30. Ti prego, Wendy

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Quella notte non chiusi occhio.

Continuavo a percepire il tocco caldo e sicuro di Aiden sulla mia pelle, le sue labbra soffici e le sue guance appena rasate. Avevamo passato ore a baciarci e a tenerci stretti con lo sguardo alle stelle. Avevo lasciato la finestra aperta per fare entrare un po' di aria fresca. In fondo, una parte di me, sperava che anche lui fosse sveglio. Nonostante ciò, non mi alzai per controllare. Nella mia mente, infatti, non vi erano solo le immagini di quella sera, ma anche quelle del venerdì precedente.

Le auto che sfrecciavano veloci con il rischio di schiantarsi fra di loro in qualsiasi momento -motivo per cui avevo sospirato di sollievo quando avevano completato l'ultimo giro-. Erano accorsi tutti al banco scommesse, la maggior parte degli uomini era infuriata, compreso Bryan. Il biondo, però, si era avvicinato, seguito da Lisa, al vincitore per dare una sbirciatina mentre una calca di gente gli batteva le mani sulle spalle.

Era un ragazzo che non avevo mai visto prima, all'incirca di ventisei o ventisette anni.
Da lì, nacque la mia curiosità di guardare chi sbucava fuori dalle auto. Mi sarebbe servito come aiuto per le indagini, no?

Ecco, il problema fu quando da una delle ultime auto uscì il mio migliore amico. Si era passato la mano fra i capelli scuri, mentre un uomo lo raggiungeva. Ero rimasta immobile, i miei occhi si erano incollati al suo volto.

Si era voltato a scatti verso di me. Eravamo distanti almeno dieci metri, ma i suoi occhi avevano trovato i miei.

Quando riuscii ad addormentarmi era comunque troppo tardi, per cui dormii solo un paio d'ore prima che suonasse la sveglia.

Aprii gli occhi, passandomi una mano sul viso e rendendomi conto di stare sorridendo.

Perché sei così rilassata se non hai dormito?, mi domandai confusa.

Staccai la sveglia, mi alzai e presi dei vestita da mettere. Un paio di jeans blu scuro e una t-shirt bianca.

Raggiunsi il bagno in fretta, facendo la doccia e pettinando i capelli. Quando tornai in camera, indossai i vestiti e mi sedetti alla scrivania, estraendo uno specchio rotondo e i trucchi dal cassetto.

Mentre passavo il mascara sulle mie ciglia chiarissime, pensai al test di matematica senza alcuna preoccupazione. Mi sentivo pronta ad affrontarlo. In quel momento pensai a Lisa, che non se l'era mai cavata in quella materia e che sorprendentemente non mi aveva ancora chiesto se l'avrei aiutata. Probabilmente era scontato che lo facessi.

Il mio cellulare trillò proprio in quel momento. Parli del diavolo...

Oggi non vengo.

Le risposi chiedendole il perché e poi mi concentrai sul terminare velocemente il trucco.

Prima di scendere a fare colazione, sistemai tutto quello che avevo lasciato in giro e rifeci il letto. In cucina vi era solo mia madre, con davanti il suo cellulare e una tazza di caffè.

- Ciao, mamma - la salutai.

- Buongiorno -.

Quando abbassai gli occhi sulla tavola, i miei occhi si rallegrarono alla vista dei pancake su un piatto. Era la mattina perfetta.

Ne tirai un paio nel mio piatto e li cosparsi di cioccolato. - Com'è andata ieri sera? - mi domandò, riempiendosi per l'ennesima volta la tazza. Presi un bicchiere e lo riempii di succo per tenermi occupata mentre le rispondevo.

- Bene, siamo andate al Tina's -.

Mio padre arrivò proprio in quel momento, dandomi un bacio fra i capelli e sedendosi al suo posto.

Come la peceWhere stories live. Discover now