15. Parlarsi con gli occhi

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Prima di ripartire, Crystal e gli altri si riposarono per qualche ora, nascosti nella parte centrale della foresta, dove nessuno, al di fuori di loro, avrebbe mai osato mettere piede.

Denise e Cedric si erano sdraiati su due tronchi vicini e avevano ora chiuso gli occhi, dopo aver chiaccherato amabilmente per lungo tempo. Il ragazzo si era rivelato inaspettamente gentile con lei, una garbatezza piacevolmente sorprendente che Crystal non aveva mai avuto modo di conoscere; sembrava proprio che si trovasse a suo agio con Denise, nonostante avesse probabilmente diversi anni più di lui.

Mentre tutti si riposavano, Crystal non riusciva ad allentare la tensione, era costantemente all'erta. Ogni minimo suono della foresta, a partire dal vento che soffiava tra la foglie alla neve che scivolava lungo i rami degli alberi, tutto pareva rimbombare nella sua testa in un fracasso infernale. Nemmeno la foresta riusciva più a darle quella pace, quel silenzio di cui aveva tanto bisogno.
Cos'era cambiato?
Nella foresta probabilmente nulla; era cambiata lei.

«Da quanto va avanti?»
Jesse si era alzato dal tronco sul quale riposava e la guardava con aria stanca. Pareva invecchiato anni negli ultimi giorni.

Crystal alzò un sopracciglio, non capendo a cosa si riferisse. «Che cosa?»

«Questo. Tu che non dormi o dormi con un occhio aperto.»
Solo in quel momento Crystal si rese conto degli aloni scuri sotto gli occhi del ragazzo, a testimonianza della sua stanchezza. Era innegabile: lei lo aveva trascinato suo malgrado in quell'inferno, e ora lui sembrava intenzionato tanto quanto lei a portare a termine la missione. Per nulla al mondo l'avrebbe lasciata, l'aveva detto lui stesso; e se da una parte la cosa non poteva che farle piacere, dall'altra la faceva sentire terribilmente in colpa.

«Credo sia sempre stata una mia mania. Il voler controllare tutto e tutti, intendo» mentì lei. Non era vero: aveva iniziato ad avere quella mania in seguito allo sterminio della sua famiglia. Ma perché rivangare di nuovo il passato e accollare ancora una volta quel peso a Jesse?

Lui la guardò corrucciato, con un espressione che Crystal trovava assolutamente adorabile, ma che mai avrebbe ammesso.

Vedendo che lei non si dilungava ulteriormente in spiegazioni, Jesse decise che era il momento di fare quello che desiderava da giorni; si sedette sullo stesso tronco di Crystal e la sollevò agilmente per posarla sulle sue gambe, quasi pesasse come una piuma.
Il bacino di lei si incastrò perfettamente tra le sue cosce come se fosse stato creato apposta per riempire quella distanza fisica tra i due. Jesse posò le mani sui fianchi di lei, accarezzandola e scendendo sempre di più, questa volta senza alcuna dolcezza: la voleva con un'intensità tempestosa, nulla sarebbe riuscito a placare il suo desiderio, se non la ragazza stessa.

Lei nel frattempo, era rimasta pressoché immobile, impietrita dalle carezze e dalla foga improvvisa del ragazzo. Ma non poteva più mostrarsi indifferente a lui, non dopo tutto quello che avevano passato insieme. Non dopo aver capito di amarlo.
Crystal iniziò a spingersi contro il bacino di lui, cercando la sua bocca come fosse un antidoto a tutti i suoi mali. E forse era proprio così: lui riusciva a curarle il cuore e l'anima ogni volta che la sfiorava.

Jesse aspettava quel momento da giorni, la distanza fisica da quella ragazza testarda e ribelle era diventata insostenibile, un male fisico che solo lei poteva alleviare. E così fece.
I loro corpi si reclamavano a vicenda, reagivano l'uno al tocco dell'altro, seppur impercettibile. Crystal sentiva brividi violenti correre una maratona lungo la sua schiena, per poi spostarsi alla pancia e scendere nella sua intimità più profonda.

Ormai erano praticamente due magneti ma per Jesse non era abbastanza, così si alzò in piedi prendendola in braccio e si allontanarono dagli altri che sonnecchiavano. Finirono diverse volte contro qualche albero, perché presi dalla passione, non riuscivano a staccarsi gli occhi di dosso.

La Regina della GuerraWhere stories live. Discover now