Cap.1 Terza parte

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Gioia aveva corso più che poteva per arrivare prima possibile all'appuntamento con Lucilla, ma era quasi mezzogiorno quando entrò nel centro commerciale. Il corridoio centrale, dove si aprivano le vetrine dei negozi, era pieno di ragazzi e ragazze di tutte le età. Guardò verso il bancone dell'accoglienza e in quel punto vide un cartello con scritto "Occhio x il Talento: iscrizioni"; si mosse in tale direzione non rendendosi conto che per farlo si stava infilando fra le persone, passando avanti a chi stava facendo la fila da prima di lei.

Qualcuno da dietro si avvicinò al suo orecchio e disse: «Non lo sai che non è educato passare avanti?»

Gioia si girò per vedere di chi fosse la voce che l'aveva accarezzata e le accadde qualcosa che non avrebbe mai immaginato: il respiro si bloccò e le gambe quasi cedettero. La natura di quella emozione proprio non riusciva a capirla, si rendeva conto solo chi era stato ad averla provocata. Il ragazzo che le aveva parlato stava lì davanti a lei. Era alto più di un metro e novanta, aveva due bellissimi occhi celesti; i capelli lunghi e castani chiari gli ricadevano ai lati del viso fino alle mascelle leggermente pronunciate; un pizzetto un po' incolto incorniciava una bocca delineata che si inarcò in un sorriso appena ironico, tipico di chi era ben consapevole di aver fatto colpo.

Quel sorriso confuse ancor di più Gioia la quale ebbe la sensazione che tutto intorno a lei cominciasse a ruotare, facendo diventare le persone una massa di colori indefiniti, fra i quali riusciva a distinguere solo il celeste di quegli occhi che la fissavano. Sentì l'esigenza di distogliere lo sguardo dal ragazzo per riprendere fiato e calmarsi, così guardò l'orologio.

«Scusa, hai ragione. È che stavo tentando di...» non capiva più niente. «Tanto, ormai, non faccio più in tempo.»

Lei si mosse per andarsene, lui la bloccò prendendola per un braccio, e quel tocco le fece balzare il cuore in gola.

«Dove vai?» chiese. La guidò con gentilezza, posizionandola davanti a sé, così che entrambi potessero guardare dalla stessa parte. «Vedi laggiù? Riesci a leggere cosa c'è scritto?»

«No. Dove?» l'agitazione continuava ad aumentare.

Il ragazzo le mise una mano sul punto vita e con l'altra le prese il viso girandolo verso un cartello con scritto: "Chiusura delle iscrizioni ore 14:00".

Gioia, in punta di piedi, riuscì a vedere l'avviso che avrebbe dovuto tranquillizzarla, invece il suo cuore batteva sempre più forte e ora cominciava anche a tremare, poiché il tocco di quelle mani sul proprio corpo le aveva dato degli strani brividi.

Il viso di lui le sfiorava la chioma e, da dietro, le sussurrò: «Fai ancora in tempo. Hanno posticipato la chiusura perché siamo tanti, troppi.» Le scostò i capelli dal collo. «Lo sai che hai un buon profumo?»

Si ritrovarono vicinissimi e anche lei poté percepire in maniera netta il suo buon odore così, con la voce che quasi non uscì, disse un banalissimo: «Anche tu.»

Quell'istante magico fu interrotto dallo squillo del cellulare di Gioia.

«Gioia dove sei? Ho visto ora le tue chiamate.» Era Lucilla.

«Ciao Lucy!» Diede le spalle al ragazzo, dato che la sua vista l'agitava. «Sono qui ai "Gigli", sto facendo la fila per l'iscrizione.»

«Come è andato il colloquio?» domandò l'amica.

«Male, poi ti racconto.»

«Mi dispiace. Ho sempre sperato che tu riuscissi a venire così ho preso un modulo in più e ho portato il dvd con i tuoi balletti. Sono in paninoteca, vieni che mangiamo qualcosa e riempiamo i fogli, hai tempo fino alle quattordici per riconsegnarli.»

Un cuore al di là delle nuvoleWhere stories live. Discover now