6. Ricorda che sarò lì con te

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Clarke's pov
Dopo aver bussato sento dei passi che si avvicinano al di là della porta, che però non si apre. Sento la presenza di Lexa a pochi centimetri da me, e non capisco perché non abbia ancora aperto. Quando sto per bussare di nuovo, la porta si apre e lei compare davanti a me. Questa sera qualcuno deve avermi benedetto, perché sta già sorridendo e non ho nemmeno parlato.
Passiamo alcuni minuti così, a guardarci con stupidi sorrisi stampati sul volto e con gli occhi che brillano come non mai.

Lexa's pov
Sono passati minuti da quando ho aperto la porta e non ho ancora fatto entrare Clarke. Sento la presenza di un sorriso sul mio viso e non riesco a trattenerlo, sono troppo felice. Vorrei restare qui a guardarla per ore, è lei l'unica ragione per cui i miei occhi hanno cominciato a brillare come i suoi, l'unica ragione per cui sono ancora viva e l'unica per cui voglio davvero continuare a vivere. Oramai non riesco più a negarlo, la sua presenza mi fa stare bene. Mi fa sentire un vuoto al centro dello sterno che sembra emettere felicità ed euforia senza mai fermarsi. Dannazione, è lei il motivo di tutto. Non riesco a trattenermi dal continuare a sorridere, mi sta guardando così come io guardo lei e sta ricambiando il sorriso senza motivo. Se qualcuno ci vedesse penserebbe che abbiamo mangiato delle bacche allucinogene o cose del genere, perché sembriamo tutto fuorché persone normali con i destini dei loro popoli sulle spalle. Eppure mi sento leggera, come se potessi spiccare il volo da un momento all'altro. Non ho alcuna intenzione di interrompere questo momento, ed infatti è Clarke a farlo continuando a sorridere e dicendo: "Lexa... posso entrare o questa sera hai deciso di restare qui fuori a guardarci per tutto il tempo? Non che mi dispiaccia, ma ho come l'impressione che Titus non sarebbe molto felice di vedere questa scena". Il comandante che è in me sembra tornare solo per un secondo, quando le dico: "Ah sì entra Clarke, scusami ero sovrappensiero", ma scompare di nuovo quando realizzo che il mio pensiero fisso non era altro che lei.
Chiudo la porta dietro Clarke, e la seguo vedendo che si dirige di nuovo verso la finestra. "Volevo ringraziarti di nuovo per oggi Clarke, il tuo aiuto è stato fondamentale", le dico quando sono ormai a pochi centimetri da lei. Quando si volta verso di me, sta annuendo e sorridendo allo stesso tempo e la sua bellezza mi spiazza come se la vedessi di nuovo per la prima volta. Abbozzo un sorriso anche io e resto a guardarla, è come se non riuscissi a distogliere lo sguardo dai suoi occhi, come se qualcosa mi avesse paralizzata. Ed il fatto che anche lei stia facendo lo stesso, mi dà la sicurezza che i miei occhi stanno brillando come i suoi.

Clarke's pov
Non riesco a capire a cosa somigli il bagliore che emettono gli occhi di Lexa in questo momento, ma ad ogni modo ho come l'impressione che se continuo a guardarlo magari posso averne un po' anche io nei miei. È incredibile l'effetto che degli occhi troppo profondi possano avere, sembra che stiano scavando in me, che stiano arrivando all'impurezza della mia anima e la stiano ripulendo. Mi sento in imbarazzo quasi come se fossi completamente nuda. Eppure è una sensazione piacevole, tra me e Lexa non servono parole ormai. Potremmo passare ogni sera a guardarci negli occhi come ora e probabilmente ci diremmo le stesse cose senza parlare. Nessuno era mai stato capace di rendermi così vulnerabile solo con uno sguardo. Ho paura che davvero riesca a leggermi dentro e trovi quel lato oscuro di me che non ha mai visto prima, così mi volto verso il riflesso delle stelle sul vetro della finestra schiarendomi la voce per distogliere l'attenzione da quel momento. "Scusami" dice poi lei allontanandosi e andando a sedersi per terra, con la schiena appoggiata al letto.
"Per cosa ti stai scusando?" dico senza pensare avvicinandomi a lei e abbassandomi, così da avere gli occhi allo stesso livello dei suoi. Lei interrompe il contatto visivo scuotendo la testa e guardando verso il basso. Poi torna a guardarmi e dice quasi sussurrando: "Clarke, ti sei accorta che siamo state quasi un'ora a fissarci senza dire nulla? Prima sulla porta, poi accanto alla finestra. Cos'è che ti porta a farlo? Dimmelo, perché io non lo capisco. Non capisco perché nemmeno io riuscivo a fare il contario, non capisco perché con te è così diverso. Con tutti c'è bisogno sempre di mille parole, sempre sbagliate e che non descrivono mai completamente quello che proviamo, ed invece... invece con te bastano gli occhi. Probabilmente sai già molte cose di me più di quante ne sappia nessun altro, e non ho nemmeno avuto bisogno di dirtele. Cos'è questo? Che significa? Mi fa sentire vulnerabile, e la vulnerabilità è una debolezza. Odio sentirmi così, odio il fatto che non mi dispiaccia questa sensazione". Prima che io riesca a risponderle passano istanti troppo lunghi in cui lei mi fissa con gli occhi lucidi in cerca di una spiegazione che io stessa non ho mai trovato. "Non ne ho idea. Semplicemente succede, e non riesco ad impedirlo. Anche a me fa sentire in imbarazzo, è come se riuscissi a leggermi dentro. Ho paura che prima o poi tu possa trovare quel lato di me che mi rende artefice di quel che ho fatto a Mont Weather ed ho paura che tu possa allontanarmi per questo, proprio come io faccio ancora con me stessa a volte". Lei che aveva abbassato lo sguardo, si volta di scatto verso di me quando pronuncio l'ultima frase, poi chiude gli occhi sospirando profondamente. "Come può un'idea del genere anche solo passarti per la testa? Non c'è niente di oscuro in te Clarke e se ci fosse, probabilmente mi piacerebbe anche quello. Tutto ciò che riesco a leggere nei tuoi occhi non è descrivibile a parole, credo più che siano emozioni. Imbarazzo e vulnerabilità sicuramente, ma allo stesso tempo gioia, serenità, speranza... insomma ogni genere di emozione positiva che esista, senza che sia accaduto qualcosa che l'abbia provocata. È come se fosse proprio quella luce nei tuoi occhi a creare quelle emozioni per me, ed è per questo credo che prima di incontrarti non avevo mai provato niente del genere" dice quasi gridando, accennando ad uno sfogo. Dopo aver riflettuto per un po' sulle sue parole le rispondo: "Aspetta, di che luce parli? È esattamente la stessa espressione che uso per descrivere i tuoi occhi. Sono illuminati da un bagliore intenso, carico di emozioni che non riesco io stessa a spiegarmi. Non so da dove abbia origine, so solo che ho sempre sperato di poterne avere solo un po' anche io nei miei, e non ho mai nemmeno immaginato che tu potessi vedercelo davvero". Lexa si scosta i capelli dal viso mettendoli dietro le orecchie, e questo gesto la fa sembrare una ragazza così normale che per un attimo dimentico perfino che è il comandante.

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