Differentemente da dove ero venuta, in quella stanza regna una strana calma e varcare quella porta é stato come entrare nell'occhio ciclone, dove il silenzio e una calma piatta regnano sovrani.
A occhio e croce ci saranno una decina di ragazzi: due sono seduti in terra, le schiene appoggiate contro la parete alla mia destra. La ragazza stringe al petto le gambe e, con la guancia poggiata al ginocchio, pare dormire; ma non dorme, parlotta con l'altro che, con il capo posato contro il muro, sogghigna con espressione totalmente stonata.
In fondo alla stessa parete, attorno a un tavolo, sono seduti un gruppetto di quattro, tre maschi e una ragazza, che da quello che posso scorgere da dove mi trovo, sono impegnati a turno tirare su col naso, attraverso un tubicino, quella che penso sia cocaina.
Qua gira roba pesante, e non lo capisco dal grado di fazzanza che ognuno di loro ha cucino addosso, ma dall'ambiente stesso che trasuda marciume da ogni angolo. Avanzo di qualche passo e incrocio lo sguardo del ragazzo biondo seduto in terra. Mi sta sorridendo? Sul serio? Distolgo l'attenzione da quel giovane e gli occhi vagano fino a scorgere tre divani disposti a ferro di cavallo, rivolti verso la parete a sinistra dell'altra. Solo un posto è ancora libero, quello accanto a un giovane mezzo svenuto che, con una mano infilata dentro i jeans chiari, fuma rilassato una canna.
Sposto lesta lo sguardo da quelle stramaledette carezze al pacco e lo guardo in viso, o almeno ci provo. Strizzo le palpebre, mi concentro ma nulla: il volto del ragazzo è nascosto da una nuvola di folti e scuri capelli, ricci che ricadono tutt'intorno, oscurandogli il viso. L'unico particolare che si scorge è la bocca... e che bocca.
Osservo quelle labbra che si aprono lente solo per accogliere la canna e, non so il perché, il cervello si mette a lavoro proponendomi immagini tutt'altro che caste, con quella bocca come protagonista indiscussa.
- Hey, chiudi quella porta-
Sposto lo sguardo dall'animale preso dal suo gioco di mano a un moretto pallido e con il volto affilato sbucato da dietro la spalliera del divano che ho di fronte. Mi volto giusto quel poco per chiudere la porta con un leggero calcio, lasciandomi definitivamente alle spalle la possibilità di tornarmene da dove sono venuta, e mi stringo nelle braccia mentre avanzo sotto lo sguardo assente di coloro che forse prima di allora neanche mi avevano vista.
Il moretto, che era sparito dietro al divano qualche istante prima, fa nuovamente capolino guardandomi con quella sufficienza tipica di chi non ha alcuna intenzione di far amicizia o conversazione. Ed è irritate, almeno finché la sua espressione non muta e l'ombra di un sorriso non compare sul suo volto smunto ma non brutto.
- Vuoi fumare con noi?- mi chiede, passandomi la canna da sopra la spalliera del divano. Non voglio sembrare scortese, perché alla fine sono io quella che ha invaso il loro spazio privato. La porto alle labbra e aspiro, notando che ne stanno girando altre due tra i partecipanti. Mi acciglio, il gusto di quella roba è acre e lo riconosco subito. Non è Maria, neanche quella merda del cioccolato. Il tipo con i capelli unti mi ha passato una canna di ashisc, la roba preferita da Vince.
Dovrei sedermi. Ma dove? L'unico posto libero è per davvero quello accanto al tizio riccio che, grazie al cielo ha smesso di cercare il tesoro tra le sue palle. Osservo gli altri, mentre mi avvicino: il moretto che mi ha invitata ha una giovane bionda stesa sopra di sé, che, con il capo posto sul suo ventre, è intenta a osservare il soffitto con sguardo distante. L'altro divano ospita tre ragazze mezze svestite, una delle quali pare dormire scomposta contro il bracciolo.
La droga gira di mano in mano e nel momento in cui tendo la canna al riccio, i suoi occhi fanno capolino da dietro la criniera, scostata di proposito. Mi sorride e le nostre dita si sfiorano al momento del passaggio della sigaretta.
- Tu chi saresti?- mi chiede
- Mia. Sono Mia-
Le labbra si tendono ancor di più in un sorriso più che paraculo; e io vorrei assaggiarla quella bocca.
