CAP 35

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Erano passati ben cinque giorni. I cinque giorni più lunghi della mia vita. Il mio cervello non si era spento un attimo. Avevo rimuginato tutto il tempo, con il dolore che mi fermava il battito cardiaco e interrompeva i miei respiri. Ora, alle quattro del mattino, osservavo la mia valigia appoggiata al muro di camera mia, ancora al buio per non svegliare la ragazza stesa a pochi centimetri da me. Nelle mani tenevo un biglietto di sola andata.
Un biglietto per l'America.
Avevo pensato tanto alla decisione da prendere. Forse troppo. Ma quello che contava era la felicità di mio figlio. Non è così che si comporta un vero genitore? Forse avrei avuto un grande rimpianto per tutta la vita, ma l'amore per un figlio è insostituibile. Lui è sangue del mio sangue. Io sono il padre e i padri fanno sacrifici. Margherita non sapeva niente. Le avevo detto che la partenza di Federica era stata rinviata di qualche settimana, quindi avevo tempo per decidere. La sera prima l'avevo portata a cena fuori. La nostra ultima cena. La guardavo e cercavo con gli occhi di inserire dentro di me più informazioni necessarie di quella ragazza, per poterle rivivere quando lei non sarebbe  più stata al mio fianco. C'eravamo amati come mai avevamo fatto. Era lì, che dormiva serena. Le prossime ore sarebbero state le più brutte della nostra vita. Mi alzai a fatica dal letto, cercando di non fare rumore. Non doveva svegliarsi. Presi carta e penna e scrissi un biglietto. Mentre scrivevo, lacrime amare bagnavano le mie guance rosse di rabbia verso me stesso. Come potevo farle questo? Sfortunatamente non avevo tanta scelta.

Amore mio,
Non odiarmi. Si. Sono partito per l'america. So che sarà difficile, ma perdonami, ti prego. Ti ho amata e ti amerò per sempre, ma mio figlio non posso abbandonarlo. Non me lo perdonerei mai. Lui viene prima di me. Odio gli addii, per questo me ne sono già andato. Non sarei riuscito a vederti in lacrime ancora a causa mia. Ieri sera è stata la serata più bella della mia vita. Ricordarla per sempre. Ora sei qui vicina a me. Stai dormendo serenamente. Fra pochi istanti ti baceró per l'ultima volta. Non ti scorderò mai Margherita. Sto scrivendo una canzone. Quando sarà pronta, ti chiedo di ascoltarla, e tenerla sempre nel cuore. Riserva un posticino anche per me per favore, come farò io.

Ti amo.
Ricordati, é dal dolore che si può ricominciare.

                           Per sempre tuo, Niccolò.

Era un dolore straziante. Strappai con forza il foglio dal quaderno su cui avevo scritto la lettera e lo appoggiai sul mio cuscino, di fianco a Margherita. La guardai. Era così bella... Avvicinai per l'ultima volta le mie labbra alle sue. Erano calde. Assaporai ogni istante di quel bacio, senza lasciarmi sfuggire niente. Quando mi staccai il panico salì dentro di me. Sarei riuscito a vivere senza di lei? Non ne ero sicuro. Mantenni la calma e presi la valigia. Uscii da quella casa per sempre. Non mi girai indietro. Non potevo farlo o sarei crollato. Non ero così forte.

MARGHERITA POV.

Quando mi svegliai erano le nove di mattina. Oggi era il mio giorno libero e l'avrei passato interamente con Niccolò. Cercavo di farlo svagare completamente. Era troppo ricco di responsabilità in quei giorni e la tensione era alle stelle. Mi alzai dal letto e lo cercai per casa.

"Amore?"

Nessuna risposta.

"Niccolò?"

Silenzio totale.

Forse era uscito, pensai. Già da qualche settimana usciva sempre all'alba, andando a fare lunghe passeggiate sul lungomare per schiarirsi le idee. Solitamente a quest'ora era già a casa, ma non mi preoccupai più di tanto. Solo quando aprii l'armadio per scegliere quali abiti indossare capii che c'era qualcosa che non andava. Fra tante gonne, magliette, maglioni, felpe, vestiti, non riuscivo a distinguere gli indumenti del mio ragazzo. Anzi, non è che non riuscivo a distinguerli: non erano proprio presenti. Con un leggero tremore nelle mani aprii i cassetti della biancheria di Niccolò. Vuoti. In preda al panico afferrai il mio cellulare. Proprio quando stavo per digitare il numero del mio ragazzo notai un pezzo di carta strappato suo bordi appoggiato sulla parte di letto sul quale dormiva Niccolò, ancora intatto. La calligrafia era proprio la sua. Appena lessi la prima riga le lacrime cominciarono a scendere ininterrottamente. Faticavo a respirare. Quelle che erano state solo piccole supposizioni si erano dimostrate reali. I miei incubi erano diventati realtà.

Sono partito per l'America.

Se ne era andato. Mi aveva lasciata qua. Chiedeva di non odiarlo. Come potevo non farlo? Non mi aveva dato neanche il tempo di salutarlo per bene. Ma ormai era tardi per riempiangersi addosso. Quello che aveva fatto non poteva essere cambiato. Il dolore era troppo grande. Urlavo. Urlavo dal dolore, che aveva riempito ogni parte di me. Provai comunque a chiamare Niccolò. Dopo qualche squillo partì la segreteria. Non potevo crederci. Avevo bisogno di parlare con qualcuno, si sfogarmi, e chi era meglio di Stella? Nessuno ovvismente. Digitai il numero della mia migliore amica, che prontamente rispose.

"Hey amica!"

"Stella"

Dissi fra le lacrime e i singhiozzi.
Stella si allarmó subito.

"Che succede?"

"Ti prego vieni qua"

"Corro. Non ti muovere."

Stella era sempre molto comprensiva. Quando capiva che avevo bisogno accorreva sempre in mio aiuto. In pochi minuti il  campanello suonò. Mi gettati tra le braccia della mia migliore amica. Quando riuscì a farmi calmare un minimo, rallentando la morsa dei singhiozzi che stavano creando un vero e proprio attacco di panico, le passai la lettera. L'unica cosa che sussurrò fu:

"Non ci posso credere."

Seguirono altri attimi di silenzio. Io continuavo a piangere e lei mi accarezzava dolcemente, tenendomi tra le sue braccia.

"Marghe corriamo in aeroporto. Magari facciamo in tempo a fermarlo!"

Disse poi la mora. Non avevo tanta voglia. Ormai lui aveva fatto una scelta. Ma la mia amica mi trascinó completamente verso la porta.

"Facciamo così, te lo ordino"

Così mi ritrovai sulla macchina della mia migliore amica, pregando che quello stupido aereo non fosse già partito.

IL CAPOLAVORO CHE È IN ME ||ULTIMODove le storie prendono vita. Scoprilo ora