Dieci

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Butto a terra il mozzicone della sigaretta che ho appena fumato, snervata di dover aspettare così tanto senza potermi sedere. Concentro tutte le energie positive che posso immaginare nella mia testa, consapevole di dover affrontare Mr. Simpatia.
Il portone del palazzo che ho di fronte si apre, rivelando la figura di Luca, che si sta avviando verso il parcheggio. Lo vedo parecchio stanco, con le occhiaie segnate, gli occhi gonfi e il visino serio.
So che sta finendo le prove per il tour, ma non immaginavo fosse tutto così pesante per lui. A volte mi chiedo se il successo gli faccia bene, o se invece lo stia bruciando vivo.
«Ma è così difficile aspettarmi a casa mia come ti dico sempre?» mi sgrida appena si accorge della mia presenza, mostrandosi incazzato per l'ennesima volta. Respiro mantenendo la calma, consapevole che tra i due sono l'unica in grado di farlo. Se la perdo, finiremo sicuramente per litigare, e non voglio, o almeno, non per cazzate così.
«Pensavo di andare a mangiare da qualche parte, non parliamo mai di come stiamo, come è andata la giornata e quelle cose lì». Gli sorrido imbarazzata, realizzando solo ora quanto io possa essere piccola e ingenua a volte, a differenza di come vorrei.
Faccio il diavolo, e mi diverto, ma sotto sotto sono una piccola bambina innocente, pura e candida. L'esatto contrario della persona che ho di fronte a me: angelo fuori, demone dentro.
«Non lo facciamo perché non siamo fidanzati» mi stronca Luca, con lo sguardo di chi non ha sentimenti. Boccheggio, sorpresa da tanta cattiveria, e più che arrabbiarmi, ci rimango male. Riesce sempre a mortificarmi, a spezzare il mio entusiasmo. Non so cos'abbia in sto periodo ma non è una scusa per trattarmi sempre come se fossi una merda.
«Lo so, lo so. Però ti vedo sempre tirato, pensavo ti facesse piacere parlare un po'» lo accarezzo sulla guancia con il pollice, usando il tono più dolce che io conosca. Sono sul filo del rasoio, se continua così probabilmente sbroccherò, ma cerco di resistere, perché so che è un periodo difficile. So che per lui non è facile gestire tutto questo successo a vent'anni.
«Pensavi male. Dai Arianna, andiamo a casa che ho voglia di scopare» sbotta con una freddezza surreale, come se fosse un cazzo di robot. Sono sempre più senza parole, ma dov'è finito il Capo Plaza che ha stoppato un intero concerto per una sconosciuta che stava male e l'ha fatta visitare dal suo medico per evitarle problemi?
Senza aspettare una mia risposta,si dirige verso un'auto scura, fermandosi prima di aprire la portiera, vedendo che non lo seguo. Probabilmente è strafatto e nemmeno si rende conto di come mi sta trattando, ma non è una scusa, anzi, è ancora peggio.
Basta. Sono stufa di essere uno zerbino, non è così che funziona. Non è così che mi si parla. Pretendo rispetto cazzo, me lo merito.
«No, non vengo. Non sono il tuo cazzo di buco svuota palle. O pranziamo insieme come persone civili o io prendo e me ne vado» sbotto, buttando a terra la borsa per sfogarmi. Serro la mascella, sentendo tutti i miei muscoli tesi nell'attendere una risposta.
«Ma perché insisti tanto? Si può mangiare anche a casa mia se ci tieni tanto. Che ti vuoi far vedere dai paparazzi?». Lo sento dal suo tono che non sta scherzando, che ha veramente dei dubbi sul fatto che io lo usi per la popolarità.
Ma come può dubitare di me? Ho passato settimane chiusa in casa sua per non rischiare di farmi vedere da qualcuno. Ho messo il profilo privato su instagram e non ho mai caricato una sua foto pur di evitare pettegolezzi. E ora? Viene qui e mi dice che sono una troia in cerca di fama?
«Ma quale è il tuo cazzo di problema? Non ho bisogno di farmi vedere con te, lo sai che non mi interessa quel mondo. Sei proprio stronzo se hai dei dubbi». Agito le mani, urlo e mi dimeno: tutta la rabbia che ho trattenuto in questo ultimo periodo sta uscendo fuori tutta ora. Sembro pazza, ma non mi importa, sono troppo esasperata per fregarmene dell'opinione altrui.
