Memories

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Vedo buio, completamente.

Mi sento soffocare, mi manca l'aria, inizio ad annaspare in cerca d'ossigeno inesistente, lo cerco disperatamente, inizio a sudare, sento la debolezza dentro di me farsi strada inerpicandosi sulle mie ossa, sento freddo nonostante il mio letto abbia un piumone pesante.

Non riesco a urlare aiuto, sento la necessità di urlare ma non riesco, come se la mia lingua, la mia gola, ciò che mi fa parlare, non ci fossero.

Cerco di dimenarmi, è l'unica cosa che riesco a fare adesso.

Mi dimeno con braccia, gambe, con tutto ciò che possa liberarmi da questa sensazione di chiuso, di soggiogazione

Mi sento chiusa in una gabbia talmente stretta da non starci.

Finalmente riesco a dire qualcosa: "no". Un rumore indistinguibile ma che nella mia mente, sulla mia pelle, è fracasso quintiplicato al massimo.

Inizio a poter parlare in modo comprensibile, riesco a dire "no" di nuovo, ma non riesco comunque ad urlare, mi agito ma non riesco, a, liberarmi.

Poi li vedo, quei due occhi tondi e rossi, accecati dalla rabbia, dalla gelosia, dalla violenza di un'infanzia passata nella perversione, nelle mani alzate e nei club dove suo padre lavorava.

Neanche un residuo su quello che lui spacciava legalmente per amore per me.

Sì, ora riesco a urlare, riesco a urlare "no".

Lo urlo a pieni polmoni, con tutta la voce che ho in corpo, con quella che sono riuscita a trovare, glielo urlo contro, lo vedo polverizzarsi, urlo svegliandomi.

Mi prendo la testa tra le mani e inizio a piangere come un animale agonizzante.

Sento un forte dolore al petto, una fitta nel ventre, una martellata in testa.

Mi sento male.

Sento qualcuno scuotermi, io però non mi volto, ho paura di vedere quel viso che avrei voluto dimenticare ma che non riesco, non riesco!

Alla fine sono costretta a girarmi ma quello che vedo non è il mio incubo, bensì uno dei sogni che preferisco in assoluto, lo fisso negli occhi quel sogno dagli occhi blu profondi e da quello sguardo preoccupato, ho il fiatone me ne rendo conto, però non vedo catene, non vedo una gabbia che mi stringe dentro.

Mi guardo attorno nel panico più assoluto, io non riesco a sopportare tutto questo stress.

<<Tish!>> sento urlare da lui, io mi volto a guardarlo nel panico più assoluto, io continuo a piangere, non ce la faccio...

Mi prende il viso tra le mani e mi costringe a guardarlo, io prendo saldamente le sue braccia sentendo sotto le mie dita ormai lattee i muscoli contrarsi alla forza delle mie mani, io continuo ad avere un affanno continuo, lui mi abbraccia forte stringendomi tra le sue braccia e io mi rifugio in quell'intreccio.

Mi nascondo, non riesco a rivelarmi in questo momento, ho bisogno di un posto sicuro e, adesso, il mio posto sicuro sono le braccia di Alberto, le sue braccia che, oltre la colonia, emanano quel suo caratteristico odore di sicurezza, forza e comprensione.

Sembro una bambina viziata, piano per un incubo a cui sono abituata, sfrutto una persona fantastica per sentirmi al sicuro e mi mostro così: insicura e debole.

Ma continuo a stringerlo, oh come se continuo, non riesco a separarmi dalla sicurezza, è qualcosa di cui necessito la presenza.

Non muove niente, non mi accarezza neanche la schiena perché sa, ormai, che quando sono in questi momenti ho solo bisogno di sapere che c'è qualcuno, e adesso è lui quel qualcuno.

Le lacrime scendono nonostante abbia finito di singhiozzare, mi sento in colpa, oltre a sfruttarlo gli inumidisco la maglia con delle lacrime inutili.

Esatto, sono inutili.

<<Tish>> sussurra di nuovo, io alzo la testa con gli occhi lucidi, mi sistema la frangia in disordine, io tiro su con il naso, lui prende qualcosa da sotto il cuscino: un fazzoletto, me lo porge, io lo prendo e mi asciugo le lacrime, poi mi soffio il naso voltandomi, lo chiudo e lo metto sul comodino.

Io sono seduta a gambe incrociate sul letto, lui è rannicchiato invece, per riuscire a vedermi in faccia, cosa che solitamente preferisco che gli altri non vedano per paura che mi possano leggere, per paura che possano vedere cose di me che tengo ben nascoste.

Si siede accanto a me e mi cinge i fianchi avvicinandomi a lui, io lo abbraccio dal fianco senza nascondere il viso però, ci guardiamo negli occhi, lasciando che colga le mie insicurezze, le mie paure.

Lasciando che mi colga in tutti i miei lati, da quelli belli a quelli più cupi.

<<Vuoi parlarmene?>> mi chiede in una frase sussurrata, io tentenno, ma poi annuisco rassegnata...

Il Serale|| Tisherto FanfictionWhere stories live. Discover now