IX

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Si alzò lentamente, sulla poltroncina rossa posizionata sotto la finestra una t-shirt e un paio di jeans larghi la attendevano. Non c'era neanche bisogno di chiedere dove si trovasse il bagno, era esattamente lì, l'entrata di fronte al letto. Liz sospirò, a tentoni poggiava le mani sul muro, giusto per cercare di renderle familiare l'ambiente. L'imbarazzo era tanto ma ringraziò Axl per non averla lasciata sul ciglio della strada in quelle condizioni. Raggiunse il bagno, lasciò che l'acqua scorresse veloce prima di entrare in doccia. Dopo aver sapientemente insaponato il suo corpo esile e dolorante, appoggiò la schiena lungo le mattonelle fredde e si sedette, mentre il getto d'acqua scorreva sui suoi piedi. Si estraniò, non c'erano pensieri nè altro sembrava avere importanza, se non cercare di capire come uscire da quella casa senza incontrarlo. Sperava con tutta se stessa che non fosse in casa. Non era affatto brava a mentire, figuriamoci quanto imbarazzo e poco contegno in quella situazione. Tentava in tutti i modi di evadere da quel delirio, il rumore dell'acqua la rilassava. Meditava, più tempo passava sotto quella doccia più erano i problemi da dimenticare.

Lo stomaco le faceva ancora male; avrebbe impiegato giorni a smaltire quella sbornia, lei che non era abituata alle bevute. Sembrava che dalla pancia i conati di vomito e le fitte fossero i ricordi che tentavano di riaffiorare; tutto il suo corpo piangeva. Una volta indossati gli abiti che Reneè le aveva cordialmente prestato, e che si era ripromessa di restituire in un modo o nell'altro, si guardò allo specchio, tirando su i capelli in uno chignon disordinato e cercando di aggiustare la frangia alla meglio. Pesanti occhiaie le facevano tornare in mente le immagini della serata passata in compagnia di Axl: un bicchiere di champagne, un complimento; un bicchiere di vino, una carezza; un drink di cui non avrebbe mai saputo pronunciare correttamente il nome, ed erano in auto insieme diretti chissà dove.

Sbuffò, mentre scendeva le scale imbarazzata, raggiungendo il salone che già conosceva ma che fingeva di ignorare. La sua vista fu attratta da uno Slash che, subito dopo aver notato la sua presenza, si alzò di scatto dal divano dove era seduto, intento allo zapping. Se solo si fossero incontrati al momento giusto e nel posto giusto tutto quel rammarico mischiato alla nausea non l'avrebbe mai fatta soffrire. Anche se Lizbeth era convinta che si erano conosciuti quella notte perchè doveva accadere; e anche se non fosse stato quel giorno, prima o poi lei e Saul si sarebbero sicuramente incontrati.

Per Slash invece era tutt'altra storia. Quella ragazza con un solo sorriso era riuscita a riempirgli il cuore. La osservava, era così bella e giovane, dannatamente bella. Immaginava loro due all'alba, in una vecchia auto, lei che rideva e lui che non si stancava mai di guardarla. Osservò quelle labbra che qualche sera fa aveva tanto desiderato, sobrio era la volta scorsa e sobrio era in quel momento, quindi la colpa di quel desiderio peccaminoso era la sua.

" Hai sentito anche tu quello che..." e riuscì a dire soltanto quelle poche parole; avrebbe tanto voluto continuare ma Reneè li aveva raggiunti, felice che la loro ospite si sentisse finalmente bene.

" Hai fame?" le chiese cordialmente, sembrava una donna dolce e calma, non riusciva a capire perchè Saul cercasse altrove.

Liz scosse il capo debolmente, sorridendole, per poi iniziare a spostare lo sguardo sulla grande stanza, piena di fotografie di Saul, di Reneè, intagli di giornale, chitarre e dischi che la decoravano.

" Io andrei, non so come ringraziarvi. Passerò in questi giorni per i vestiti" disse, indicando prima la porta e poi la t-shirt che stava indossando.

" I vestiti puoi tenerli e non devi ringraziarci. Axl ha fatto una delle poche cose sensate della sua vita portandoti qui ed evitando l'ennesimo scandalo" Reneè alzò gli occhi al cielo, consapevole di quello che sarebbe potuto accadere alla notizia del frontman dei Guns n'Roses che abbandona una ragazza ubriaca lungo le strade di Los Angeles.

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