Chapitre 6

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Nel corso della nostra esistenza si verificano circostanze, punti di svolta che la capovolgono, stacchi di inquadrature che la ravviano, costituendo molteplici parti di un'unica pellicola.
Sono eventi che accadono ciclicamente, come se ogni persona avesse bisogno di recuperare ciò che è stato trascorso, amalgamando le esperienze per ripartire dal prodotto di esse.

Ma riprendere da dove è stato interrotto, sbloccare il tasto pausa e proseguire ciò che era stato lasciato in sospeso, non è da considerarsi un punto di svolta.

Ciononostante la Senna era ancora lì, scrosciando benevola e indisturbata, e l'hotel a qualche passo non era da meno; le fronde del salice che si intravedevano in lontananza stavano fluttuando come l'ultima volta che Katsuki aveva sporto il naso oltre il finestrino del taxi, per scattare con gli occhi un'istantanea di quella scena.

L'ultima volta, si era ripetuto, ed aveva espresso quelle parole a voce alta anche con la lettera di Izuku fra le mani, o almeno ciò che ne era rimasto.

I sassolini graffiavano i san pietrini sotto le suole delle scarpe, e di tanto in tanto veniva spintonato da qualche passante di turno assorto nei propri pensieri o, semplicemente, noncurante dello sconcerto dell'uomo.
Se la solitudine avesse avuto occhi, avrebbe avuto i suoi.

Era paradossale come, nonostante lasciasse puntualmente quella città ogni anno, vi fossero cose che sembravano mantenere la medesima posizione che avevano occupato negli anni precedenti.

Ma se acuiva i sensi, respirando a pieni polmoni l'aria satura di umidità, e restava in ascolto dell'ambiente circostante, poteva intravedere qualcosa che non era mai appartenuta a quella città.
Ed erano proprio quei particolari a dargli la netta sensazione che Parigi gli volesse rammentare che no, il tempo non si sarebbe mai fermato, neanche per lui che ritornava come un condannato.

Se assottigliava lo sguardo, poteva notare una sottilissima linea di alghe che superava il livello dell'acqua di qualche centimetro, segno che il fiume fosse assetato come lui; e di certo non aveva sorvolato sull'affluenza di turismo sul ponte e, di conseguenza, l'aumento degli artisti di strada che tentavano di strappare qualche spicciolo dai portafogli dei passanti.

Non gli era sfuggito niente di come tutto fosse cambiato, e non aveva avuto neanche la necessità di accertarsi che anche lui fosse stato vittima di quei mutamenti: perchè era ben evidente sul volto smorto e le dita più consumate del solito, i dorsi raggrinziti per il freddo ed un broncio di tutto rispetto sulle labbra, il vuoto nel petto che traspariva da quegli specchi che portava incastonati nel viso.

Lo evinse dal modo in cui Deku stava riassettando accigliato e spossato i suoi quadri, che ogni cosa fosse stata stravolta da qualcosa a cui lui non aveva assistito - per sua volontà o per accidente, alla fine non faceva alcuna differenza.

E così, quasi come un agguato, Katsuki si era avvicinato con passo cauto verso la sua preda già di per sé fiacca e moribonda, per poi arrestare il passo a scarso un metro da lui, la fronte aggrottata per la disattenzione dell'altro a quel movimento dinnanzi a sé.

-Kid, tu ne devrais pas être ici.-

Anche quella frase testimoniava l'inconscia volontà dell'adulto di riavvolgere il nastro temporale, ed avrebbe scoperto a sue spese che quella creatura era imprevedibile ed incontrollabile, un fuoco d'artificio esploso in mille direzioni diverse.

Midoriya si voltó, le spalle rivolte all'uomo ed affaccendato nell'accatastare i quadri - prodotto di tanto lavoro e infruttuosa dedizione - in un bustone sgangherato di plastica gialla.
Fece scivolare le monete guadagnate in tasca, per poi indossare il berretto logoro all'incontrario, e Bakugou si domandò se avesse parlato con un tono di voce troppo basso per essere ascoltato.

Coeurs errants Where stories live. Discover now