Capitolo 1

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6 ANNI DOPO

Feci calare lentamente il secchio di legno nel profondo pozzo situato nel cortile posteriore di casa, lasciandolo immergere e riempirsi di acqua sino all'orlo. Una volta ricolmo, tirai la corda con fatica per issarlo di nuovo verso l'alto.

Riuscii a liberarlo dal gancio di metallo arrugginito e lo poggiai un istante a terra, alzando gli occhi verso il cielo limpido.

I raggi del sole erano cocenti, sebbene l'estate fosse appena iniziata, e mi asciugai il sudore dalla fronte con la manica della tunica che indossavo.

«Kaj?»

Mi voltai verso casa e vidi mia sorella sulla soglia della cucina. Sicuramente stava aspettando l'acqua.

Presi il secchio e iniziai a camminare nella sua direzione, cercando di rovesciare meno liquido possibile.

«Arrivo, arrivo!» la tranquillizzai, ma sul suo giovane viso perdurò un'espressione d'ansia che non le avevo mai visto prima. «Tutto bene, Ella?»

Lei si guardò nervosamente alle spalle, per poi tornare a fissarmi con quei suoi occhioni neri come la pece. «C'è zio Gord che ti aspetta in casa» bisbigliò.

«Davvero?» sbottai, arcuando un sopracciglio. «E cosa vuole da noi?»

Gord del Clan dei Webb era il fratello di nostro padre. Era una persona di umili origini come noi ma, dopo essersi legato con Nicole del Clan dei Begum ed essere diventato un enech del Regno, aveva preso le distanze dalla nostra famiglia, dando più importanza al proprio titolo.

Era raro che ci facesse visita; l'ultima volta che lo avevo visto era stato al rito del trapasso delle anime di papà, qualche anno prima.

«Ha detto che vuole parlarti, da solo...» rispose mia sorella, prendendomi il secchio dalle mani.

Non era un buon segno, ma non riuscivo proprio a immaginare che cosa volesse. Impossibile che cercasse denaro: era lui quello ricco!

Osservai per un momento i miei vestiti, sperando di apparire presentabile ma, sicuramente, gli sarei sembrato comunque uno zotico.

Le mie braghe erano sgualcite e rattoppate in più punti, la mia tunica macchiata e con qualche buco, le mani screpolate e piene di calli. Tutti segni della mia bassa estrazione sociale e degli umili lavori che svolgevo regolarmente ogni giorno.

«Non farlo aspettare!» mi sgridò Ella.

«Okay.»

Era inutile cercare di migliorare il mio aspetto, perciò strinsi il legaccio di cuoio che portavo in vita e mi diressi verso la piccola stanza per accogliere gli ospiti, adiacente alla cucina.

Arrivato dinnanzi alla porta feci un respiro profondo, cercando di trovare il coraggio d'entrare e sfoderare un sorriso cordiale per il mio ospite.

«Buongiorno, Enech Gord» lo salutai rispettosamente, varcando la soglia. «È un piacere vedervi.»

«Ciao, Kaj» disse, rimanendo tranquillamente seduto sulla grande panca di legno, come se in quella casa fosse il padrone. «Chiudi la porta. Devo parlarti di una cosa importante.»

Il suo tono non mi piacque affatto, ma ribattere sarebbe stato inutile, perciò ubbidii al suo ordine e presi posto sulla sedia davanti a lui.

«Sei cresciuto.»

Era forse venuto a vedere quanto ero diventato alto?

«Ho compiuto vent'anni il mese scorso, Enech» spiegai.

«Bene» affermò, accavallando le gambe, schiarendosi la voce. «Sono venuto per proporti un affare.»

«Non abbiamo denaro, Enech» gli ricordai.

HeartlessWhere stories live. Discover now