Il sentimento di sentirsi morto

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Premessa d'autore
Nel video sopra non è da considerarsi la parte finale che ritengo non rappresentativa dei personaggi.
È solo per mostrare quello che Joker sta passando al momento nella sua pazzia.

I fiocchi di neve si posavano candidi e leggeri diventando gocce d'acqua sul parabrezza nero dell'auto.
Due occhi verdi erano incorniciati da quello stesso colore che diventava ancora più nitido sulla carnagione bianca.
Su quel viso era facilmente notare una linea rossa in una posizione diversa da quella che tutti ricordavano.
Non arrivava alle orecchie ma sotto indicando dove finivano i capelli verdi trascurati negli ultimi quattro mesi.

Dall'auto uscì l'uomo dai capelli verdi in un vestito viola scurissimo.
Lui guardò la piscina d'acido in cui era stato buttato fuori l'uomo responsabile della morte di un suo simile, un uomo vestito da pipistrello.
La cassa metallica venne ritirata su ed aperta, l'uomo all'interno si alzò di scatto andando contro al pagliaccio ma i polsi, decorati da manette magnetiche, si fermarono a mezz'aria facendo volare l'uomo e lasciandolo a dondolare dagli avambracci attaccato a una piastra metallica.
Lui ansimò mentre l'uomo in viola prendeva un piede di porco e lo colpiva sulla pelle bianca e rossa a causa delle ferite riportate in quei quattro mesi senza vedere un raggio di sole e di continue torture che consistevano principalmente in un'alternanza di acidi corrosivi di vari tipi, colpi di piede di porco, marchi con metallo rovente, essere messo in acqua e ghiaccio ed essere messo nel succo di limone dove ogni ferita bruciava, non necessariamente in quest'ordine.

-sai, stavo pensando...- disse il Joker -...stavo pensando che forse sarebbe una tortura maggiore lasciarti in città senza nulla in mano e farti morire tra la polvere di Gotham ma...- qui fece una pausa -...ma preferisco continuare a torturarti- terminò la frase.

Lui non rispose ansimando
-devi sapere che da qualche giorno ho un dubbio, mi chiedo se almeno... le senti queste torture o se ormai respiri e basta- disse lui -...oooh, ma chissene frega! Io mi diverto- si rispose da solo prendendo un ferro rovente e appoggiandoglielo sulla spalla facendolo urlare, urlava piano e con voce roca a causa dei vari danno riportati ai polmoni e alla gola, ormai era un dolore persino respirare e nutrirsi in modo convenzionale.
Quest'ultimo avveniva per via venosa quando il Joker non aveva idee su cose schifose da fargli ingerire a forza e questo aveva portato ciò che restava dell'uomo ad una perenne fame e ad una perdita di massa grassa e muscolare.

Il principe pagliaccio si mise un cappotto pesante -ho caldo- disse mettendo al massimo l'aria condizionata puntata contro l'uomo per poi andarsene decidendo di farsi un giro e venne subito affiancato da Leale, il suo guidatore, un uomo alto sui due metri e con dei muscoli nelle braccia grandi come cartelle scolastiche secondo il giullare del crimine.
Era pelato e con una barba di peli corti neri che si vedevano appena sulla pelle scura.
Degli occhiali dai riflessi violacei coprivano gli occhi dalle piccole pupille completamente nere.
Questo accessorio dall'aspetto poco importante aveva invece una notevole gamma di funzioni.
Era presente una microcamera e un minuscolo microfono mentre nella stanghetta destra era presente una piccola cassa audio che solo lui sentiva.
Lui era vestito in modo elegante e lo rendeva riconoscibile una cravatta viola scuro,
Amche questo abito era internamente rivestito di Kevlar pesante e protezioni sotto.

Tornò all'auto -vai pure al covo- disse e il guidatore fece partire l'auto.

-fermati qui- disse dopo un po' la voce che non pareva completamente umana e, per molti, non lo era.
-sì signore- rispose l'autista.
Il suo "datore di lavoro" pareva un fantasma al guidatore dell'auto con la sua pelle bianca, i vestiti lunghi e quegli occhi che non avevano più nulla di umano.
Se fosse stato un fantasma sarebbe stato a casa in quel posto, sotto la pioggia e circondato da pietre con su scritte le vite che vi furono.
Nel suo modo di andarci quando non si sarebbe potuto, nelle ore della piena notte  scavalcando il grosso cancello nero.
Il guidatore ignorava ciò che l'uomo vedeva e mai se lo sarebbe immaginato.

Per lui le lapidi troneggiavano come se fossero alte decine di metri e tutte erano senza nome, senza foto e senza fiori poiché non gli interessavano.
L'albero maestoso al centro, a lui, pareva ancora più alto e ancora più grosso e gli sembrava un mostro nelle sue dimensioni spropositatamente grandi.
Era lì vicino che in una tomba dove chiunque altro avrebbe letto "qui riposa in eterno Bruce Wayne, un grande padre ed un grande uomo" che egli leggeva "Batman R.I.P." Seguito da un simbolo di un pipistrello incavato nella roccia per lui desolata.

Scavò di un paio di centimetri in profondità con una apertura minuscola e appoggiò una carta Jolly dai bordi metallici taglienti messa con il volto all'ingiù per poi ricoprirla con la terra mista ad una lacrima cristallina.

-vorrei dire qualcosa, ma non so cosa- disse -sai, credevo che un giorno io ti avrei ucciso o, meglio ancora, tu avresti ucciso me- disse con la sua voce acuta e gutturale per poi ridere di una amara risata, aveva contato ed era la quarantesima volta che gli era andato a fare visita -ma ora sei morto-.

-morto?- chiese una voce profonda dietro di lui.

Joker: Beyond life and deathWhere stories live. Discover now