisogno ora, sono i bilanci di tutte le nostre vendite, e come l'annullamento dell'uscita del nostro nuovo progetto, possa danneggiare il nostro profitto". Ascolto attentamente le parole dei miei soci, e tutti i loro calcoli sulle nostre perdite, e quello che potremmo potenzialmente guadagnare se agiamo con intelligenza. Do fine alla riunione dopo lunghe ore di discussione tra di noi, volendo andarmene a casa al più presto possibile. La stanchezza ormai si fa sentire. Uno ad uno se ne vanno, lasciandomi sola nella sala riunioni. Do un ultima occhiata alla signorina Aceveds che esce dalla porta con il telefono all'orecchio, parlando con qualcuno. Ascolto parte della sua conversazione, intrigata <Si, ho capito. Sto tornando a casa in questo esatto momento...no amore, non c'è bisogno che tu mi dia un passaggio...va bene, ci vediamo tra poco> assottiglio lo sguardo, cercando di capire di che cosa stia esattamente parlando e con chi. Mi mordo il labbro inferiore, pensando al piccolo momento avuto in ascensore, dove ho potuto sentire il suo corpo pressato con delicatezza al mio. La mia visuale viene interrotta da una chioma bionda, che si posiziona davanti alla porta. <Signora Tanner. Ho gli inviti, e tutto quello che necessita di sapere per le feste che lei voleva organizzare durante l'anno> Stringo i denti, disturbata dall'interruzione "Proprio ora doveva avvisarmi? Lasci tutto alla mia segretaria, gli guarderò più tardi" La liquido subito, cercando con lo sguardo la signorina Aceveds, ma nessuna traccia di lei. Sbuffo infastidita, schiacciando i muscoli contratti del collo, cercando un minimo di sollievo con quel movimento. Esco dalla sala, dirigendomi verso l'ascensore, questa volta quello mio privato, raggiungendo l'ufficio. Passo accanto alla postazione di Melissa, salutando con un ceno veloce, raccogliendo i miei beni già preparati da lei. "Dovrebbero essere arrivati tutti i dettagli delle feste che la nostra azienda organizzerà quest'anno. Controllali uno ad uno, e fai in modo che siano apposto. Dopo manda gli inviti. La lista dovresti già averla" nel frattempo che parlo, cerco nella borsetta nera, che porto sempre con me in azienda, il mio cellulare. "Dove l'ho lasciato?" Sospiro frustrata. <Sta cercando il suo cellulare signora?> alzo gli occhi verso di lei, aspettando paziente che continui a parlare. Mi passa con un sorriso dolce il telefono che aveva in tasca. <Poco fa il signor Joshua Barton è entrato nel suo ufficio. Non sono riuscito a fermarlo. Mi dispiace signorina> Stringo gli occhi pensierosa, accarezzando le mie unghie curate. "Che cosa ci faceva li?" Sussurro tra me e me. "Grazie Melissa. E la prossima volta che qualcuno cerca di entrare senza il mio permesso, chiama subito la sicurezza" mi allontano da li, fermandomi nel tragitto verso la mia macchina, a parlare con alcuni dipendenti che chiedono consigli, prima di sfrecciare per le strade bagnate di New York. È normale che qui a New York piovi, in fin dei conti siamo a gennaio, a pieno inverno, ma questo non vuol dire che quelle gocce che cadono con prepotenza sul cofano della mia macchina mi diano fastidio, anzi, mi danno un senso si soddisfazione e libertà che non sentivo da tempo. Molte persone, si rinchiudono in piccoli bar per non bagnarsi, altri, indaffarati con i loro problemi, si fanno immergere dall'acqua, camminando per i marciapiedi quasi vuoti, con smorfie di disprezzo rivolte verso il cielo, come per mostrare il loro dissenso. Un altro piccolo gruppetto di persone invece, si piantano senza alcuna preoccupazione in mezzo alle strade, con le mani allargate per godersi quel momento pacifico che madre natura sta donando loro. Un sorriso riaffiora sulle mie labbra, contenta di vedere almeno qualcuno che apprezza le piccole cose, non poi tanto piccole, che l'universo ci da il permesso di vivere, senza alcun prezzo.
Pensando alla pioggia, il viso di Joshua Barton si materializza davanti ai miei occhi "Che cosa volevi nel mio ufficio? Cosa stai cercando di fare" stringo il volante con forza, facendo diventare le nocche bianche "A quanto pare vuoi fare la stessa fine del tuo caro migliore amico" sorrido perfida, non vedendo l'ora di liberarmi di lui definitivamente.

Who wins? (girlxgirl) Where stories live. Discover now