Capitolo 11

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Adventure park
[ pt1 ]

Dopo la lunga chiacchierata con Calum, mi sono messa a letto: la stanchezza si è come impossessata di me. Mi sembrava di aver chiuso gli occhi solo per un secondo e invece mi sono svegliata due ore dopo.

Toc
Toc

«Ehi!» la testa di Anna sbuca dalla porta della camera e non posso fare a meno di sorridere.
«Ciao, Anna.» mi stavo per alzare dal letto, quando la ragazza mi ferma subito, scuotendo la testa.
«Sta ferma, vengo io.» dice con voce cauta, sedendosi al mio fianco.
«Non sto per morire..» sbuffo scocciata, mettendomi comunque seduta sul letto.
«Ti credo, però sono ordini del superiore Calum.» continua, facendo il saluto militare. Non posso fare a meno di abbozzare un sorriso, scuotendo leggermente la testa.
Però è stato dolce.
«Non ti vedo da un po', che fine hai fatto?» chiedo realmente interessata, abbracciandomi le gambe al petto.
«Mia mamma Rose si è ammalata, tipica influenza, così l'ho assistita.
Pensa che è pure venuto Ashton, solo perché gli mancavo.» dice con aria sognante, mettendo su un'espressione intenerita. Deve essere veramente cotta.
«Mia nonna si chiama Rose.» mormoro, abbassando lo sguardo e pensando a quanto mi manchi. Quando lo rialzo, vedo Anna guardarmi confusa, così snobbo la questione con un gesto della mano, decidendo di cambiare discorso.
«Come hai conosciuto i ragazzi?» chiedo, totalmente fuori contesto. Dopo il discorso di Calum, ammetto che mi è venuta un po' di curiosità al riguardo.

La ragazza ci pensa, mordicchiandosi il labbro, immersa nei ricordi.
«A scuola, frequentavamo gli stessi corsi.» risponde quasi subito, guardandomi poi con uno strano sorrisetto dipinto in volto.
«Come va con Calum, a proposito?»
Arrossisco lievemente, sgranando gli occhi, presa alla sprovvista da quella domanda. Come andava con Calum?
«Normale, credo.» dico, scrollando le spalle. Anna alza subito un sopracciglio, come se avesse capito che in realtà c'è qualcos'altro sotto. Qualcuno mi salvi da questa situazione.

«Calum!» urla qualcuno all'improvviso, facendo girare entrambe verso la porta.
Eccolo, il mio salvatore.
«Ma che diavolo..»
Anna si alza dal letto, andando subito a controllare, seguita a ruota da me.
Ashton era al centro della stanza del bassista, con il telefono in mano e il display girato verso il volto di Calum.
«Hai speso centoquindici fottutissimi dollari per del fottutissimo cibo?» il suo tono stranamente calmo mette i brividi, specialmente paragonato all'urlo precedente.
Calum sposta lo sguardo su di me, facendo spallucce. Per evitare di ridere e peggiorare la situazione, mi tappo la bocca con una mano, assistendo alla scena in silenzio.
«Scusa amico, il sushi è costoso.»
Ashton si pizzica il ponte del naso per un minuto buono, stranamente silenzioso, finché non esplode:
«Io ti ammazzo!»

💸

«Dove stiamo andando?»
«Lo vedrai.»

Anna ha deciso di portarmi fuori, insieme al resto dei ragazzi; dice che passiamo troppo tempo chiusi in casa e che dovremmo respirare un po' di sano smog cittadino, soprattutto io.
Testuali parole.
«Spoiler: Luna Park.»
«Calum!» Anna ammonisce il ragazzo, facendomi scoppiare a ridere. Mi giro a guardare il bassista, al mio fianco, che tiene le mani in tasca, camminando con aria da duro.
Spaccone.
Michael, dietro di noi, invece, chiacchiera con Luke, tenendolo per mano: sono così teneri; infine, davanti a noi, a fare da capo fila ci sono Ashton ed Anna, che si tengono a braccetto.
«Perché fare i vaghi, tanto prima o poi l'avrebbe visto.» continua Calum, incurante dei piani della mora.
«Sei sempre il solito..» borbotta lei.
«Ed è così che mi amano le mie fan.»
A quella affermazione, sbuffo una risata, roteando gli occhi al cielo.
«Ci sarà mai una fine?» chiedo all'improvviso, continuando a guardare davanti a me.
«A cosa?» risponde il moro.
«Al tuo gigantesco ego.»
Tutti scoppiano a ridere, mentre io mi limito ad accennare un sorrisetto vittorioso verso Calum.
«Ti ha steso.» dice Luke da dietro, dando una pacca al moro sulla spalla.

