❧𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 𝒒𝒖𝒂𝒓𝒕𝒐: 𝒍𝒂 𝒓𝒆𝒔𝒂 𝒅𝒆𝒊 𝒄𝒐𝒏𝒕𝒊

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«Yoongi-Hyung tu devi accompagnarmi. Ancora una volta, ti prego.»

«Che palle che sei!- rispose l'altro, mentre se ne stava comodamente disteso sul letto- non è che posso presentarmi sempre alle vostre lezioni. Penserà che sono un idiota.»

«E da quando in qua ti importa di cosa pensano le persone di te? E poi non penserà che sei idiota, penserà che vuoi scoparti o me o lui.»

«O entrambi.»

Rimase un attimo in silenzio, ammirando la tonica figura dell'amico mentre si preparava. Detestava quella stupida camicia bianca che, chiudendosi con l'incedere delle sue mani, gli impediva di gustarselo in silenziosa contemplazione.

«Da quando hai quel tatuaggio, Jimin-ah? L'ultima volta che ti ho visto non lo avevi.»

«Beh, perché è passato un po' dall'ultima volta che mi hai visto nudo. Comunque l'ho fatto qualche settimana fa, se lo sanno i miei mi uccidono.»

«Non c'è motivo per cui lo vengano a sapere.»

Rimasero avvolti nel silenzio per qualche secondo.

«Pensi davvero che Hoseok-ah sia tanto malizioso?» Domandò Yoongi, ritornando sul discorso abbandonato un attimo prima.

« Che intendi dire?»

«Hai detto che la prima cosa cui penserebbe rivedendomi alla lezione sarebbe che voglio scoparmi o te o lui.»

«O entrambi- ripeté quello, sghignazzando- comunque sì, assolutamente. All'inizio pensavo fosse riservato, timido o che so io, ma quello è fin troppo sveglio: ha capito tutto fin dal primo momento, credimi. Non so perché, però, continua a fare il finto tonto, mi fa saltare i nervi.»

«Mmm, probabilmente non vuole farsi un suo allievo? Ha senso.»

«Che palle! Ha senso, ma io posso anche smettere di prendere lezioni; basterebbe parlare. Comunque Yoongi, preparati, tra mezz'ora andiamo.»

«Ho detto che non ci vengo.»

  ✦   

Hoseok chiuse gli occhi per concentrarsi sulle prime, lente note di pianoforte che si diffusero ordinate nella sala; trasse un profondo respiro e, al primo accenno di chitarra, aprì gli occhi, improvvisamente illuminati da una scintilla d'ultima eccitazione; con calma quasi irritante, li puntò sicuro su Jimin.

Qualsiasi spettatore avrebbe raccontato di quel momento come una vera e propria trasformazione: era come se, al segnale di quella melodia arrogante, i suoi nervi e il suo corpo tutto si fossero proiettati in un'altra dimensione, una dimensione parallela in cui il Jung Hoseok esisteva solo in quanto ballerino, solo in quanto strumento di quella musica profonda, avvolgente e pericolosamente sensuale. Si aggiunsero i violini, coordinati e armoniosi, e con loro iniziò anche quella danza imprudente.

Hoseok, con una mano sul ventre e un braccio severamente in tensione, disegnava con il piede decisi tratti circolari che seguivano il ritmo del pezzo. Jimin, come ricordandosi improvvisamente di dover in qualche modo cercare di mantenere il proprio ruolo di allievo, si posizionò, cominciando a imitarne i gesti. Vide Hoseok avvicinarglisi, strusciando sinuosamente a terra un piede dopo l'altro. Fu costretto, per evitare lo scontro, ad arretrare seguendone i passi di riflesso. Un sorriso spiritosamente maligno si disegnò sul volto del maestro mentre, con sicurezza disarmante, spinse la testa all'indietro, costringendo i capelli corvini e imperlati di sudore a compiere un movimento simile a un colpo di frusta. 

Jimin capì che era giunto il momento. 

Si rifiutò improvvisamente di arretrare, cogliendolo alla sprovvista e, con ancora un po' di timore, lo afferrò per un polso, costringendo i loro corpi al contatto. Hoseok si voltò veloce, seguendo sapiente la freneticità del brano, intrappolando il petto del compagno nelle incurvature della propria schiena a costruire un perfetto incastro. Jimin non attese oltre e lo legò in vita, iniziando a stuzzicarlo con abili movimenti del piede. Approfittando di una pausa nella melodia, Hoseok torno alla propria posizione, cingendo l'allievo nel canonico abbraccio; il minore sentì le sue mani sfiorargli decise l'incavo tra le scapole e il petto, per poi insinuarsi prepotenti più in su, fino a giungere al retro del collo. Sentì le dita gelide di Hoseok avvolgergli salde la testa per avvicinarla alla sua, in un contatto fronte a fronte. Potevano respirarsi. I nasi adiacenti separavano di pochissimo le loro bocche inappagate e tremendamente vicine; i bacini, liberi da ogni vincolo, si strusciavano a ritmo. il minore poteva percepire, grazie alla mano che teneva ubbidientemente sulla spalla del maestro, il suo affanno tormentato. 

Take The Lead #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora