Capitolo 37

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Arrivò Marzo, l'ottavo mese, e successero molte cose.
La Juve riuscì a compiere un miracolo, e passò il tanto travagliato turno in Champions, sconfiggendo l'Atletico.
Eravamo tutti più che pieni di speranza, adesso.

A casa, invece, l'ansia aumentava di settimana in settimana: Il parto si avvicinava veloce, e aspettavamo tutti l'avvento di un nuovo piccolo Dybala in casa, dopo che per 19 anni non se ne erano più visti.
Paulo, dal canto suo, era più che stressato: la stagione che non stava andando bene, le critiche che piovevano scroscianti, e il bambino.
Tutto questo miscuglio lo portavano ad essere scorbutico, antipatico, acido; solo con me e il bambino sembrava essere il solito Paulo.

Correvo come non avevo mai corso in quel corridoio d'ospedale pieno di persone con volto per nulla chiaro, correvo veloce, e probabilmente più veloce di Douglas e Juan messi insieme.
"Paulo!" mi sentii chiamare, e corsi incontro a quella voce.
Mamma.
Il suo volto stanco mi apparì davanti e senza dire nulla mi indicó la porta della stanza accanto.
Appena feci per aprirla ne uscirono due infermieri e mi presero per i bracci.
Vidi Aurora stesa su un lettino quando la porta si aprì, e vidi un dottore alzarle contro un pugno.
Gridai.
No, No lo hagas! ¡Dejenme entrar, ahora, no!", Ero tenuto fermo dagli infermieri, e prima che la porta si chiudesse lentamente vidi l'uomo abbassare il pugno.
Nel movimento la veste gli scoprì l'avambraccio: su questo c'erano tatuate due strisce nere come le mie.
Appena la porta si chiuse la sentii urlare.
"Paulo! Paulo no!"

Mi svegliai di soprassalto, sudato fin dentro l'anima, con il cuore che mi batteva più forte della prima volta che feci un test per l'idoneità sottosforzo.
Accanto a me Aurora mi osservava preoccupata.
Era solo un incubo.
Tornai sdraiato facendo un sospiro, e lei si avvicinò a me abbracciandomi.
Le accarezzai la schiena nuda, passandomi l'altra mano sul volto.
"Aurora" la richiamai, con un sussurro.
"Sì?"
"Amo nostro figlio, lo amo, devi saperlo... Lo amo con tutto me stesso..", le dissi, perché la verità era che lei non lo sapeva ed era importante che lo sapesse.
Mi abbassai verso la sua pancia, e ci posai sopra le labbra.
"Te amo hijito, por que sos lo más importante... Pueden irse pa'l carajo los otros.. Todos.. La gente... Todos...Y cuando nos encontraremos te voy a ripetir un montón de veces que te amo. Te amo, Emmanuel Dybala, te amo mucho", gli sussurrai, e quando rispose mi commossi.
Si mosse, e vidi qualcosa che toccava la pancia dall'interno, non sapevo quale parte del corpo fosse, ma sapevo che lui c'era, e che lui mi amava.
Al diavolo, tutti, anche tu, Paulo, tu che pensavi di poter odiare tuo figlio.
Illuso, é impossibile, perché un figlio sarà sempre e comunque la cosa più bella del mondo.

Tornai a sdraiarmi vicino ad Aurora, accarezzando la sua pancia, e lei mi osservava in silenzio.
Mi venne voglia di baciarla, e di dimostrarle in qualsiasi modo il mio amore.
Forse l'amavo, forse durante tutti questi mesi avevo imparato ad amarla, forse era riuscita davvero a rubare il posto nel mio cuore che apparteneva ad Oriana.
Pensava di averlo comprato, ed invece era solo in affitto.
Chissà se qualcuna sarebbe mai riuscita a prendere quel posto a tempo pieno.
Il terrore che non sarei mai riuscito ad amare per sempre una sola donna mi spaventò, e per non cadere nella paura mi avvicinai ad Aurora, nascondendo il volto nell'incavo del suo collo, come un bambino poteva nascondersi sotto la gonna della mamma.
Lì, nascosto, mentre lei mi accarezzava la schiena, smisi di aver paura.
E lì, nascosto, capii che per non impazzire avevo bisogno di lei.
Non glielo dissi, e forse sbagliai, perché la vita mi aveva insegnato che infondo Orazio aveva ragione.
Carpe diem, Paulo.

Quei pensieri indosso a me li vedevo strani.
Orazio.. frasi in latino.. Io che facevo ancora scherzi ai miei compagni nascondendo i loro vestiti dopo l'allenamento, io che arrivato allo stadio, solo per divertimento, tiravo cinque degni di nota agli addetti, arrivando a fargli diventare le mani rosse.
Eppure mi trovavo d'accordo con quei pensieri, e capii che ormai non ero più un bambino, ed era arrivato il momento di crescere, perché io stesso avrei dovuto fare da padre a qualcuno ancor più bambino di me.
E allora mi trovai a ringraziare Aurora, perché forse, con il suo gesto, mi aveva spinto a crescere.
Forse era quello che mi serviva: qualcuno abbastanza coraggioso da farmi capire, a modo suo, che non ero più un bambino.
Allora capii quando lei mi disse che si era vendicata.
Mi aveva dato una lezione, perché io, bambino, avevo pensato di poter giocare con le donne come avevo sempre fatto.
Nessuna di loro aveva mai avuto il coraggio di farmi capire che stavo sbagliando, perché forse ognuna di loro aveva un tornaconto di cui voleva approfittare.

"Grazie", le sussurrai, e lei non mi rispose.
La sentì solo fare un verso come dire 'Ce l'hai fatta'.
Aveva capito tutto fin dall'inizio.

Buooooongiorno popolo!
Ok, mi sembro Mussolini.
Buooooongiorno connazionali, questa volta mi sono ricordata di aggiornare 😜

Aridybala_10

Fucked || Paulo Dybala Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora