12: Astrid

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Non ho più ricevuto messaggi da Emerald.

Mi sono sentita talmente stupida appena ebbi realizzato che era stata colpa di quella cazzo di domanda.

"Voglio sapere chi sei"

Ed è scappato.

E quando quella mattina non trovai il biglietto nel mio armadietto. lì caduto sui libri come al solito, mi sono sentita come persa. Quella giornata ho sentito un pezzo di me che mancava, mi mancavano le sue parole.

Ho provato a pensare che magari il giorno prima fosse stato assente e che non mi avesse consegnato la lettera, ma anche il giorno dopo mancava il biglietto.

E così quello dopo ancora, e ancora, e ancora...

Ogni giorno non ho mai smesso di sperare, però. Ogni mattina aprivo l'armadietto e cercavo, cercavo qualcosa che nel profondo del mio cuore sapevo non avrei mai trovato.

Una mattina scoppiai anche a piangere... senza motivo. Ero così affranta e distrutta da tante altre cose che questa situazione fu la goccia che fece traboccare il vaso e non riuscii a resistere, dovevo scaricare tutta la mia tensione.

Bruta continuava a dirmi di non pensarci, che in fondo erano solo biglietti con qualche domanda.

...non erano solo biglietti, non erano solo parole.

Da un mese a questa parte avevo trovato un sorriso ogni mattina in quelle righe blu, la cura per i dettagli e il suo essere così attento e dolce mi intenerivano, e le cose che mi diceva erano davvero belle.

Quei biglietti erano importanti per me.

Emerald era ed è ancora importante per me.

Ed è per questo che io... non ho mai smesso di scrivergli. Non ho fatto altro che mandargli scuse su scuse, biglietti su biglietti, eppure non so: o non ha ancora mai aperto l'armadietto al secondo piano -cosa in cui spero- o non vuole davvero più parlarmi.

"Astrid, per favore..." Testa Bruta cerca di far rallentare la mia camminata veloce verso l'armadietto, ma io non mi fermo.

"Non ci sarà nulla come le altre mattine, non correre..." prova questa volta a persuadermi Tufo, ma io non demordo.

Non puoi mai sapere quando la vita ti sorride, per questo non bisogna mai arrendersi.

Arrivo di fronte alla mia anta azzurra e sospiro, e dopo aver messo la combinazione tiro la porticina per aprirla, quando...

"Ora stammi a sentire" Testa Bruta richiude l'anta e mi fa voltare, poi mi guarda dall'alto di quel paio di centimetri che ha in più di me.

"Non ce la faccio a vederti persa dietro a un ammiratore fantasma che per di più ha smesso di scriverti, ok?" Mi dice, al che io alzo gli occhi al cielo annoiata.

"Lasciami vedere..."
"Astrid, non ci sarà nulla lì dentro. Rassegnati" Testa di tufo mi interrompe con tono acido e tagliente, ha le braccia incrociate e la sua solita espressione nervosa. "Si è divertito con te e ora starà cercando qualcun'altra, è inutile pensare di essere tanto importanti"

Mi spiazza con quelle parole e se ne va, sua sorella sbuffa mentre io mi sento di crollare dentro.
"Che palle... ultimamente fa sempre così. Ha seriamente bisogno di..."

La voce della mia migliore amica mi risulta lontana e distante, io intanto sto fissando Testa di Tufo andare via.

I miei piedi si muovono da soli, prima un passo e poi un altro finché non mi ritrovo a correre verso di lui. Arrivata lì non so cosa dirgli, lui mi guarda confuso. L'unica cosa che riesco a fare è allontanarlo dal corridoio principale, trascinandolo in un angolo un po' isolato.

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Bᴜɴᴄʜᴇs ᴏғ Qᴜᴇsᴛɪᴏɴs  ||Hiccstrid||Where stories live. Discover now