Third.

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- Ricordami perché mi sono lasciata convincere a venire qui con te. - borbottai, tirando lo striminzito abito nero che Kenna mi aveva prestato più in basso sulle gambe.

- Perché sono la tua migliore amica. - sentenziò lei, facendomi l'occhiolino. - E anche perché non puoi passare tutto il tuo tempo incollata al divano bevendo birra con Noah! -

Eravamo giunte davanti ad una sgangherata palazzina di mattoni su cui si leggevano a malapena le sbiadite lettere "ZBZ".

- In più, - proseguì imperterrita la mia amica. - questa è la confraternita per ragazze più rinomata del campo e se voglio fare colpo devo essere impeccabile. -

Le rivolsi un'occhiata confusa. - Ancora non capisco cosa questo abbia a che fare con me. -

Lei alzò gli occhi al cielo. - Tra un mese e mezzo tornerai in Australia, non vuoi qualche piccante storia da raccontare a Rachel e Susan per farle diventare verdi d'invidia? - domandò lei, riferendosi alle due ragazze che avevano dovuto disdire il viaggio all'ultimo minuto.

- Sono in uno dei posti più belli al mondo, credo che avrei trovato qualcosa da raccontare anche senza dovermi strizzare in questo vestito e partecipare ad una festa di una dannata confraternita di una stramaledetta università a cui non andrò mai. - replicai acidamente.

- Qualcuno è sceso dalla parte sbagliata del letto questa mattina. - ridacchiò un ragazzo, passando accanto a me e alla mia amica e rivolgendoci un ghigno, prima di sparire all'interno della confraternita.

- Lui era carino. - sentenziò Kenna, alzando le spalle.

- Oddio, andiamo a questa dannata festa... - alzai gli occhi al cielo.

- Questo è lo spirito giusto! -

- ... prima entreremo, prima potrò squagliarmela. - conclusi io, prendendola sotto braccio e trascinandola dentro.

- Ehi! Questo non è lo spirito giusto! - protestò lei.

- Questo o niente, Kenna. - sbuffai.

- Me lo farò andare bene. - ammiccò, lanciandosi nella pista da ballo e lasciandomi sola in mezzo ad una folla di sconosciuti.

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Ero seduta su quel maledetto divanetto da mezz'ora. E non era neppure comodo.

Sbuffai e finalmente mi decisi ad alzarmi per andarmene (con o senza Kenna), quando qualcuno mi volò letteralmente addosso, rovesciandomi il suo drink sul vestito.

- Mi dispiace così tanto! - esclamò il ragazzo, aiutandomi ad alzarmi. - Ehi, aspetta, io ti conosco! Sei quella che ho visto all'ingresso! -

Osservai prima il mio vestito, poi lui, poi nuovamente il mio vestito. Kenna mi avrebbe uccisa.

- Mi chiamo Max, comunque. - sorrise lui, porgendomi la mano. - Mentre tu sei? -

- Completamente ricoperta di punch. - risposi acidamente.

- Si chiama Charlie. E non fare caso al suo atteggiamento: le feste non le piacciono. -

Certo, la mia amica scompariva per tutta la sera e poi riappariva miracolosamente proprio quando il suo vestito veniva imbrattato dal cretino di turno. Che avesse una specie di radar?

- Quindi magari ho una speranza di convincerti a prendere un caffè con me da un'altra parte? - domandò lui, con un sorriso sfacciato.

- No. - risposi io, proprio mentre la mia amica esclamava un convinto "SI!".

- Nessuno si rende conto che il mio vestito è zuppo di punch? -

- Quello è il mio vestito. - precisò Kenna. - E per farti perdonare devi decisamente andare a prendere un caffè con questo ragazzo. -

Latte e menta [5sos]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora