Otto

3.3K 99 20
                                    

Infilo le ultime cose in borsa, per poi osservarmi allo specchio e spettinarmi i capelli leggermente piatti. Mi infilo di corsa le scarpe ed esco di casa,chiamando un taxi e lasciando l'indirizzo dello studio di registrazione di Luca all'autista. Apro il mio instagram, infastidita dalle numerose notifiche, e una su tutte ruba la mia attenzione:

aricastelli

👀 visualizzato da sofibianchi e altre 1973 persone

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

👀 visualizzato da sofibianchi e altre 1973 persone

capoplaza
Ma non è un po' corta quella gonna? Guarda che dopo dobbiamo incontrare dei miei soci eh.

aricastelli
Proprio per questo è così corta😈

Rido da sola, divertendomi da morire nel provocarlo e farlo arrabbiare, anche se non nascondo il fastidio del suo essere così possessivo a volte. Non ho bisogno di uno che mi dica cosa fare. Comunque, lo pizzico di proposito, come passatempo: vederlo scazzato e geloso è esilerante, sembra un bambino a cui è appena caduto il gelato.

capoplaza
Scherza poco, che poi ti punisco😊😙

Sbuffo, inizio a pensare che sia realmente ninfomane, non pensa ad altro da mattina a sera, è ai limiti del patologico. Deve ringraziare Dio di essere bello da morire, altrimenti la sua sarebbe una vita di sofferenza e astinenza.
Nel giro di qualche minuto scendo dall'auto ed entro in un vecchio palazzo scuro, raggiungendo il terzo piano, come mi ha detto Luca. Busso, per poi aprire il portone, sentendo urlare «entraa», mentre cammino lentamente verso la fonte del vociare. È un appartamento molto piccolo e pieno di tamarrate, come i svariati peluche di Supreme su un divanetto, perciò mi oriento in poco tempo.
Entro in uno stanzino scuro, che poi intuisco essere lo studio di registrazione, vedendo due figure particolarmente rilassate al suo interno. Rimango sorpresa nel riconoscere Ava seduto su una poltroncina, intento a farsi un drum, mentre Luca cazzeggia davanti al cellulare.
«È dura lavorare come voi eh» li sfotto, entrando nella piccola stanza e buttando la borsa per terra con fare teatrale. Il produttore mi osserva incuriosito, probabilmente sorpreso nel sapere che io e il suo amico dall'insultarci a prima vista siamo finiti a scopare.
«Stiamo a fa' i money, bitch. Noi non ce l'abbiamo paparino» mi risponde Plaza, mantenendo l'atmosfera ironica e pungente che avevo creato. Si alza a salutarmi, dandomi una carezza sul viso, presumo volendo evitare di baciarsi davanti al suo amico, non ritenendomi una cosa così seria. Non ci rimango troppo male, rendendomi conto che in effetti ci conosciamo da molto poco.
«Io sono Francesco, o Ava, come preferisci, piacere» ci interrompe il ragazzo alle nostre spalle, che mi porge la mano in modo sorprendentemente gentile. Resto colpita dai suoi occhi chiari, che mi osservano in modo indagatore, un po' stupito di vedermi lì, considerando il nostro primo incontro.
Stringo la sua mano, sussurrando un «Arianna, piacere mio», rendendomi conto che non ho idea di come definirmi per giustificare la mia vicinanza a Luca. Sono un'amica? Una fidanzata? 'Na bottana? Non lo so, e mi scopro triste e amareggiata, nel non essere in grado di rispondermi.
«Stiamo registrando la canzone dell'altro giorno, quella che ho scritto mentre stavo con te. Quando l'avremo finita te la facciamo sentire» esclama Plaza dopo poco, riordinando dei fogli sparsi su un grande tavolo ricoperto da aggeggi elettronici. Presumo siano cose che servono a creare i beat, ma mi appunto mentalmente di farmi spiegare queste cose in futuro. Se devo farne parte, voglio capire bene come funziona questo mondo.
«Andiamo, gli altri sono già là» mi risveglia dalla mia trance Francesco, facendomi segno di uscire dall'appartamento. Mi chiedo come uno carino e gentile come lui possa essere diventanto così amico di uno come Luca. Sono due poli opposti, ghiaccio e fuoco, luce e buio, non ci azzeccano nulla uno con l'altro.
Cammino verso l'Uber, sospirando profondamente per calmarmi: tra poco vedrò tutti i suoi amici di una vita e non posso permettermi di non piacere loro.

***
Finisco di stringere la mano e baciare la guancia a tutta la decina di ragazzi appoggiati al muretto di un parchetto sperduto ben fuori dal centro di Milano. Sono sicura di aver dimenticato già la metà dei nomi, ma continuo comunque a sorridere, totalmente in imbarazzo, mentre mi faccio offrire un paio di canne.
Luca si sta facendo i cazzi suoi con qualche suo socio, lasciandomi sola in mezzo a quegli sconosciuti. Per carità eh, sono molto simpatici e cercano di integrarmi nelle loro conversazioni, ma non sono sicuramente il tipo di persone che sono solita frequentare.
«Da quanto vi conoscete? Ci ha detto pochissimo su di te. Ma è una cosa seria o...?» mi domanda un ragazzo, catturando l'attenzione di tutti gli altri. È uno abbastanza alto, pieno di tatuaggi, se non sbaglio si chiama Philip e fa trap anche lui.
«Poche settimane, in realtà. Non so cosa siamo, non oso chiederlo» rispondo mettendomi a ridere, cercando di scacciare l'imbarazzo che, però, proprio non vuole levarsi di dosso. Gli altri mi sorridono a loro volta, probabilmente capendo che facciamo sesso e poco più: magari sono pure l'ennesima che presenta.
«Beh, direi basta. Nemmeno dopo un'ora di chiacchere siamo riusciti a sbloccarti, mi sa che solo Plaza ha questa magia» mi canzona un altro ragazzo, appoggiandosi alle mie spalle , presentatosi come Lorenzo, detto Lollo. Gli sorrido, riconoscente che capisca la mia difficoltà, e gli lascio spettinare i miei capelli, compiaciuta nel sentirmi coccolata da qualcuno. Lancio uno sguardo di fuoco a Luca, che mi ha lasciato sola per tutto quel tempo, ma non riuscendo nemmeno ad intercettare i suoi occhi.
Capendo la direzione delle mie attenzioni, il ragazzo al mio fianco mi fa alzare dal muretto dove eravamo appoggiati, portandomi verso di lui. Mi avvicino a Lollo, appoggiandomi al suo braccio, un po' intimorita dal gruppetto di ragazzi che si è aggiunto da poco e che sta parlando con Capo il deficiente Plaza.
«Finalmente un po' di figa in sto posto. Bellezza, vuoi un po'?» esclama uno di loro, porgendomi un bicchiere di plastica contenente un liquido viola. Sposto lo sguardo poco più in là, notando una bottiglia di sprite, e capisco che mi stanno offrendo della codeina, lasciandomi abbastanza stupita.
Guardo Luca, che ne ha un po' in mano, e rimango leggermente delusa, forse spaventata dal fatto che lui possa essere molto più tossico di ciò che penso. In fondo di lui so veramente poco: ma anche se di successo, quante esperienze può aver fatto un ragazzino di vent'anni?
Accetto il bicchiere, sotto lo sguardo contrario di Plaza, che però se ne sta zitto, come suo solito, senza volersi esporre mai. Chissà con quante ragazze è stato, magari anche nello stesso momento. L'avrà mai provata la coca a qualche party super vip? Fin quanto oltre si è mai spinto?
Blocco i pensieri che mi stanno fottendo la testa, rendendomi conto che mi preoccupo troppo per quel ragazzo per essere solo una cotta. Forse sto sottovalutando i miei sentimenti, forse non lo vedo solo come un passatempo.
Lollo mi circonda le spalle con un braccio, mentre ride di gusto per la velocità con cui ho bevuto tutto, mentre tutto il resto del gruppo esulta. Mi appoggio con la schiena al mio nuovo amico, facendo segno agli altri ragazzi di volerne ancora, mentre sento i loro occhi guardare la mia minigonna. Ava mi osserva in silenzio, penso stia cercando di capire che tipo di persona sono, forse non si aspettava che bevessi il purple drank.
«No, basta. Dobbiamo andare, abbiamo un impegno» mi interrompe dal divertimento Luca, che mi sta lanciando sguardi di fuoco. È sparito per ore, mo che cazzo vuole?
Ha i muscoli del viso tesi, la mascella contratta e le mani a pugno. Cerco di capire cosa gli passa per la testa, se è infastidito perché ho provato la codeina o perché i suoi amici mi trattano come una puttana da dividersi. Però non mi ha cagato tutto il pomeriggio, quindi ora sono cazzi suoi. Non può fregarsene tutto il tempo e poi di punto in bianco fare il protettivo.
«Non abbiamo impegni» rispondo a tono, abbastanza scocciata che lui volesse andare proprio ora che stavo socializzando con qualcuno. Mi incenerisce subito, prendendo le chiavi di una macchina, forse quella di Philiph, e dividendomi da Lorenzo, per poi strattonarmi per il braccio fino al parcheggio. Non mi dimeno, non volendo fare sceneggiate davanti ai suoi amici, ma sentendo la rabbia crescere sempre di più in me.
«Quello schifo tu non te lo metti più in bocca, non voglio sentire scuse. Argomento chiuso» asserisce, mettendo in moto la macchina e riportandomi a casa, mantenendo il silenzio per tutto il viaggio. Sbuffo, sentendo l'effetto della sostanza che ho bevuto poco prima, e tenendomi la testa, sentendomi parecchio su di giri. Forse ha ragione, non avrei dovuto.
«E cristo, quando ci sono anche quelli del Circolo Ovest copriti, che ti stavano scopando con gli occhi» continua, parecchio nervoso. Sorrido inconsciamente, notando della gelosia nelle sue parole: magari di me gli frega più di quel che penso. Mi lancia un'occhiata, non capendo la mia allegria, per poi scuotere la testa, probabilmente pensando che sia un effetto del cocktal viola.
«La prossima volta non lasciarmi da sola in mezzo a degli sconosciuti, e vedrai che non farò cazzate» sussurro poco dopo, spiegandogli perché ho fatto ciò che ho fatto. Non mi aspetto una sua risposta, così mi appoggio al finestrino, addormentandomi poco dopo, coccolata dalla sua mano sulla mia coscia.

Baby tu non ci pensare💭 ||Capo PlazaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora