Lundi 16:50

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Due settimane dopo...
MAXENCE
Il sangue gocciolava dalle mie dita, in una pozza sul pavimento sotto di me. Cadendo, ogni singola goccia produceva un suono più forte della precedente, sembrava quasi che nella morte i miei sensi si facessero più acuti. Alla fine, quella vocina nella mia testa, che mi diceva che stavo oltrepassando la soglia tra la sanità mentale e la disperazione, aveva vinto.
Axel se n'era andato. Era partito con Manon dopo che io non avevo saputo dargli nessuna certezza sul nostro rapporto.
Mi sento solo. Troppo solo. Io e i miei genitori non ci parliamo.
Hanno rinunciato a me già da molto tempo, e così ho messo tra noi quella distanza che credevo volessero. Se avessi chiesto a Camille, di sedersi ad ascoltarmi non mi avrebbe capito anche questa volta. Era una di quelle persone con un gran cuore, certo, ma dopo la nostra litigata non ho avuto il coraggio di richiamarla. Non ho nessuno. Ma soprattutto, non ho Axel. Lo avevo lasciato, mi ero allontanato dalla possibile vita con lui in perché sapevo di non meritarlo. Ero troppo incasinato e mi vergognavo di depositare ai suoi piedi il fardello pesantissimo della mia condizione. Voglio che sia felice.
Nuvoloni oscuravano il cielo, sul tavolino bruciava una sigaretta nel posacenere, e di tanto in tanto il vento che entrava dalla finestra aperta disperdeva le volute di fumo che salivano verso il soffitto. Ma sotto l'odore della sigaretta, c'era il persistente odore metallico del sangue.
Nulla, era più potente dei ricordi. Nella mia ultima ora erano tornati a perseguitarmi. La voce di Axel in corridoio quell'ultima sera e le sue parole min rimbombano nel cervello come se adesso fosse proprio qui a dirmele mi paralizzò, anche se forse è solo un allucinazione. La paura che lui potesse scoprire il mio gesto estremo mi fece battere più forte il cuore. Chiusi gli occhi. I ricordi dolorosi venivano a galla, le immagini erano chiarissime, vivide e crudeli.
E io ero inerme, non potevo impedire che mi tormentassero.
Urlai  con tutto me stesso, battendo i pugni contro i braccioli della poltrona. E di nuovo scoppiai a piangere. Guardai il rasoio sul tavolino, cercando di cancellare dalla mia mente ogni traccia di quello che stavo facendo. Provai a sollevare la testa, ma era come se pesasse venti chili.
La stanza cominciò a girare. Le tende si mischiavano al bianco delle pareti. I rumori della casa erano fortissimi, come mai li avevo sentiti. La voce di Axel sembrava ancora dentro stanza. La mia mente era completamente invasa dall'oscurità. Avevo sempre pensato che questo sarebbe stato un modo lento di morire e che la mente se ne sarebbe andata prima del corpo, ma non sembra così.
Non sento più nulla vedo solo un buio intorno a me, fino a quando vedo come in un sogno la porta aprirsi e Axel   fare irruzione a casa, mi vede seduto con i polsi insanguinati e inizia a urlare. «Maxence!» Sento le sue mani sui miei polsi. «Chiama l'ambulanza! Manon! Chiama l'ambulanza, cazzo!»


Due mesi dopo...
Lundi 17:30

AXEL
Splende il sole e in cielo non c'è una nuvola. Sento persino cinguettare gli uccelli. Mi sembra tutto perfetto in  una giornata come questa.  Ho Ouba appoggiata sulle gambe, come Maxence  voleva sempre che la tenessi. Tengo le mani giunte davanti a me e fisso la lapide con le grandi lettere scolpite: Danet - Fauvel. È stato difficile venire qui.
Sembra quasi di oggi il terreno dove nemmeno due mesi fa ci era stata la sua sepoltura. Guardo le altre tombe, e non riesco a non provare tristezza.
Mi sento così vuoto in questo posto.
Ouba sta abbiando e mi distrae dai miei pensieri, gli accarezzo la testolina e ce ne stiamo un po' sulla panchina a guardarci intorno.
Sento una mano sulla spalla...


«Grazie di essere venuto qui con me.» mi dice Maxence all'orecchio e poi mi bacia la guancia.
Lo prendo per mano e guardiamo per l'ultima volta la tomba di suo padre.
Lasciamo Lione quella sera. I nostri progetti di viaggiare un po' sono solo rimandati. Dopo il coma e l'operazione, Maxence ha iniziato a migliorare nel giro di tre settimane. Io sono rimasto sempre con lui. Fa ancora terapia una volta alla settimana, ma sembra già non ne abbia più bisogno.
Ha insistito lui perché partissimo come previsto: gli sembra di aver ricevuto una seconda possibilità con la sua famiglia e non vuole sprecarla.
Ma abbiamo progettiamo tante cose da fare e la nostra promessa è quella di non restare incatenati nella  monotonia della realtà. Non è cambiato niente tra di noi e so che non cambierà mai.
Camille è tornata a Lione dalla sua famiglia e parlano al telefono spesso. Ora esce con Roger, un ragazzo che ha conosciuto la stessa sera in cui hanno litigato a causa mia. Mi fa sorridere l'idea che stiano insieme. Quando parliamo con lei  capisco che sono fatti l'uno per l'altra.
Manon non si sa che fine abbia fatto... Dopo la nostra rottura, oltretutto, ha finito per farsi arrestare per possesso di droga. Ed è stata probabilmente in prigione. Forse imparerà dai suoi errori, ma ne dubito.
Abbiamo preso un treno per andare a trovare sua madre, e anche grazie a lei se Maxence ha perdonato i suoi fratelli e suo padre, mi ha raccontato tante cose ma sono felice per lui e per questa nuova occasione di essere una famiglia.
Soffrirà sempre per la famiglia che suo padre ha distrutto quando ha ucciso il suo amico in un incidente, ma ha anche capito che il perdono lenisce ogni dolore.
Sua madre, si sposerà, a settembre. Sembra molto felice e io lo sono per lei. Sono riuscito a conoscerla è una brava donna e il suo nuovo quasi marito le vuole davvero bene, penso 
se lo meriti davvero.
La madre e i fratelli di Maxence  mi hanno accolto nella famiglia a braccia aperte. Anche se all'inizio mi sono sembrati un  po' scostanti.
« A cosa stai pensando?» Maxence mi riporta alla realtà.
« a te» dico mentre gli lascio un bacio veloce sulle labbra.

Maxence
21:21
Entro nel salotto di quella che per tanti anni è stata la mia casa, il mio posto sicuro nel mondo, dove c'è tutto, i miei ricordi, la mia famiglia, lui....
lo trovo stravaccato sul divano a guardare la tv. È sempre il solito ma lo amo talmente tanto che potrei stare qui a fissarlo per ore.
Allunga una mano verso di me mentre gli vado incontro.
«No, devi alzarti» dico scrollando la testa.
«Che succede?»
Appoggia i piedi a terra per tirarsi a sedere e io mi infilo tra le sue gambe e gli passo le mani tra i capelli. Mi bacia un polso e poi l'altro. Ancora le cicatrici non sono guarite del tutto e qualche volta mi fanno male.
«Vieni con me.» Lo prendo per mano.
Quando lo porto in camera pensa sempre che voglia fare sesso, e i suoi splendidi occhi azzurri si accendono come quelli di un bambino.
Voglio solo sdraiarmi con te per un po'» dico, togliendomi tutti i vestiti.
Sembra un po' confuso. «Va bene» ride. «Vuoi che mi spogli anch'io? Nessun problema. Anzi, che te lo chiedo a fare?» Inizia a spogliarsi.
Ci sdraiamo sul fianco uno davanti all'altro, intrecciando le gambe. Lui mi stringe in un abbraccio e poi le sue dita scorrono sul mio corpo, accarezzandomi il fianco.
Sorrido e lo bacio sulla bocca. Poi mi tiro un po' indietro, gli prendo la mano e la porto sulla mia erezione.
Poi all'improvviso si rialza e si infila tra le mie gambe. Io mi sposto leggermente all'indietro sul letto. Lui si siede davanti a me e mi trascina sul suo grembo. È talmente disinvolto che basta questo gesto inaspettato a farmi quasi venire.
Mi appoggia le mani dietro la schiena e si china su di me, sfiorandomi il mento con le labbra. Ho i brividi. Mi stringe ancora più forte al suo corpo e  sussurra : «Voglio farti godere. E fidati: sono certo che avrò anch'io la mia parte» sta sorridendo, guardo e non riesco a resistere. Se adesso mi chiedesse qualsiasi cosa io per lui lo farei senza pensarci un secondo.
Un'ondata incontenibile di piacere mi percorre tutto il corpo come una scossa.
Deglutisco rumorosamente, non ho saliva. È come se tutti i liquidi del mio corpo si fossero prosciugati.
Mi piego verso di lui, tocco la sua bocca con la mia e socchiudo gli occhi per sentire il suo sapore e il mio su di lui. Sento la sua lingua sfiorare la mia ed è un  bacio furioso che desideravo così disperatamente.
Fa scivolare entrambe le mani sui miei fianchi , 
La sua testa  scivola sul mio corpo seguendone il profilo con la lingua fino all'ombelico.
Mi guarda con occhi intensi, socchiusi e cerco di respirare normale ma continuo ad avere brividi e tremare dall'eccitazione.
Abbasso le mani e gli afferro i capelli, spingendo la sua faccia più a fondo tra le mie gambe, per quanto lui mi permette di fare, e lo sento mentre inizia a leccarmi. Oh cazzo, oh merda... non so più come si fa a respirare...
Quando lo prende in bocca sobbalzo, la testa mi ricade leggermente all'indietro, mi sforzo di tenere gli occhi aperti per guardarlo ma non ci riesco. Stringo forte le lenzuola mentre lui succhia più forte e più veloce, la mia mano destra affonda tra i suoi capelli biondi.
Pochi istanti dopo, vengo. Tremo in tutto il corpo e mi aggrappo a lui.
Risale e mi bacia con forza e i nostri respiri si incontrano, adesso ansimiamo uno sulle labbra dell'altro.
Senza interrompere il bacio, mi
penetra e io gli vado incontro, lo bacio con più forza, sento ogni centimetro e ogni brivido, mentre scivola dentro di me. La sua erezione sembra espandersi dentro di me e i nostri corpi tremano più che mai.
Prima si muove lentamente, mordendomi il labbro inferiore mentre non ci stacchiamo mai dal nostro bacio.
Premo le labbra sulle sue e spingo i fianchi contro i suoi per farlo entrare più a fondo.
Mi tremano le gambe, non riesco a farle smettere. Ed è allora che lui inizia a muoversi sempre più in fretta e non riesco più a fare nulla:  inarco la schiena, cingo il suo corpo con braccia e gambe, gli affondo le unghie nella pelle, sento il suo sudore sotto le dita. Lo graffio. Per tutta risposta si muove ancora  più forte.
«Vieni con me» mi sussurra all'orecchio e mi bacia ancora. «Non uscire» mormoro mentre veniamo insieme. Ha un lungo orgasmo che esplode dentro di me. Gli stringo le gambe intorno ai fianchi. Lui non smette di spingere finché i suoi muscoli non iniziano a rilassarsi.
Si sdraia accanto a me e poggia il viso sul mio cuore, mentre sussurra:
«Ti amo»

Polaris Where stories live. Discover now