«Ma ti rendi conto di quanto insisti? Non ti capisco cazzo» urla a sua volta, avvicinandosi sempre di più. Adesso che è davanti a me mi rendo conto di quanto è stremato, tutto pallido, e da un lato mi dispiace stressarlo ancora di più. Ma a sto giro sono stufa per davvero.
«Volevo solo passare del tempo con te prima che sparissi per due mesi con il tour. Ma va bene così, ho capito. Non conto un cazzo. Va bene così». Singhiozzo, non riuscendo più a trattenere un peso che mi porto dietro da troppo tempo. Sicuramente a lui farò pena, ma non mi interessa, è settimane che faccio tutto ciò che mi dice, ora è mio diritto almeno piangere.
«Cristo non fare la bambina ora. Ti ho forse mai fatto credere che siamo fidanzati? Ma pensi davvero di essere l'unica? Ari svegliati, sei maggiorenne da un po' ormai». Continua a gridare agitandosi come un dannato, aprendomi la portiera per farmi salire in macchina.
Boom. Pallottola in pieno petto. Pugnalata alle spalle. Bacio di Giuda. Vetro nella pelle.
Scopa con altre, pensa ad altre, tocca altre. Sono solo un numero, un passatempo, una delle groupie con cui i cantanti si divertono e basta.
E io come una cretina a non parlare con nessuno perché volevo essere solo sua. Ad eliminare Alessandro dalla mia vita pur di evitare discussioni future. Ho dato tanto a chi non mi ha dato nulla.
«Ma per una cazzo di volta in vita tua puoi trattarmi con rispetto? Vuoi imparare a trattare le ragazze come meritano? Come se fossero tua madre o tua sorella? La vuoi smettere di fare lo stronzo con tutte? A Lú, come sei arrivato in cima in poco tempo, puoi anche ricadere giù. Impara a farti degli amici o finirai solo e fottuto».
Di istinto mi metto le mani sulla bocca, rendendomi conto di averlo colpito nel suo punto più debole. Per la prima volta con lui non ho controllato ogni parola che esce dalla mia bocca, non mi sono filtrata. Lo vedo dai suoi occhi che è più sorpreso di me, e in fondo al cuore spero di non avergli fatto troppo male. Sto solo cercando di difendermi ferendolo a mia volta, stufa di dovermene sempre stare zitta mentre mi offende.
«Arianna, sono stanco marcio, ho mille cose da fare, cazzo capiscimi. Tra poco parto, non ci vedremo per due mesi, pensi davvero che non andrò con nessun'altra? Apri gli occhi e non prenderla troppo sul serio. Davvero, lo dico per te. Va a finire che ti innamori e poi ti accolli». Sembra veramente esasperato mentre parla, iniziando pure a biascicare, così chiamo un taxi, impedendogli di guidare in quelle condizioni. Mi sta sul cazzo ma non gli deve succedere nulla.
Aspetto che salga sull'auto, cercando di riflettere bene su quello che sto per fare. Ci starò male, lo so, ma so che è giusto così. So che devo mettere me stessa al primo posto.
«Vaffanculo, Lú. Col cuore. Vaffanculo. L'uomo-padrone va bene solo a scopare. Non ti voglio più vedere né sentire. A mai più» sussurro lasciando che qualche lacrima mi attraversi il viso. Mi guarda storto, come alienato, probabilmente non aspettandosi che lo rifiutassi, che rinunciassi a tutto ciò che lui ha da offrire.
Chiudo la portiera senza aspettare una sua risposta, per poi indicare all'autista dove portare Luca. Faccio qualche passo indietro, guardandolo per l'ultima volta, prima di andarsene.
Ora riprendo in mano la mia vita di prima, la scuola, gli amici, Ale, i miei. Voglio mettermi a posto, studiare, fare la maturità, ripulirmi, fumare e bere di meno.
È ora di crescere.

Baby tu non ci pensare💭 ||Capo Plazaحيث تعيش القصص. اكتشف الآن