Capitolo 1

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«Mi senti? Riggio, mi senti?» spiaccico la guancia sul finestrino appannato e con il palmo della mano tappo l'orecchio libero.

«Adele, n- ti s-nt, -on -to!»

Niente, non prende... e come potrebbe essere altrimenti dato che sono praticamente stata spedita in questo postaccio dimenticato dal mondo, un villaggio ai confini dell'umanità.

Stritolo l'inutile aggeggio tra le mani, cercando di placare l'istinto di scaraventarlo fuori dalla macchina; stringo così forte che mi si spezza pure un'unghia.

Devo rimanere calma.
Inspirare, espirare, inspirare, espirare.
Lento e profondo.
Inspirare, espirare.
Mi sembra di sentirlo Jean Luc, il maestro di meditazione zen: "Adele allontana la rabbia, libera la mente, lascia che il flusso dei pensieri negativi abbandoni le tue membra e accogli la calma, la pace, il profondo rilassamento".

Altro che calma e pace.
Tutto ciò che avverto è una stretta alla bocca dello stomaco e una brutta sensazione che si impadronisce del mio corpo.

Brutta! Bruttissima!
Terribile!
Perché quando c'è di mezzo lui, il buono a nulla che ho come compagno di progetto, non può che trattarsi di una sciagura.

«Non so com- esso, risul- si s- -ncellati, -omputer impaz-, si è spent- -provviso!»

La voce all'altro capo del telefono è confusa e gracchiante, non si capisce una mazza.
In realtà qualcosa credo di averlo captato, ma mi auguro vivamente che il mio sistema uditivo sia ancora scombussolato dal volo.
Forse gli sbalzi di pressione mi hanno forato un timpano o hanno fatto esplodere la tromba di Eustachio.

«Riggio, cosa accidenti stai blaterando?» digrigno i denti e balzo dalla parte opposta della vettura, nella vana speranza di decifrare le farneticazioni del caso umano che il destino ha deciso di affiancarmi e che sta cercando di farmi morire di attacco cardiaco a soli ventisei anni.

«Il comput- rotto! Abbiam- perso tutti i risul-, utto! Tutto!»

«Che cosa? Che cosa abbiamo perso?» ho la gola secca e la tachicardia a mille. 
Mi sento svenire.

«Riggio spiegati dannazione! Scandisci le parole!» sibilo che in confronto Nagini apparirebbe una bestiola innocua e pacioccona.

«I risultati Adele! Il computer si è rotto, abbiamo perso i risultati delle analisi dell'intera settiman-».

Lo schermo lampeggia e poi di botto diventa nero, segno che anche l'ultima tacca di batteria mi ha abbandonata alla mia sorte crudele.

Eccolo!
Lo sento nettamente, sulla fronte, in un angolo vicino alla tempia, l'embolo che scoppia e mi annebbia la vista e il cervello!

Io lo strozzo, lo disintegro, lo faccio fuori con le mie stesse mani quell'inetto.
Farabutto, maledetto, incompetente!
Sì, Salvatore Riggio è il peggior incapace che potessi incontrare, la peggiore pena che mi potesse essere inflitta, una condanna a morte.

Sono partita da nemmeno dodici ore e ha già generato un disastro di proporzioni epiche, non oso immaginare cosa sarà in grado di combinare nei prossimi quindici giorni.

Il professor Aldobrandi mi ha ovviamente ritenuto la figura più adatta a ritirare i documenti top secret per il nuovo mega progetto dell'azienda e ha ben pensato di mandarmi quassù, niente di meno che nella Lapponia norvegese, con qualche giorno di anticipo, giusto per supervisionare la situazione.

E così ho lasciato la mia creatura, il mio bambino, il progetto a cui mi dedico da due anni nelle mani di quell'arruffone, a soli quattro mesi dal termine di consegna.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 18, 2019 ⏰

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