5-"Che bel sorriso"

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<Cazzo che schifo.. cazzo che schifo! Ma che cazzo stai facendo Fabriziooo? Ma staccati da lei. ORA>

Sia Fabrizio che la sorella lo guardavano torvi.
<Daaai fratellooo vieni a berti na cosa con noii>
<oh no.. no no NO. Sabi sei ubriaca fradicia.. se la mamma ti vede cosi si incazza e neanche poco.. sei un'irresponsabile quando fai così!
E te- si era rivolto verso il più grande, anche lui ubriaco- te sei ancora peggio! Ora voi due venite con me che vi porto tutti a casa e- NO, È VIETATO BACIARSI>
Aveva urlato l'ultima frase prima che Fabrizio tentasse di baciare sua sorella ancora.

Erano usciti in soli dieci minuti, Ermal stringeva i polsi di entrambi imprecando sia in italiano che in albanese.
Li aveva sbattuti nei sedili posteriori dell'auto e si stava dirigendo verso l'abitazione di Andrea.

Una volta arrivato a destinazione era sceso dalla macchina e nell'aprire la portiera posteriore di Fabrizio si era ritrovato di fronte quest'ultimo intento a limonare sua sorella.
L'aveva strattonato via e prima di lasciarlo a casa aveva chiarito pieno di ira nella voce:
<Te mia sorella non la tocchi cazzo. Non ti azzardare. Mi fai schifo.>

Rientrato in macchina avrebbe ripetuto la ramanzina alla ragazza, che per sua sfortuna stava però dormendo, così si costrinse a rimandare al giorno dopo.

-

Era passata circa una settimana dall'accaduto ed Ermal sembrava visibilmente più calmo.
Sua mamma gli aveva detto che avrebbero avuto ospiti per cena, così aveva anche preparato un dolce.

Erano le 8 in punto quando il campanello aveva suonato.
<Vado iooo>
Aveva urlato Sabina mentre il fratello in bagno finiva di farsi la doccia.
"Non riesce mai ad essere puntuale" era sicuramente ciò che sua mamma aveva detto agli ospiti che lo attendevano.
Per velocizzare le cose quindi, era corso in camera con un sottile asciugamano attorno alla vita e si era subito chiuso la porta alle spalle, ancora bagnato.

<ciao piccolè!>
Girandosi di scatto e "sfiorando un infarto" (aveva pensato Ermal in quel momento), l'albanese mise a fuoco l'uomo nella stanza, che era ANCORA Fabrizio.
Se non gli fosse accaduto, non avrebbe mai creduto che degli incontri casuali potessero verificarsi così assiduamente.

<Cosa ci fai in casa mia, Fabrizio?>
<veramente.. io.. io e tua sorella ci siamo.. messi insieme? Sì, stiamo.. ehm insieme. Tua madre mi ha invitato qui per cena. Per.. conoscerla presumo?>
Fabrizio aveva un tono di voce decisamente troppo imbarazzato e ad Ermal non era sfuggito.
<Mia sorella..te.. non ci credo. Ma ti vergogni per caso?>
Aveva asserito infastidito dalla situazione intera.
<no no.. cioè.. forse..>
<Se la fai star male ti disintegro.. ma che fai il guardone?>
Ormai arreso al fatto che sua sorella avesse scelto un tale coglione(anche perchè-aveva pensato Ermal-restare incazzati era una fatica inutile), aveva notato che l'altro gli stesse facendo una radiografia completa.

<No, però è un po' difficile distogliere lo sguardo> aveva sorriso il romano.
"Cazzo che bel sorriso" aveva pensato il riccio per poi rispondere nuovamente:
<dovrei cambiarmi...vai o hai intenzione di goderti il pacchetto completo?>
<beh in realtá resterei anch->
<Fabrizio, FUORI.>

Dopo aver riso per la reazione immediata del Barese, Fabrizio era uscito dalla stanza, posando una carezza delicata sul bacino nudo del primo mentre gli passava affianco.
Sebbene volesse negarlo, ad Ermal quel contatto non era dispiaciuto affatto.

Ma che cazzo ci faceva in camera sua?
La risposta in realtà era proprio davanti a lui: sua mamma l'aveva semplicemente indirizzato verso la stanza per lasciarvi il giubbotto di pelle che, nonostante fosse estate, lo riparava comunque dal venticello lieve che fuori faceva ancora muovere le foglie degli ulivi.

Dopo 5 minuti Ermal era pronto, indossava una t-shirt grigia con un semplice paio di jeans, neri anch'essi: incredibile come quell'outfit gli ricordasse subito Fabrizio.

Nella sala da pranzo sua mamma stava conversando con l'uomo quando l'aveva visto arrivare.
<Ermal! Lui è Fabrizio. Fabrizio, lui è mio figlio Ermal>
I due si erano salutati con una stretta di mano -come perfetti sconosciuti-per poi sedersi a tavola: casualmente si trovarono l'uno di fronte all'altro.

Underwater| METAMOROWhere stories live. Discover now