Capitolo 3

3.7K 116 43
                                    


Erica

«Buongiorno ragazzi!» saluto il mio staff con il solito entusiasmo, ma di fretta, e mi dirigo spedita nel mio ufficio, pronta per immergermi in un’altra giornata piena di lavoro. Stamattina non sono stata la prima ad arrivare, per cui non devo perdere tempo.
Luisa viene a salutarmi di persona ma soprattutto a mostrarmi i suoi bozzetti, che con mio grande sollievo sono al limite della perfezione. Correggiamo lì dove è necessario e credo che possiamo decretarli pronti per il passaggio successivo. «Bene, sono contenta che siamo arrivate a questo punto» replica con un sospiro.
«Lo sono anch’io» mi appoggio alla poltrona girevole.

«A proposito, ora che ci penso, ti volevo parlare di un’altra cosa»

«Dimmi»

«Ti ricordi di Gioia?»

«Gioia?»

«Gallo, ha frequentato la nostra stessa Accademia ma lei era in un’altra sezione»

«Oh, sì, credo di aver capito»

«Ecco, l’ho incontrata due giorni fa e mi ha detto di essere in cerca di occupazione. Ha lavorato per due anni presso una sartoria e quando le ho detto che lavoro qui si è mostrata subito interessata e le farebbe piacere avere un colloquio. Io le ho spiegato che dovevo parlarne prima con te»

«Hm… Luisa non so se sia già il caso di assumere un altro assistente. Certo, tra poco la mole di lavoro aumenterà, in effetti, dato che ci stiamo avvicinando alla data della prima sfilata… Fammici pensare»

«Naturale! Personalmente non la conosco benissimo ma da quel poco che ricordo era piuttosto brava»

«Ok. Ti ringrazio di avermelo detto», a interromperci è lo squillo prolungato del mio cellulare. «Scusami un secondo!»

«Fai pure!»

«Pronto?»
«Sono il maresciallo Marseglia della polizia stradale. Ho trovato il suo recapito tra i contatti del signor Andrea Capasso. La sto telefonando per informarla che il signore ha subìto un incidente automobilistico. In questo momento i paramedici del 118 lo stanno trasportando in ospedale»

«Che cosa?» domando sconvolta e con il cuore in gola.
Mi alzo di scatto dalla poltrona. «Come sta? Com’è successo?» Luisa mi guarda perplessa ma percepisce la mia agitazione. «In quale ospedale lo stanno portando?» chiedo a raffica. Mi dicono che è proprio quello presso il quale lavora lui. Chiudo la chiamata immediatamente.
«Andrea ha avuto un incidente. Luisa, devo andare. Ci sentiamo appena posso» si alza anche lei.

«Vedrai che non è nulla di grave. Guida con prudenza, Erica» annuisco distrattamente, afferro la borsa e mi fiondo nel corridoio con il cellulare alla mano pronta per chiamare anche Carmen.

«Quanta fretta, capo! Dove scappi? » prova a fermarmi Diego con tono di scherzo. È un buon amico ed è in gamba nel suo lavoro. Si occupa della sartoria. È molto alto, anche se meno di Andrea, ha un fisico asciutto, capelli rasati e due occhi verdi penetranti. Sicuramente è un bell’uomo ma io non ho occhi per nessun altro.
Scrutando attentamente il mio volto capisce che c’è qualcosa che non va. «Che succede?»

«Cosa? Oh, sì, io… sto andando in ospedale. Mi hanno appena chiamato informandomi che Andrea ha avuto un incidente. Oddio, Diego, ho paura!» ammetto per la prima volta, rendendomi conto pian piano di cosa mi è stato detto.

«Ehi, Erica, sta’ calma!», mi abbraccia forte. «Vuoi che ti accompagni?»

«No, no, grazie. Vado con la mia macchina. Voi continuate» balbetto.

«Facci sapere qualcosa. E non correre» gli tocco un braccio e lo supero.

Cerco il numero di Carmen e la telefono. «Non hanno potuto dirmi altro. Io sto andando lì, vuoi che ti passi a prendere?» propongo lasciandomi alle spalle la mia azienda.

Forse sei tuWhere stories live. Discover now