Book trailer "Forse sei tu"

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Carissime lettrici, qui di seguito ho inserito la playlist delle tracce che mi hanno fatto compagnia durante la stesura di questo romanzo; sequel di "Tutto succede per una ragione".
Per quanto mi riguarda la musica è fonte d'ispirazione, con essa le parole trovano subito via libera. Mi fa piacere condividerla con voi.
Inoltre, tengo a precisare che qui pubblicherò un estratto di "Forse sei tu", il resto della storia è presente su Amazon in formato kindle e cartaceo. Se siete curiose di scoprire cos'accadrá ai nostri protagonisti, Erica e Andrea, date uno sguardo sul sito.
Intanto ringrazio chi impiegherà il proprio tempo prezioso per dedicarlo alle letture dei miei romanzi.

Un grosso 💋.

Monica Cerullo

My playlist: 🎶

Linkin Park One more light
Nickelback Never gonna be alone
Nickelback Far away
Snow Patrol Run
Snow Patrol Chasing cars
Snow Patrol Open your eyes
Lifehouse Everything
Coldplay Trouble
Coldplay Fly On
Cristina Perry A thousand years
Ed Sheeran Photograph
One republibic Let's hurt tonight
Charly Puth Wiz Khalifa See you again
Bon Jovi Always
Negramaro Fino all'imbrunire
Tommaso Paradiso Non avere paura
Sia Helium
Sia Joy I call life
Imagine Dragons feat Elisa Birds
Sam Smith Fire on fire

                           Capitolo 1   
Erica

«Grazie mamma, per la tenerezza delle tue carezze, il bacio della buona notte, il tuo sorriso premuroso, la tua dolce mano che mi dà sicurezza. Tu che asciughi le mie lacrime, tu che incoraggi i miei passi, tu che correggi i miei errori, tu che vegli sul mio cammino con saggezza e con amore. A te dico grazie, mamma».
Appena Clari conclude in questo modo la poesia, con una voce dolcissima, in occasione della festa della mamma, consegnandomi la letterina a cui la maestra ha contribuito per la realizzazione, sento gli occhi riempirsi di lacrime. Mi sorride con una gioia immensa e io la accolgo tra le mie braccia. «Grazie a te, angioletto mio!» le dico commossa, tenendola stretta a me con il cuore pieno d’affetto per questa splendida creatura.
Quando io e suo padre abbiamo deciso che eravamo pronti a dichiarare pubblicamente che stavamo insieme, sia Carmen che la bambina hanno dimostrato la loro felicità. Ricordo ancora con emozione quel giorno. Mi sono scontrata con dei sentimenti molto importanti in Clarissa; la speranza, il sollievo, la serenità che cercava. Mi ha abbracciato e poi detto: «Evviva! Ho un papà e una mamma più belli del mondo!», le accarezzai i capelli, contenta della sua reazione positiva, poi lei sollevò lo sguardo su di me incupendosi per qualche istante.
«Perché tu adesso sei la mia mamma, vero?» mi chiese. Io e Andrea ci fissammo con complicità. Mi inginocchiai portandomi alla sua altezza.
«Sì, tesoro, se lo desideri, io mi prenderò cura di te, per sempre» le ho promesso e ci abbracciammo di nuovo.
Da quel giorno mi chiama “mami” e quando usciamo tutti insieme per una passeggiata è fiera di presentarmi come la sua mamma. Non l’ho messa io al mondo, lo so benissimo, ma la amo come se fosse figlia mia e credo che questo sentimento sia nato molto tempo fa.

Non immaginavo che avesse questa sorpresa in serbo per me. Mi asciugo la traccia di una lacrima ancora commossa per la dedica. «È bellissima questa poesia».
Osservo anche il disegno eseguito sulla prima pagina della letterina: sono io quella.
Immaginare Clarissa che rammenta dettagli della mia persona, per poi applicarli sul foglio con le matite, mi riscalda il cuore, nonostante sia chiaramente un disegno realizzato da una bambina di sei anni.

«C’è un’altra cosa per te, mami» aggiunge sorridendo e spostando lo sguardo sul papà.

«Davvero?» lei annuisce. Mi volto verso Andrea e leggo in lui una lucentezza che fa accelerare il battito cardiaco. Si alza e si avvicina.
Ora siamo uno accanto all’altro, poi Andrea si piega su un ginocchio, si volta verso la figlia e le fa l’occhiolino, infila una mano nella tasca dei pantaloni estraendo una scatolina. Io sono ammutolita. Stordita completamente.
Andrea mi guarda con intensità e amore -sicuro- con quegli occhi di ghiaccio nei quali mi sono persa dal primo istante e, aprendo la scatola, verde scuro, rivela un anello. Lo prende e nel frattempo afferra anche la mia mano sinistra. Non posso non accorgermi che la sua sia leggermente sudata, però non intendo farglielo presente dato che anche la mia lo sta diventando, perché vige un presentimento…
«Dunque Erica, Clari e io abbiamo deciso che è giunto il momento di sigillare la nostra unione. Riteniamo che tu sia una persona importante, fondamentale per noi», comincia schiarendosi la voce. «Ti voglio nella mia vita -ti vogliamo nella nostra vita- Io ti amo, ma questo tu già lo sai, lei pure ti ama», la figlia continua a sorridere tenendo le mani giunte per la contentezza, come se stesse trepidando per questo momento. Lei era a conoscenza del piano di suo padre ed è stata brava a non farmi scoprire un bel niente!
Le sorrido, mentre lacrime piene di emozione rigano le mie guance. «Sei stata coraggiosa, me ne sono reso conto. Tu hai scelto noi. Ti sei presa un grosso impegno e sembra non pesarti. Io avrei potuto farne a meno», aggiunge, rigirando l’anello tra le dita. «perché in fondo l’amore che proviamo reciprocamente non dipende da un oggetto, però quest’anello è diverso, qui ci sono le iniziali dei nostri nomi e io… vorrei che tu lo avessi, così, anche quando non staremo insieme, sarà come se lo fossimo». Lui si ferma incantandosi a guardarmi.

