ventiquattro

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𝑴𝒊𝒅𝒏𝒊𝒈𝒉𝒕 𝑻𝒂𝒍𝒌𝒔

Eventuali errori verranno corretti il più presto possibile.

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«Don't know who to trust these days
take one step and look both ways, oh»

ZAYN

Mi trovavo all'interno di una volante della polizia assieme a Joseph Salvatore, che nel frattempo aveva avvisato Damon, dicendogli di raggiungerci sul posto, per questo si trovava proprio dietro di noi. Da Manhattan erano partite almeno cinque volanti, composte ciascuna da almeno quattro poliziotti armati.

Joseph e tutti gli altri agenti continuavano a comunicare attraverso la radio, collegata inoltre alla stazione, mentre io mi trovavo in uno stato di incontrollabile ansia, paura e rabbia. La salivazione era assente, rendendo la bocca completamente secca, il cuore palpitava all'interno della mia gabbia toracica. Il solo pensiero che Amelia si trovasse con Stefan, in pericolo, in un luogo lontano da casa, mi dava alla testa. Avevo ancora la sua voce rotta dal singhiozzo nella testa, quel ricordo non voleva lasciarmi per nessun motivo al mondo.

Joseph era convinto che il colpevole di quei violenti omicidi fosse proprio suo figlio. Durante i primi minuti, durante il tragitto, mi aveva confessato la sua delusione nei confronti di Stefan perché, come me, non poteva credere che fosse proprio lui l'assassino più ricercato di quella zona.

Vidi il tetto della vecchia colonia abbandonata immerso nel verde del bosco, pochi minuti fuori dal centro di Manhattan, dove io, Damon e Stefan, ad otto anni, eravamo stati spediti dai nostri genitori per ben sei estati consecutive. Non so bene il motivo per il quale decisero di chiuderla, ma fu un sollievo per tutti noi.

Joseph svoltò a sinistra, imboccando lo stretto sentiero che ci avrebbe condotto alla villetta, composta da un grande cortile posteriore, dove giocavamo con altri bambini di cui avevamo perso ogni traccia. Sentii l'uomo seduto vicino a me sospirare bruscamente ed emettere un brontolio di frustrazione, ma decisi di non intervenire, non sarei stato in grado di risolvere nulla, stava per arrestare suo figlio, non esiste nulla di peggio.

In caserma, prima di partire, gli avevo raccontato della telefonata con Amelia e quello che stava accadendo in quel preciso momento e, riprendendo questo argomento, Joseph richiamò la mia attenzione.

«Tu e Damon sarete i primi ad entrare, Damon e Stefan hanno un bellissimo rapporto e sono sicuro che riuscirà a farlo ragionare e farlo uscire senza ferire nessuno, tu porterai Amelia in salvo.» Disse tutto d'un fiato senza senza distogliere lo sguardo dal sentiero di fronte a sé.

Annuii, restando in silenzio ancora una volta per non infierire sul suo stato d'animo, già pesantemente a terra.

Dopo pochi minuti raggiungemmo il vecchio stabile, seguiti da altre quattro macchine della polizia e da Damon. Quando scesi dall'abitacolo, gli occhi color ghiaccio del mio migliore amico invasero il mio campo visivo e mi strinse in un abbraccio, che ricambiai senza pensarci due volte. C'eravamo abbracciati altre volte, ma mai in quel modo, era diverso quella volta... Aveva bisogno di me e di tutto il supporto che ero disposto a mostrargli. Respirò contro il mio collo rilasciando dell'aria calda, quella sua azione risultò essere molto pesante, proprio come il sospiro che rilasciò poco dopo.

Con la coda dell'occhio vidi Joseph avvicinarsi a noi, intento a stringere suo figlio al petto, come solo un padre è in grado di fare, facendogli capire che non era solo ad affrontare quella scomoda situazione.

𝐌𝐈𝐃𝐍𝐈𝐆𝐇𝐓 𝐓𝐀𝐋𝐊𝐒 » 𝐳.𝐦.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora