Denzel

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Ed è colpa mia. È tutta colpa mia, se non ci sei più.

Avevi un graffio, sulla gamba. Eri il mio warrior, eri spesso "ammaccato".

Zoppicavi. Eri dimagrito. Non salivi quasi mai in casa.

-Il guerriero le ha prese ancora,

scherzavo

-Neanche Zuffi sopporta più Fernando,

scherzavo.

Ma eri dimagrito.

-È il caldo, e poi ricordi? Anche l'anno scorso era dimagrito tanto. Quando sono in giro a femmine si dimenticano anche di mangiare.

Ma poi tu stavi in giardino.
Mangiavi, bevevi.
Io scendevo. Ti medicavo la zampa con lo spray.
Che stupida sono stata. Non mi sono accorta di niente. Per me stavi bene, zoppicante e un po' magro, ma stavi bene. Non ti lamentavi.

Sabato sei anche salito in casa, a dormire sul divano.

Che stupida sono stata.
Non ho fatto abbastanza.

Sono la prima persona che doveva occuparsi di te, che doveva accorgersi che non andava tutto bene, e adesso non ci sei più, ed è solo colpa mia.

E intanto la ferita faceva infezione.
E intanto pian piano stavi morendo.
E intanto stavi andando in peritonite.

E domenica mi chiama Anto. Portiamo Denzel dal veterinario, è sdraiato in garage e non si muove.

Un colpo al cuore. Vederti così.

Sdraiato. Con gli occhi fissi.

Miagolavi in playback.

Di nuovo il cuore in gola, e nelle orecchie. Stavolta anche nelle ginocchia.

Salgo in macchina.
Corro.

-Dobbiamo tenerlo qua, fargli degli esami. Non sta bene. Adesso capiamo cos'ha. Vai pure, ti chiamiamo più tardi.

-Lo posso salutare?

E tu, piccolo mio. Mi hai salutato. In playback.

Chiamata. Studio veterinario. Il cuore neancora era tornato al suo posto.

-Peritonite. Ha l'intestino bucato. È da operare. Se passa la notte, ma c'è un alto rischio che non la passi, e domani sta meglio, lo operiamo. Adesso no. È spossato. Disidratato. Morirebbe sotto anestesia.

20:20
"È morto"

DenzelWhere stories live. Discover now