«Dài papi!», lo sprona la piccola. Evidentemente sa che deve continuare. Accenna un ghigno.
«Giusto. Hm…», fa un colpetto di tosse. «Erica, mi concederesti l’onore di diventare mia moglie?»
Il presentimento si è materializzato in realtà. Il cuore batte fortissimo, ho paura che possa esplodere dal petto, le mani mi tremano e non riesco a smettere di versare lacrime. Annuisco guardando prima uno poi l’altra.

«Hai detto sì?» chiede la solita impaziente saltellando.

«Sì, è un sì!» dichiaro fermamente.
Andrea lascia andare un sospiro e mi infila l’anello al dito, posa un bacio delicato. Io gli stringo la mano, poi mi alzo, do un bacio sulla testa di Clari accarezzandole i capelli appena si avvicina alle mie gambe. Si alza anche Andrea e mi perdo in quegli occhi e in quel sorriso, come sempre. Prende il mio viso tra le mani e mi bacia.
«Ti amo» sussurro.

«Ti amo» replica sorridendomi sulle labbra.

                        Andrea

Lascio l’ospedale alle mie spalle con l’amaro in bocca.
Non c’è niente da fare, quando un paziente muore sul tavolo operatorio, dove ho toccato con le mie mani, mi condanno al malumore.
Un senso d’impotenza, di disappunto. Il rammarico di non aver potuto salvare quella vita. La speranza dei familiari che ti accompagna in sala pregandoti di non deluderli, e quando non ci riesci, e senti quel maledetto bip prolungato proveniente dal monitor, capisci che in realtà non hai alcun potere.

Puoi lottare, combattere in tutti i modi possibili, ma quando la morte si affaccia e ti raggiunge, non hai via di scampo. Devi solo arrenderti. Ed è un concetto che noi medici non riusciamo ad accettare.
Che diamine! Abbiamo studiato notte e giorno, sudato non sette camicie, di più; infinite! Abbiamo fatto un giuramento, impegniamo la nostra vita per salvare quella delle altre. Se sono diventato medico è perché intendo fare questo. Non c’è nulla di più tremendo dall’informare i parenti che un loro caro non ha superato l’intervento. Quella per me è la parte più difficile e dolorosa.
L’ho toccata più volte e anche personalmente, quando ho perso la madre di mia figlia mentre la metteva al mondo. Sono riuscito a perdonarmi, perché il senso di colpa che mi sono portato dentro da quel giorno, per non essere stato in grado di salvarla, di compiere un miracolo, era stata la mia condanna. Mi aveva oscurato.
Poi è apparsa una persona magnifica, una persona che mi ha restituito la luce. Mi ha permesso di amare di nuovo, quando avevo perso ogni speranza.
Mi sono innamorato di lei, come non mi era successo nemmeno con Lorena, la donna che mi ha donato la creatura più importante, gioiosa e straordinaria della mia esistenza; Clarissa.

Il destino ha collocato Erica sulla mia strada irradiandola con la sua presenza. È entrata in punta di piedi ma facendo un casino incredibile.
Quando l’ho conosciuta mi è parsa subito bellissima. Era un pulcino inzuppato e quegli occhioni ambrati mi hanno catturato e fregato. Lei si muoveva impacciata quando le giravo intorno. L’ho resa nervosa e agitata più volte, involontariamente.
All’epoca non associavo di certo quell’atteggiamento a una forte attrazione per il sottoscritto. Supponevo che fosse il mio essere introverso, silenzioso e sì, diciamolo pure, cupo.

Ho posto un distacco, specialmente emotivo nei suoi confronti, perché abituarmi a lei, alle sue attenzioni, alle premure, alle piccole azioni che mi rivolgeva, avrebbero potuto spedirmi fuori binario. E non volevo accettarlo. Non volevo distrazioni.
M’importava soltanto il benessere di mia figlia e la mia professione. In quest’ordine. Ma quell’adorabile ragazza, dai capelli dorati sfumati con il cioccolato, ha sconvolto tutto. Mi ha messo KO in breve tempo. E quando ho capito che resistere non sarebbe servito a nulla, mi sono lasciato andare. Soprattutto dopo aver capito che Erica era diventata una persona importante per Clarissa. Lei l’ha amata prima di me. Insieme hanno costruito un legame che mi ha lasciato di stucco. Per mia figlia lei è stata la sua mamma prima ancora di chiederglielo, perché tutto ciò che ha imparato è grazie a quel viso d’angelo che ogni notte posso stringere tra le mie braccia, dedicarle ogni parte di me, promettendole di amarla per sempre.

Sono trascorsi diversi mesi da quando le ho chiesto di trasferirsi da noi e ora mi sento un uomo completo. So cosa significa avere una famiglia. E farò di tutto per custodirla e onorarla ogni giorno. Ed Erica è anche la persona che, quando rientro a casa e mi accoglie in un abbraccio, è in grado di farmi lasciare alle spalle il lavoro e dimenticare tutto il resto per ricordarmi che sono fortunato. E lo sono davvero.
Le ho chiesto di sposarmi e, dal momento in cui l’ho pensato, non ho mai avuto un dubbio. È lei che voglio accanto a me e Clarissa. Lei è la nostra salvezza e so che mi ama esattamente come io amo lei.

Forse sei tuWhere stories live. Discover now