Prologo

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Più di 4000 isòcroni or sono, una calamità colpì il nostro meraviglioso mondo. I demoni. Una razza proveniente da un altro universo, estremamente pericolosa e potente, con un solo obiettivo: conquistarci.

I nostri Dei, allarmati per il cupo futuro che attendeva la loro creazione, chiamarono a raccolta le sette razze che vi abitavano per prepararsi alla più dura delle guerre che avessero mai combattuto.

Una razza patì il più duro dei prezzi tra le altre sei che parteciparono; la razza - come oggi vengono chiamati - degli antichi: prima tra le razze che gli Dei crearono, erano dotati di tecnologia e strategia militare che li rendeva invincibili... o almeno così credevano.

Un giorno, i demoni riuscirono a creare un ubìfero, una sorta di portale dimensionale, oltre le linee alleate; gli antichi, forti della loro potenza, decisero di affrontare da soli questo piccolo manipolo delle armate demoniache, pericolosamente vicino alla loro città natale: fu l'ultimo errore che commisero.

Fu un genocidio; i demoni in preda ad una furia omicida spazzarono via l'intera razza degli Antichi.

Tuttavia, pur se sconcertati e terrorizzati dalla perdita del loro alleato più forte, le sei razze non si diedero per vinte e continuarono a combattere e, con perdite inimmaginabili, sconfissero la razza dei demoni.

Mano a mano che gli isòcroni passavano, il mondo si riprese da quella guerra che doveva essere l'ultima e la settima razza venne dimenticata...

Si pensava che, con la sconfitta della razza guerrafondaia e sanguinaria per antonomasia, il mondo avrebbe goduto di un interminabile periodo di pace; nessuno, neanche il più fantasioso parolaio, avrebbe potuto immaginare che i demoni avrebbero fatto ritorno...

Questo racconto narra le gesta del gruppo che impedì la caduta definitiva dell'Eptamondo.

E questa è la nostra storia mai raccontata.


Lascia che ti racconti una storia...


Era appena l'alba quando, come ogni giorno, si effettuava il cambio della guardia lungo le insormontabili mura millenarie della città di Elios. Le stesse mura che, mentre abbracciavano la meravigliosa città, garantivano la sopravvivenza degli umani che abitavano al loro interno. Mura dalle interminabili torri dalle quali i più temuti arcieri delle distese Albeggianti abbattevano sempre ogni nemico, quale che fosse o per quanto numeroso si presentasse.

Ma le guardie, che con occhi vigili scrutavano l'orizzonte per scovare anche il minimo segno di pericolo, non ponevano mai attenzione alla vera gemma che si trovava all'interno delle mura: la città stessa. Era uno spettacolo mozzafiato con il quale solo forse le cascate azzurre avrebbero potuto rivaleggiare: un mare di tetti color dell'oro che culminavano sulla moltitudine di case piene di vita strette attorno all'imponente castello, costruito con i blocchi di pietracasta più puri che si possano immaginare, di un bianco talmente chiaro da brillare al solo tocco dei primi raggi lunari e da essere abbagliante già alle prime luci dell'alba.

Il castello fin dal mattino era già un via vai di persone tra i corridoi e le stanze per renderlo ogni giorno, al risveglio del re, sempre più degno di quanto già non lo fosse a rappresentare il culmine di ogni prodotto e producibile dall'Ingegno dei Viventi.

All'interno della gigantesca piazza centrale già si potevano vedere i primi carri mercantili che si posizionavano strategicamente per attirare quante più persone possibili durante il mercato mattutino; i primi laboratori emettevano già i loro operosi rumori; nelle numerose abitazioni civili, la gente iniziava il consueto rito quotidiano del Risveglio; nei campi circostanti, una moltitudine di fattori si accingeva a proseguire nel dissodamento dei campi, per poi dare nuovo inizio al ciclo produttivo che, attraverso 250 strade e porte, riforniva giornalmente l'avida Città di ogni alimento essenziale alla sua sopravvivenza; e l'acqua, frattanto, fluiva incessante dai 12 acquedotti che, dalle regioni più distanti del regno, alimentavano quell'incessante fucina di esseri viventi racchiusa tra le braccia di pietra eterna ed incrollabile.

La nostra storia mai raccontataWhere stories live. Discover now