Pericolo

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Lydia

Non appena apre la porta, invitandomi all'interno, mi ritrovo davanti una delle case più belle e grandi che abbia mai visto. Il pavimento in Gres porcellanato ad effetto legno, rende l'ambiente piuttosto rustico. Ma la sua modernità viene tradita dalle pareti rivestite da una pannellatura argentata ad effetto spugna, dai mobili di ultima generazione, e dalle grandi vetrate che si affacciano all'enorme giardino curato. Dalla porta si notano in lontananza le scale a chiocciola color grigio perla che portano al piano superiore, rigide e imponenti. Rimango letteralmente a bocca aperta, credevo fosse abbastanza benestante visto il suo impiego e quello dei genitori, ma mai avrei immaginato fino a questo punto. In confronto alla sua, la mia casa appare come una catapecchia.
Entro a passo felpato, quasi timorosa di rovinare le piastrelle con i miei stivali sporchi di fango a causa della pioggia mista a neve.

Osservo meravigliata l'ambiente, non potrei nemmeno sognare di avere un appartamento del genere con il mio lavoro modesto. Anche se a dire il vero, sembra molto fredda, poco accogliente per i miei gusti.

«Allora, ti piace la mia casetta?» mi domanda Stiles, evidentemente dopo aver notato la mia espressione stupita.

«E tu questa la chiami casa?!»
Inarco un sopracciglio passando con lo sguardo da lui al salotto con tanto di divano in pelle e televisore al plasma.

«Perché tu come la chiami?»

«Non so...reggia, castello, palazzo imperiale» ironizzo, enfatizzando le parole con il movimento delle mani.

«Esagerata! Sai, in realtà me l'hanno lasciata i miei quando mi sono trasferito qui. Quindi non la considererei proprio mia. E comunque ho intenzione di venderla e trovarne una più confortevole, specialmente perché ogni angolo di questa casa mi ricorda lei e quello che ha fatto in camera nostra»  dice con voce mogia e i lineamenti del viso induriti.

Una strana tristezza si appropria del mio cuore. E se non riuscisse a dimenticarla? Non voglio pensare che lui si sia sbilanciato con me solo per riempire il vuoto che lei ha lasciato. Non voglio essere il "chiodo scaccia chiodo". Voglio un amore solo mio, che non debba condividere con un'altra. Ma so di non poter competere con una ragazza che conosce praticamente da sempre e con cui è stato fidanzato per sei anni. Sarei un'ipocrita se dicessi di non avere paura, perché è un po' come buttarsi da un aereo senza paracadute. Assolutamente folle e suicida, ed io sto andando incontro a distruzione certa.

Eppure una parte di me dice di rischiare, di gettarmi senza pensare a nulla, perché forse ne vale la pena.

«Stiles» lo richiamo, osservando come si diletta a preparare qualche strano intruglio da farmi assaggiare, direttamente dal piano-bar posto tra la sala e la cucina.
Possiede addirittura un bar in casa. Mi domando fino a che punto la sua famiglia sia ricca, mentre c'è gente là fuori che non può permettersi nemmeno un monolocale. Che ingiustizia la vita.

«Mh?»
«Secondo te stiamo correndo troppo?»

Prima di rispondere mi porge la bevanda, che mi affretto a sorseggiare, e con mio stupore mi accorgo che è davvero deliziosa.
Non sapevo di questa sua naturale propensione a creare cocktail. Se non avesse fatto domanda per entrare in polizia, avrei proposto al capo di farlo lavorare con noi come barman.

«Secondo me no. Non penso ci sia un tempo giusto quando trovi la persona giusta»
«E tu pensi che io lo sia?»
Sorrido sollevando le sopracciglia, incuriosita da ciò che dirà.

Di tutta risposta si avvicina a me unendo le sue labbra alle mie, facendo pressione più del dovuto, tanto da sentirne la morbidezza e desiderare di averne ancora e ancora.
Il cuore mi balza nel petto, e il profumo di pino selvatico, probabilmente del suo dopobarba, mi entra nelle narici, e io lo inspiro a fondo, come a cercare di imprimerlo nella mia mente.

La sua lingua sfiora la mia, provocandomi un vuoto allo stomaco. Le sensazioni che mi fa provare sono indescrivibili, è adrenalina pura a cui non so rinunciare.

