Capitolo 9

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Uscita da quel casale, davanti a me, apparve il resto del sentiero che avrebbe dovuto condurmi alla terza e ultima meta. 

Il sole stava tramontando di già e l'unica cosa che desideravo ardentemente il quel momento era di riposare un po' al calduccio, in un letto, sotto le coperte.

Persa nei miei pensieri, rivolsi uno sguardo verso il sentiero visto poco prima, per capire quanto ancora avrei dovuto camminare; ma non c'era più nessuna stradina dinnanzi a me.

Mi trovavo al centro della foresta, nessuna strada, nessun percorso, niente di niente. Ormai ero completamente smarrita.

Diedi uno sguardo alla mappa, per vedere se in qualche modo sarei riuscita ad uscirne, ma anche la cartina era sparita!

Non c'erano più simboli o disegni, ma soltanto una scritta nera a caratteri cubitali: "Recati alla culla di Apollo". Io mi guardai attorno stranita, non avevo la minima idea su dove fosse nato Apollo.

Mi sedetti su di una roccia che si trovava là a terra, mi afferrai la testa fra le mani e iniziai a pensare ad una possibile soluzione per quello strano indovinello.

Apollo era il Dio della poesia, delle altri e cos'altro? Ma certo! Apollo era il Dio del Sole, recarsi nel luogo di nascita di Apollo era una metafora per dire "dirigersi ad est", ovvero dove di norma nasce il Sole.

Felice di essere riuscita a risolvere l'enigma, saltai in piedi e alzando lo sguardo verso il cielo, cercai il punto dove stava tramontando il Sole, per dirigermi nella direzione opposta.

Buio. Stelle, Luna e buio.

Il Sole era tramontato completamente ed era già calata la sera. Il cielo era completamente ricoperto di stelle e le mie speranze di tornare al più presto al campo stavano velocemente scemando.

Osservai le stelle.

Mi era sempre piaciuta la notte, così bella e misteriosa; possedeva un fascino particolare che in pochi riuscivano realmente a cogliere.

Quando ero piccola, adoravo giocare con mio nonno, ci sfidavamo sempre a trovare più costellazioni dell'altro e vincevo sempre io, anche se credo mi lasciasse vincere volontariamente.

Mi ripeteva sempre: «Nipotina mia, se ti perdi di notte guarda le stelle, loro ti aiuteranno»

Ma certo. Come avevo fatto a non pensarci prima? Le stelle sono dei perfetti navigatori, basta solo trovare la costellazione giusta.

Ed eccola lì, che brillava sopra di me, la costellazione del Sagittario; il suo arco punta sempre ad est ed era proprio la direzione in cui dovevo andare io.

Seguii il mio navigatore  improvvisato e iniziai a correre il più velocemente possibile, come se ne valesse della mia intera esistenza.

Corsi non so neanche io per quanto tempo finché, in fondo alla foresta, vidi qualcosa che somigliava ad una bandiera, anzi, ora che osservavo meglio, si trattava di due bandierine blu.

Man mano che avanzavo la visione si allargava e il Campo Base iniziare ad apparire velocemente sotto i miei occhi stanchi, appannati dalla fatica.

Dietro di me sentii dei passi svelti, come se ci fosse stato qualcuno che correva. E in effetti qualcuno c'era davvero. Voltai velocemente la testa e vidi Nori che stava cercando di raggiungermi, ormai stremata anche lei.

In quell'esatto momento in me si riaccese la scintilla della speranza e dell'adrenalina, quella gara avrei potuto ancora vincerla.

Mi spinsi oltre i miei limiti e, anche se non so ancora come, riuscii ad afferrare quella bandierina prima della mia avversaria. 

La folla era in visibilio, la campionessa era stata appena spodestata dopo la sua quinta vittoria consecutiva.

Nori mi regalò un'occhiataccia che avrebbe potuto incendiare una roccia, se mai fosse stato possibile, ma io, per tutta risposta, le sorrisi ampiamente, facendole capire che di lei poco me ne importava.

«Complimenti Daphne» disse Chirone entusiasta. «Sei la nuova vincitrice della Corsa delle Matricole»

Il pubblicò protestò animatamente e iniziò a sgomberare la radura, la loro eroina era appena caduta e loro non potevano accettarlo.

Chirone guardò male tutti i partecipanti, poi rivolgendosi a me: «Come premio, ti sei meritata la tua prima arma. Direttamente dai laboratori dei figli di Efesto, noi ti regaliamo questa spada» annunciò consegnandomi una semplice spada di ferro. «Spero che tu ne faccia buon uso, non si sa mai cosa possa accadere di questi tempi» concluse sorridendo.

«Grazie mille Chirone davvero, non so che dire» pronunciai emozionata.

«Non devi dire nulla, l'hai meritata questa vittoria» rispose poggiandomi una mano sulla spalla e andando via.

Io osservai attentamente quella spada, la girai e la rigirai nelle mie mani, quasi fosse un oggetto sconosciuto. Non avevo mai tenuto una spada nelle mani e, ovviamente, non avevo nessuna idea su come si usasse appropriatamente.

Un tuono dietro le mie spalle mi fece destare dai miei pensieri. Un tuono? Ero sicurissima che quella notte fosse priva di qualsiasi nube.

Mi voltai stranita e notai un signore dalla barba e i capelli brizzolati, fissarmi senza un'emozione precisa. Non sarà mica...?

«Salve, figlia» disse severamente il Dio.

Io rimasi lì, pietrificata, non avevo la minima idea di cosa dire, era come se la facoltà di parola mi fosse stata repentinamente portata via.

«Salve, padre» ricambiai il saluto balbettando.

Il Dio mi squadrò da capo a piedi con uno sguardo cupo e un'espressione corrucciata.I suoi occhi si posarono sulla mia spada, quella che avevo appena vinto nella gara.

«Dammi la spada» pronunciò.

Spaventata eseguii il suo ordine. Zeus iniziò ad operare una strana magia sulla spada, materializzò un cristallo azzurro a forma di saetta e lo incastonò nell'impugnatura. La spada emanava una forte luce argentea, sembrava fosse diventata più potente di prima.

«Si chiama Astrapi, fulmine» mi informò restituendomi la spada.

«Grazie mille papà» dissi tremando di gioia per tutte le cose che mi stavano accadendo in quella giornata.

D'istinto mi gettai verso mio padre per poterlo abbracciare, finalmente.

Zeus, però, sembrò quasi infastidirsi e, lanciandomi uno sguardo duro, mi bloccò prima che potessi toccarlo.

«A presto Daphne» annunciò, per poi sparire in un'ondata di luce dorata.

ANANKE - Il Destino dell' Olimpo [SOSPESA]Where stories live. Discover now