Capitolo 1

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Un vagabondo notturno

Al contrario di ogni aspettativa, visti i leggendari oggetti che ci circondavano nel museo, la nostra storia ebbe inizio in una tranquilla città della razza dei Notturni: esseri dalla pelle color della pece scura che si dedicano alla protezione dei loro territori disinteressandosi completamente di quello che accade al di fuori delle loro impenetrabili mura, esperti nelle magie oscure e nell'arte dell'assassinio.

Isòcroni fa due Notturni s'incontrarono nel profondo dei boschi, lei una giovane sarta, lui un più maturo boscaiolo. Fu amore a prima vista. Dalla loro unione nacque un bambino; un bambino portatore del marchio degli antichi. Un marchio che, per gli antichi, aveva un significato di coraggio e forza spirituale.

Per i notturni, aveva un altro significato...

Infatti, poco prima, un profeta del tempio aveva predetto che sarebbe nato di lì a poco un bambino portatore di un marchio maledetto, un marchio che avrebbe portato la razza dei Notturni all'estinzione.

- Una coincidenza alquanto strana – disse la ragazza interrompendomi, al che io le risposi con un tono stizzito: - Ragazza mia, certo che lo è, ma se io dovessi dirti tutto all'inizio, non avrei più una storia da raccontare, non credi? - lei allora subito chinò il capo e chiese perdono, permettendomi così di continuare: - Dunque – dissi - Come stavo dicendo...

Il padre poco dopo la nascita del neonato se ne andò per ragioni che, allora, nessuno seppe spiegare, lasciando così un vuoto nel cuore della madre e privando il bambino di una figura paterna.

La Notturna cercò di nascondere per quanto più tempo possibile il marchio che portava il nascituro; la donna chiese quanto più aiuto possibile sia all'altra figlia sia al resto della famiglia. Arrivò, sfortunatamente, il giorno in cui la badante della casa scoprì il marchio dell'infante e, senza pensarci due volte, avvisò immediatamente il profeta e le autorità.

La madre venne marchiata a fuoco con il simbolo d'infedeltà e il figlio condannato a morte nonostante la sua giovanissima età.

Il durissimo compito di eseguire la sentenza fu affidato al comandate delle truppe che, una volta portato il bambino su di un altura al di fuori della città, prima di colpirlo a morte con la sua spada si fermò, guardando quei suoi occhi innocenti; un forte senso di colpa lo assalì ancor prima di agire. Egli si rifiutò di eseguire il volere del profeta. Implorando l'aiuto di una sacerdotessa, decisero di far sparire il bambino. Lei acconsentì e architettarono un piano ingegnoso per far scomparire l'infante, ma, loro malgrado, furono scoperti.

Durante la fuga il comandante si sacrificò per trattenere i soldati che li stavano inseguendo: non si trattennero, la sua fu una morte davvero cruenta e sanguinosa. La sacerdotessa, vedendo che era ormai spacciata, avendo vantaggio sulla moltitudine di soldati che la stava inseguendo, affidò il bambino ad un mercante che passava di lì per caso, gli spiegò la situazione e diede istruzioni di tenere nascosto il marchio e l'identità del ragazzo.

Il carro si allontanò e lei morì senza rimorsi perché sapeva che il bambino era ormai al di fuori della portata dei soldati.

Il ragazzo ebbe un'infanzia raminga spostandosi di città in città con la carovana del mercante.

Hugo era il suo nome: un nano delle bianche valli, meno aggressivi dei loro cugini delle montagne del nord ma non certo meno testardi; era inoltre un mercante non molto rinomato ma alquanto fornito quanto a merci d'uso quotidiano; dedicava però la sera al gioco; quasi sempre lo si poteva trovare alla "vecchia botte": una taverna che si trovava a metà strada tra la contea di Biancofiore e quella di Roccadisotto; ordinava sempre il solito: un acquamalto scura accompagnata da un insipido piatto di pesce; si sedeva ormai da una decina di anni al solito tavolo da gioco, dove giocava forte nonostante non avesse sempre le finanze più indicate: ammassò così un considerevole debito con persone poco raccomandabili.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 18, 2019 ⏰

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