«Lo prendo per un sì» concludo infine, con il sorriso e il fiato mozzato.
Ora anche lui sorride. Un sorriso radioso e sincero, che mi fa tremare le gambe e il cuore.

Il mio sguardo cade accidentalmente sull'orologio da cucina, e sgrano gli occhi, notando che si è fatto davvero tardi. Will e mia madre si domanderanno che fine ho fatto.

«Ora però dovrei proprio tornare a casa» affermo alzandomi dallo sgabello su cui ero seduta e aspettando che lui faccia lo stesso.

«Accidenti che fretta. Cos'è, devi tornare dai tuoi figli?»
Lui sghignazza ma io non me ne curo perché sono piuttosto impegnata a sbiancare completamente.

Sento premere in gola come un nodo pronto a strangolarmi, e anche il solo deglutire mi risulta difficile.
Fisso Stiles con gli occhi spalancati. Che sia venuto a conoscenza di Will? In tal caso, come avrebbe fatto a scoprirlo?

Il cuore mi esplode sotto la gabbia toracica. E ora che faccio?
Probabilmente sono rimasta impietrita perché Stiles mi si avvicina e mi appoggia una mano sulla spalla, che io avverto appena, troppo scossa dalle sue parole.

«Ehi, guarda che stavo scherzando. Tutto ok?»

D'improvviso mi ridesto dedicandogli un sorriso timoroso e accennato, e finendo per annuire con il capo, incapace di proferire parola.
Credo di aver appena scampato un infarto, ma non posso continuare così. Devo rivelargli la verità. Lui deve sapere.

«Su andiamo, ti riaccompagno» mi sorride, scompigliandomi affettuosamente la chioma con una mano.

Afferro il cappotto e mi affretto ad uscire dalla sua casa, seguita da lui che gira le chiavi nella serratura.
Quasi corro fuori, sentendomi mancare il fiato per l'atmosfera pesante che aleggia in questo momento tra di noi.
Il freddo mi sorprende inevitabilmente e mi fa tornare a respirare.

Credevo di impazzire.

Mi tranquillizzo inspirando più aria che posso, mentre i polmoni si riempiono di ossigeno e il cervello quasi mi si congela per la voracità con cui ho assorbito il gelo.
Per fortuna sembra che Stiles non si sia accorto di nulla, e prima che metta in moto la macchina, quasi mi precipito dentro, impaziente di tornare a casa.
Ora l'unica cosa che voglio è stare con Will.

Durante il tragitto qualcosa sembra essersi rotto tra noi. E pare che in questa macchina ci sia più gelo che fuori. A parte indicazioni mie per giungere al mio quartiere, non una parola esce dalle nostre bocche, quasi fossero cucite con ago e filo.

Ma giunti a destinazione, lui si volta a guardarmi, e il mio cuore prende a battere forte, ricordandomi il motivo per cui sono qui con lui.

Un bacio, uno solo, basta a spazzare via l'atmosfera cupa che si era creata. Le sue labbra sono fiamme ardenti che mi riscaldano. Finalmente rilasso le spalle e noto che lui fa lo stesso, come se durante tutto questo tempo a non parlarci servisse un minimo contatto per sistemare tutto.

«Grazie della bella giornata» esordisco, dopo aver staccato a malincuore le mie labbra dalle sue.

«Ti chiamo più tardi» esordisce dal finestrino, prima di mettere in modo e andarsene, salutandomi con la mano.

Mi incammino verso casa, passando per un vicolo che divide i due quartieri. Per fortuna la mia umile e modesta casetta non si vede dal posto in cui mi ha lasciata Stiles, altrimenti avrebbe potuto intuire qualcosa, vedendo una macchina oltre la mia parcheggiata davanti il piazzale, che per giunta è di mia madre.

Svoltato il passaggio, noto che stranamente il quartiere è più affollato del solito. Più mi avvicino a casa mia, e più sembra gremito di gente.
Poi noto le macchine della polizia proprio davanti il mio giardino.
Ed è esattamente in questo istante che il mio cuore si ferma.
Mille orrendi pensieri mi passano per la mente. E riguardanti tutti una sola persona.

«Wiiill» urlo a squarciagola, con gli occhi già pieni di lacrime e il terrore che ha impossessato la mia anima.

Corro a perdifiato sperando che non sia troppo tardi, pregando che questo sia solo un brutto sogno.

Ovunque Tu SiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora