ore 9:09
Alle luci del mattino,
l'inverno è duro a morire.
Vi vedo farvi strada tra le imposte chiuse, io ancora sognante sussulto. Siete gelide, camminate con flemma lungo i miei muscoli contratti e mi ritrovo ad ansimare sotto le vostre fredde dita. Sarà perché manco di affetto che non sento i vostri schiaffi ma ho temuto di dover sanguinare e di correre nuovamente a tamponare le cinque dita con del ghiaccio secco. Ti odio, dicevo più a me che a loro, era l'unico argomento che sapevo intavolare dopo aver perso Venere.
ore 22:02
Questo giorno terminerà ancora nel liquore.
E va bene così, sono felice: di non sapere che succede domani, di non sapere come guardare il sole o guarire dal presente.
Come posso fermarmi a un bicchiere? Preferisco amarla nel non vissuto, piuttosto che nel silenzio. Meglio annegare ora, la lattina mi aspetta e questo dialogo non ha né capo né coda.