- Slash-
- Slash?- ridacchio - che razza di nome è Slash?-
Ride e porta la canna alle labbra prima di sollevare la testa e rilasciare il fumo sopra il proprio volto. Mi piace. Quel ragazzo ha qualcosa di maledettamente attraente, animale... selvaggio. Lo voglio, voglio questo ragazzo per l'intera nottata. Mi fa cenno di avvicinarmi e lenta mi arrampico sul suo corpo, percependo indistintamente sotto la mano la tonicitá del suo addome. Non lo voglio, quel ragazzo, lo desidero ardentemente.
Mi sorride in quel modo sfacciato di poco prima e mi sfila dalla mano... la bottiglia di birra? Mi ero dimenticata di quella Duff stretta al palmo. Ridacchiò e lesta gli stampo un casto bacio sulle labbra.
- Andiamo in cucina, ho voglia di questa birra-
Lo seguo lungo la stanza, attraverso il corridoio e mi rendo conto che potrà superarmi di cinque centimetri in altezza. È magro ma possiede una tonicitá e una struttura fisica che predispongono quel corpo a mettere su muscoli in fretta. Non penso che quel tipo si ammazzi di sport, forse l'unica attività aerobica che compie è quella per orizzontatale. Sento le labbra tendersi in un sorrisino e fisso quel sedere fasciato da aderenti jeans chiari.
Quasi non me ne rendo conto di essere arrivata in cucina. Lui stappa la bottiglia e la porta alle labbra, poi me la passa e mi osserva in silenzio. Lo guardo a mia volta, allontanando il collo della bottiglietta dalla bocca e mi ritrovo a fissare quelle maledette labbra dai contorni perfetti.
È un attimo, il ragazzo si avvicinava e accarezza con il pollice la mia guancia, lasciandolo scivolare verso la bocca. Lo afferro con le labbra, succhiandolo e lasciandolo scorrere lungo la lingua.
- Vuoi scoparmi- e non è una domanda quella che mi rivolge, quanto la cruda verità.
Schiudo le labbra, liberando il suo dito e catturo quella bocca nella mia, assaggiandola, leccandola e mordendola, desiderandola più di ogni altra cosa. Si stacca da me, rapido e va verso la porta che chiude a chiave, poi porta le mani alla patta dei pantaloni, slacciandola, mentre torna sui suoi passi. Gli sorrido e finisco di armeggiare con i suoi Jeans che, per mia sorpresa lasciano uscire il suo pene libero da qualsiasi costrizione in cotone: Niente boxer.
Slash si appoggia con i palmi contro il piano della cucina e geme quando lo avvolgo con le labbra, iniziando a dargli piacere. Nella mia testa c'è solo lui adesso, no esiste nessun altro che non sia questo ragazzo sconosciuto e voglio anzi pretendo che si ricordi di me; voglio che domani, al risveglio, possa sorridere al ricordo della notte precedente. So che non posso dargli più di questo, maledetti giorni femminili, ma glielo renderò indimenticabile.
Ho ancora il suo sapore acre sulla lingua e lungo la gola mentre in silenzio, seduti sulle fredde piastrelle del pavimento della cucina, fumiamo una sigaretta. Volto la testa per guardarlo, se fosse stato un musicista avrei lottato con unghie e denti per essere la sua compagna di scorribande e di sesso consumato ovunque.
- Sei venuta sola?- mi chiede strappandomi dai miei pensieri
- Sono con amici-
Mi guarda, mentre aspira dalla sigaretta consumata per metà. - Ti staranno cercando, allora-
Rido e scuoto il capo. - Sono ragazzi molto... richiesti- dico lasciando cadere lì la frase e Slash scopre gli occhi, che noto essere scurissimi. Vuole che mi spieghi meglio. Aspiro ancora dalla sigaretta e torno a guardarlo.
- Sono l'amica di Tommy Lee-
- Una Groupie?-
- Così mi chiamano-
Eccoci giunti alla fine di questa piccola parentesi.
Ho in testa un seguito, ma non so se prenderlo come lavoro futuro. l'idea di incentrare il proseguo durante il tour dei Mötley con Guns come gruppo di apertura.Non so. Vedremo.
Intanto ringrazio chi ha buttanto un occhio qui e chi ha letto tutti e tre i capitoli.
Vi aspetto in Don't Damn me, con Axl Rose ♥️