Capitolo Quattro

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Millie's Pov

Torniamo al cottage risalendo la collina. Sento la testa leggera e sono piuttosto sicura che sia merito di Finn, della sua mano che tiene stretta la mia.

Non tocco un goccio di alcol dalla prima vergognosa sera.
Finn mi ha prestato la sua giacca e, cercando di non farmi scoprire, annuso il suo odore intriso nel tessuto caldo.
Profumo di sandalo mischiato al suo.
Chissà se ha mai fatto una pubblicità per un profumo.
Sorrido soprappensiero.

«Tutto bene?», domanda, aprendo la porta d’ingresso e accendendo le luci.
«Benissimo». Parlo senza distogliere gli occhi dalle sue labbra, sono un magnete a cui non so resistere. Sono così concentrata su di lui che ci metto un po’ a realizzare che c’è qualcosa di diverso.
Lo sguardo di Finn è quello di un uomo che ha appena realizzato di aver commesso un errore e che non sa come uscirne.
Quando si riaccendono le luci Cenerentola non è più così interessante, resto soltanto io. «E tu?», chiedo.
«Alla grande». Piuttosto che sopportare questo imbarazzo, la sua pietà, decido di andare in cucina.

Torno al piano originale e mi verso due dita di whisky.
«Ne vuoi?»
«Ti ho spiegato perché non bevo». È stato il mio orgoglio a parlare. Mi giro e lui è appoggiato contro la soglia della porta, è aggrappato alla parte superiore della cornice con una mano. Sarebbe una posizione ridicola, se non lasciasse in bella vista lo stomaco piatto e una ‘V’ che ho visto solo alle sfilate di moda.
Perché si comporta in questo modo, si diverte a torturarmi?
«Come preferisci». Sollevo le spalle con noncuranza eppure, sono fin troppo consapevole dei suoi occhi che si concentrano sulle mie labbra mentre bevo.

«Siamo adulti, non devi sentirti in imbarazzo», gli offro per fare ammenda.
«Perché dovrei esserlo?». Assente, si gira verso le scale. Non sono mai stata il tipo da girare attorno agli argomenti, preferisco prenderli di petto.
«Non ti serbo rancore se hai cambiato idea, davvero».
«Nemmeno io, ma non capisco a cosa ti riferisci», domanda spiazzato. Il cellulare di Finn squilla, lui lo sfila dalla tasca e lo zittisce.
«Mi hai baciato. Il tramonto, i ricordi, il posto, può capitare un momento di sbandamento».
«Se abbiamo ‘sbandato’, lo abbiamo fatto in due», risponde compiaciuto, vanificando i miei sforzi.
Sbuffo.

Non sono in vena di stupidi giochetti.
«Sì, ma…». Il suo cellulare riprende a squillare, lui osserva lo schermo indeciso sul da farsi.
«Torno subito. Scusami, questa chiamata non posso evitarla». Finn sale le scale due gradini per volta, zittendo il suono incessante della sua suoneria. La scusa peggiore di sempre. Per uno che si sta nascondendo sembra essere piuttosto raggiungibile.

Siedo al tavolo ancora elettrizzata per quel bacio che ci ha collegato per un istante, mentre cerco di decidere come comportarmi. Se lui non sa cosa vuole, io non posso seguirlo in quell’altalena.
La chiamata di Finn si fa convulsa. Non riesco a trattenermi, mi avvicino alla base delle scale e ascolto.
Persino attraverso la porta chiusa posso sentire la rabbia nella sua voce, l’animosità delle sue parole pur non cogliendone il senso.

Quella al telefono è una persona completamente diversa da quella con cui ho condiviso gli ultimi giorni. Il buon senso perduto si riaffaccia, ricordandomi che non sono affari miei. Torno in soggiorno e riprendo a leggere il libro da dove lo avevo interrotto.
Poco più tardi la conversazione si interrompe, sento un paio di colpi contro la porta. Per la prima volta dall’incidente non mi sento tranquilla, non so nulla di lui.

Immersa nella lettura, viaggiando tra le Highlands, perdo nozione del tempo. Storie di grandi gesta, di amori impossibili, mi aiutano a fuggire dalla realtà. Proprio come una storia con l’uomo misterioso con cui condivido il tetto, si tratta solo di una fantasia che non ha sbocchi nella vita di tutti i giorni.

YOLO ~ FillieWhere stories live. Discover now