«Simpatica.» dice ironico il ragazzo al mio fianco. Non sai quanto.
«Montato.» ribatto e per un momento mi sembra di essere tornata all'asilo. A proposito, solo da me non c'erano le porte dei bagni? Voglio dire, mentre facevo pipì avevo il culetto di un bambino piantato in faccia. Un maschio. Ok che eravamo piccoli e avevamo poca forza di intendere e volere, però un po' di privacy almeno quando sono sulla tazza, grazie.
Arriviamo finalmente davanti al gigantesco Luna Park e una miriade di ricordi si ravviva nella mia mente. Non è poi così diverso nella mia epoca.
«Let's go guys!» dice Anna, prima di mettere piede nel parco avventura.
Si blocca all'improvviso, facendo scontrare alcuni di noi che ancora stavano camminando.
«Aspettate! Fateci una foto prima, ho bisogno di roba nuova da postare su twitter.» la ragazza lancia il telefono ad Ashton che lo afferra prontamente, o per fortuna, tirando un sospiro di sollievo. Anna mi afferra dal polso, posizionandomi al suo fianco «Mettiti in posa!»

Dopo aver scattato la foto, la ragazza mi prende per mano, trascinandomi verso le varie attrazioni.
Mi sento quasi come un giocattolo.
«Voglio fare l'autoscontro, però anche  le montagne russe.. oddio le pistole!!» esulta, eccitata: sembra una bimba dentro un negozio di giocattoli, le piace tutto ma deve fare la sua scelta.
«Un bel giro sulla ruota panoramica?» chiede Ashton, alzando ed abbassando le sopracciglia con fare malizioso mentre guarda Anna. In risposta, lei scuote la testa.
«No è noiosa.» friendzonato.
Mentre mi guardo attorno, noto un venditore di zucchero filato: io amo lo zucchero filato.
«Se mi batti al gioco delle pistole, te ne compro uno.» mi dice Calum all'orecchio, facendomi sobbalzare e allo stesso tempo provocandomi un brivido lungo la schiena.
«Va bene.» dico, accettando la sfida.

Mentre ci dirigiamo verso lo stand, sentiamo una risatina da parte di Michael. Non la smetterà mai.
«Area di sfida, attenzione.» dice il tinto, passando il braccio dietro al collo di Luke; il biondo intreccia subito la sua mano con quella a penzoloni del suo ragazzo.
Dopo che il proprietario dello stand ci spiega le regole del gioco, iniziamo: in pochi minuti, butto giù tutto, sia tappi che lattine, lasciando a bocca aperta i ragazzi.
Merito di papà e le lezioni di poligono.
Calum ottiene un buon risultato ma ha lasciato un tappo in più rispetto a me, aggiudicandosi la sconfitta.
«Un patto è un patto.» dico con il sorriso smagliante di una vincente, posando la pistola a pallini sul bancone.

Io e Calum andiamo a prendere lo zucchero filato mentre gli altri giocano ad un gioco di forza.
«Hai una massa muscolare pari a quella di un neonato in fasce.» sento dire da Ashton, in lontananza, rivolto a Michael che subito si difende.
«Sta zitto. Sono punk rock.»
Sorrido, guardando il tinto mentre colpisce la pedana con un martello giocattolo, facendo un punteggio basso. È quasi tenero nella sua stupidità.
«Voglio una rivincita.»
Calum richiama la mia attenzione, porgendomi finalmente il mio zucchero filato dopo averlo pagato.
«Va bene, scegli un altro gioco, tanto ti batto.» sentenzio, afferrando il mio tanto atteso snack. O trofeo.
«Trovato.» dice, indicando le montagne russe, le più alte di tutta Sydney. Lo so bene perché ci sono anche nella mia epoca e ho sempre avuto il terrore di salirci.
«A chi urla di meno.»
«E chi perde cosa fa?»
«Chi perde dovrà fare tutto ciò che gli viene detto dal vincitore per un giorno. Ci stai?» chiede con un sorrisetto bastardo, porgendomi la mano per sigillare l'ennesimo patto.

Lancio un lungo sguardo alle montagne russe prima di sospirare.
Ce la puoi fare Megan.
Afferro la mano di Calum, stringendola.
«Ci sto.»

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