2) Benvenuta in Australia, Xenia Martin!

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Respira.
Inspira e poi espira.

È da un'ora che continuo a ripeterlo come un mantra nel tentativo di calmarmi. Chissà, magari prima o poi funzionerà. O almeno dovrebbe funzionare secondo l'insegnante di yoga su YouTube.

Alcune hostess si sono preoccupate per me più volte chiedendomi se avessi una crisi respiratoria e avvertissi la necessità di farmi visitare da un medico.
Ma qui altro che mancanza di fiato, sto avendo una vera e propria crisi nervosa!

È da tre ore e mezza che non uno, ma ben due bambini continuano a piangere come se non ci fosse un domani. E io odio i bambini. Soprattutto quando piagnucolano.

E il bello? Sono seduti non davanti, non dietro, ma accanto a me.
"E la madre?", vi starete chiedendo.
È qui che arriva il bello, perché la gentile signora - se così possiamo definirla - ha il posto davanti al mio, difatti le ho proposto più di una volta se volesse fare a cambio per stare accanto ai suoi esserini, ma a quanto pare è una Cattolica, nonché pazza maniacale fissata con le regole, che teme che prendendo il mio posto senza il permesso delle hostess, commetterebbe un peccato davanti agli occhi del Creatore,  il che, dopo la morte, le precluderebbe l'accesso al Paradiso.

Ho sempre detto che incontro solo soggetti deviati. Sono una specie di calamita per loro.

La mamma delle due macchine da pianto si scusa con me per il loro comportamento, rassicurandomi che tra poco darà loro il latte e finalmente si calmeranno.
Bene, lo spero vivamente, altrimenti sarò seriamente tentata di sfondare il portello d'emergenza e prendere parte alla mia prima - nonché ultima - lezione di paracadutismo senza paracadute.

Finalmente, per chissà quale miracolo divino, le due bestie di satana si addormentano, e io ringrazio chiunque ci sia lassù di aver ascoltato le mie preghiere.

Per ammazzare il tempo afferro una rivista posta di fronte a me e comincio a sfogliarla. Cibo, profumi, cose che non servono a niente, bevande e...beh, non c'è nient'altro.
E ora cosa faccio? Non posso di certo restare a fissare il piccolo schermo posto davanti a me per...un attimo, quanto tempo manca all'atterraggio?

«Mi scusi?» catturo l'attenzione di un'hostess.

«Prego, signorina, mi dica.» si china nella mia direzione.

«Saprebbe dirmi all'incirca tra quanto atterreremo?» mordicchio l'interno della guancia.

«Più o meno...» consulta il suo orologio da polso, «...diciassette ore.»
Bene. Perfetto.
Ho capito. Dovrò fare di questa cabina aerea il manicomio personale.

«Va bene, la ringrazio.» un sorriso tirato mi dipinge il viso.

Nell'attesa ordino un calice di vino bianco nella speranza che mi faccia calmare un po'.
Anche perché, diciamocelo, questi bambini mi mettono parecchia ansia. Ho seriamente paura che possano fare qualcosa di diabolico a mia insaputa. Qualcosa che potrebbe risentire ulteriormente della mia sanità mentale.

Mi volto a guardarli tanto per assicurarmi che stiano ancora dormendo. No, ok, il vino non sta funzionando, mi fanno ancora accapponare la pelle.

Sposto il mio sguardo fuori dal finestrino alla mia destra, ammirando la vastità del cielo. È qualcosa di inspiegabile.
Ha un qualcosa di...puro. Mi trasmette un'inconsueta sensazione di tranquillità.

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⏰ Última atualização: Sep 28, 2022 ⏰

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