Capitolo 3

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"Cris, tutto bene? È un'ora che sei chiusa in bagno." Cher picchiettò alla porta del bagno, con insistenza.

"Si, mi sto vestendo." Le dissi. La sentii sospirare e poi, lentamente, allontanarsi dalla porta.

In realtà rimasi in accappatoio per altri dieci minuti, seduta per terra, e con le gambe strette al petto.

Andava meglio, lentamente l'attacco di panico era andato scemando ed ero tornata a respirare regolarmente. Per cui decisi di vestirmi sul serio.

Quando uscii dal bagno, Cher sembrò tirare un sospiro di sollievo. "Stai bene?"

"Mai stata meglio." Le dissi, aggiungendo anche una linguaccia, cercando di mascherare il più possibile il mio stato d'animo. Non mi piaceva parlare dei miei problemi, tantomeno esternarli, nonostante Cher fosse la mia migliore amica praticamente da una vita.

Lei non sembrò credermi fino in fondo, ma decise di lasciar perdere e gliene fui grata. "I ragazzi ci stanno aspettando fuori."

Annuii, prendendo il telefono, ed insieme alla mia amica uscimmo in corridoio. Trovai due paia di occhi a scrutarmi attentamente, potei capire lo sguardo indagatore di Carter, ma Andrew? Gli riservai un'occhiataccia, data la mia confusione, e quando sembrò notarla, scosse la testa e si avviò verso l'uscita dei dormitori.

"Come stai?" Mio fratello mi affiancò, le mani nelle tasche e lo sguardo fisso sulle sue Jordan. "Non avrei dovuto dirti di papà." Sussurrò.

"No, hai fatto bene." Lo rassicurai, avvolgendo un mio braccio intorno al suo. "Solo che ora che finalmente siamo lontani da lui, sembra fare di tutto pur di farsi risentire in qualche modo."

Carter sospirò, passandosi una mano nei suoi capelli per stirarli verso l'alto. "Non ce ne libereremo mai, lo sai." Mi disse.

Notai come Cher, che faceva finta di ascoltare quanto Andrew le stesse dicendo, guardasse con la coda dell'occhio nella nostra direzione, probabilmente cercando di captare quello che stavamo dicendo. Lei mi raccontava sempre tutto; se succedeva qualcosa nella sua vita, io ero sempre la prima a venirne al corrente. Io, dal mio canto, ero stata sempre molto più riservata, persino con lei. Non che non mi fidassi, anzi era la persona di cui mi fidavo di più al mondo, a parte mio fratello. Era solo che certe cose non amavo condividerle.

Poi vidi come Andrew, resosi conto che Cher non gli stava dando minimamente retta, le pizzicò un braccio. La ragazza urlò, e lo colpì sulla spalla. Ridacchiai alla vista di quella scena, poi mi voltai verso mio fratello. "Non parliamone più, okay?" E gli sorrisi.

Lui annuì, lasciandomi un bacio tra i capelli. Entrambi aumentammo il passo e raggiungemmo gli altri due. Andrew fu il primo a parlare. "Verrete stasera alla festa?"

"Quale festa?" Chiese Cher, con gli occhi che già si illuminarono dall'emozione.

"Una confraternita organizza una festa per l'inizio dell'anno accademico." Carter prese parola, la mia amica sembrò pendere dalle sue labbra solo nel sentirlo parlare. "Non dovrebbe essere male."

"Male?" Andrew disse, quasi indignato. "Sarà uno sballo!"

"Beh, io e Cris verremo senz'altro." Cher disse, prendendomi sottobraccio. "Eh già." Risposi io, alzando gli occhi al cielo. "Tanto chi se ne frega dell'opinione di Cris?"

"Io non di certo." Fu Andrew a parlare, cosa che mi fece scrollare le spalle con disinteresse. "Non che a me importi della tua esistenza." Gli risposi a tono.

"La tua però sarebbe molto monotona senza di me." Si voltò verso di me e ammiccò con quella che doveva essere sensualità, ma io mi limitai a guardarlo alzando un sopracciglio. "Monotona ma migliore." Gli risposi.

Born to be yoursWhere stories live. Discover now