primo

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"tua nonna in inverno profumava di rose, rose rosse. quelle fresche e ancora col bocciolo non del tutto aperto. quelle con piccole gocce di rugiada ancora sui petali la mattina presto," disse l'anziano signore mentre riponeva delle alstroemerie in un vaso né tanto piccolo né tanto grande "sì, tua nonna in inverno sapeva di rose".
"e dimmi nonno, in autunno che profumo aveva?"
"beh, in autunno profumava di foglie secche. quelle stesse foglie state strappate dal vento con forza e prepotenza dal loro tronco, per poi posarsi sull'asfalto e muoversi senza fine." il signore iniziò ad accarezzarsi la barba: stava pensando. "ah! profumava anche di legno e candele alla lavanda. le sue preferite. ricordo di avergliele portate sempre da ogni mio rientro dal canada, per lavoro, e ricordo ancora i suoi sorrisi caldi e pieni d'amore che tanto mi mancano."
"e in estate e primavera? di cosa sapeva?" domandò il diciannovenne dai capelli arruffati e un po' sudati per aver lavorato duramente, ma con piacere.
"vediamo.. in estate di sale, anguria e limone. ricordo ancora quel periodo in cui si mise in testa di riempire la nostra casetta al mare piena di quadretti e la natura morta raffigurata. sai, si impegnava tanto nell'abbinare le cornici alla vernice dei quadri, le piacevano le cose pulite, abbinate, che avessero un senso una volta dopo averle fatte" l'anziano si fermò sui suoi stessi piedi a guardare le alstroemerie nel vaso, appena sistemate "e poi non son mai riuscito a capire perché le piacesse così tanto la natura morta; essa è fatta di oggetti, sì bellissimi, ma inanimati.. fantocci. e lei era tutt'altro che priva di anima e voglia di vivere. era così bella la domenica mattina mentre si prendeva cura delle piante che le piacevano tanto, ballando un po' ovunque assieme alla musica uscita dalle casse di una vecchia radio, ma ancora miracolosamente funzionante." interruppe il breve discorso, l'uomo, per sedersi sullo sgabello presente dietro la cassa del negozio. ormai era troppo vecchio per quel lavoro, ma nonostante tutto continuava ad andare avanti, e ad occuparsi di tutti. "in primavera, beh.. siamo in giappone, seungmin. di cosa pensi potesse sapere la nonna, in quella stagione tanto bella quanto breve, se non di ciliegie e i loro fiori?" ridacchiò l'uomo baffuto "è come se ricordassi ancora ogni passeggiata fatta sotto a quei tronchi con una folta chioma di petali rosa. l'atmosfera, l'odore, l'espressione di stupore e rilassata di mia moglie.. ricordo qualsiasi cosa mi facesse felice in quel momento." a quel punto il vecchio si guardò intorno: vi erano composizioni di piante e fiori ovunque, vasi completamente abbinati ad ogni colore di ogni pigmento di ogni corolla presente li dentro, proprio come faceva sua moglie. era un'attività stancante da portare avanti, quella del fioraio, intendo, ma l'anziano continuava a farlo, assieme a suo nipote. era un modo per far vivere ancora sua moglie con lui. in compagnia di uno degli oggetti principali delle opere morte che tanto le piacevano, trovandoci addirittura la pace in questi, e portando sulla tomba della moglie sempre un fiore diverso ogni giorno, associando il significato di quest'ultimo al suo umore.
dal canto suo, il diciannovenne non si stancava mai di ascoltare i discorsi di suo nonno sulla donna tanto amata, andata via troppo presto. per quanto triste fosse, l'anziano non ricordava di aver ripetuto più volte, nel corso degli anni, quei piccoli dettagli della moglie a suo nipote, a causa di piccole perdite di memoria, ormai sempre più frequenti. il ragazzo, però, era così incantato dall'uomo che, nonostante non ricordasse di aver detto un qualcosa più e più volte ormi da anni, ricordasse ancora il profumo di sua moglie.

"nonno, sono le dieci di sera inoltrate ormai, dovremmo tornare a casa" annunciò il ragazzo che per tutto il tempo era rimasto lì, ad ascoltare ogni parola uscita dalla bocca del nonno, chiedendosi come mai l'amore potesse arrivare così lontano, dove nessuno c'era mai arrivato, dove nessuno riusciva ad arrivarci.
"oh certo! tu vai, chiudo io il negozio."
il ragazzo annuì togliendosi il grembiule da lavoro, prendendo in una mano telefono e portafogli, e in un altra cappotto e chiavi.
"seungmin," sentì alle sue spalle per poi girarsi di poco, quel poco soltanto che gli bastava per riuscire ad incrociare il suo sguardo con quello del nonno. "grazie per essere venuto anche oggi" continuò la sua sentenza. seungmin sorrise e chiuse la porta in vetro alle sue spalle.

il ragazzo iniziò ad incamminarsi verso il suo appartamento, distante circa dieci minuti o poco più da dove si trovava. a quell'ora osaka era davvero tranquilla e magica.. gli piaceva vivere li la sua vita, e non se ne sarebbe andato via così facilmente, c'era un suo ricordo scritto in ogni strada, vicolo e marciapiede.
passo dopo passo, l'aria gelida di quel gennaio tanto freddo gli accarezzò il viso, facendogli fare un sospiro di sollievo e di stanchezza.
in lontananza, però, si accorse di qualcuno proprio seduto sul portico di casa sua, quindi affrettò il passo preoccupato e pensieroso.
"jisung?" disse seungmin non appena arrivato davanti agli scalini che dividevano l'asfalto delle strade dal legno del suo porticato.
"buonasera fiorellino" scattò la testa blu per poi alzarsi da terra e fare circa tre passi verso il proprietario di quell'appartamento, nonché suo migliore amico da quasi dodici anni.
"cosa ci fai qui? sono le undici di sera, domani abbiamo un esame, dovremmo dormire e ripassare la mattina presto" la testa rossa, ormai un po' sbiadita, era nervosa, voleva togliersi al più presto ogni esame programmato nella sua tabella di marcia, nel suo bullet journal, nel suo planner, nella sua testa.
"calmati sfigato. immaginavo fossi pensieroso e agitato per questo schifosissimo esame al quale prenderai più di 25" jisung dal canto suo non poteva che sbattergli la verità dritta sul naso, non riusciva a capire la fonte dell'ansia del ragazzo davanti a sé, l'unico che era capace di attirare la sua attenzione
"ho ordinato 2 pizze, verranno tra poco, immagino tu non abbia messo cibo sotto ai denti per 12 ore consecutive, hai ancora tre petali di gelsomino nei capelli." la testa blu si avvicinò alla rossa, togliendogli di dosso i resti del suo lavoro.
"ho qui Il Diavolo Veste Prada*, e nelle tasche due pacchi di sigarette. tu dentro hai un lettore dvd, un bel divano e una console di gioco." seungmin osservò il ragazzo dinanzi a lui, che sapeva ogni parola del libretto illustrativo delle sue abitudini, ogni difetto e imperfezione.
"seratina?" si sentì dire un attimo dopo.
"okay, seratina."

1 * Il Diavolo Veste Prada è un film. lo consiglio.

190121

𝐬𝐞𝐮𝐧𝐠𝐣𝐢𝐧 profumoWhere stories live. Discover now