16. La resa dei conti

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Tate puzzava di panico e spavento quando i suoi occhi incontrarono quelli della bambina bionda. Terrore puro che potesse accaderle qualcosa.
La piccola cercò di divincolarsi dalla stretta di Cedric per correre incontro al padre, ma invano.

Crystal non si sentì potente. Non si sentì meglio. Non sentì nulla.
Ma doveva farlo.

Tate si contorceva nella sua stessa pozza di terrore, il pensiero rivolto alla figlia indifesa.
Era giusto così? Crystal non sapeva più cos'era giusto oppure no, sapeva solo ciò che andava fatto. E spesso, non corrispondeva al giusto.

«Portala fuori» ordinò Crystal a Cedric e questi obbedì immediatamente, portandosi con sé la piccola dalla chioma bionda e riccioluta.

«Cosa le farete?» chiese l'Assassino cercando di modulare l'intensità della paura nella sua voce. Crystal non l'aveva mai visto così indifeso e vulnerabile, così nelle sue mani.

Crystal lo fissò per un lungo istante, con la freddezza che solo una persona cresciuta nella foresta come lei poteva possedere, cercando di capire cosa passasse per la testa di quell'essere: paura? Rabbia? Odio? Rassegnazione? O era tutta una tattica?

Crystal non voleva dare segni di debolezza, ma ebbe bisogno di incontrare lo sguardo di Jesse per capire che fare. Lo trovò, e lui, come un faro nella nebbia, la illuminò e la scaldò, annuendo quasi impercettibilmente.
Ora Crystal sapeva.

Tate nel frattempo cercava di temporeggiare, dando inutilmente aria alla bocca. «È soltanto una bambina.»

Crystal non riuscì a trattenersi. «Anche i miei fratelli erano soltanto dei bambini. Eppure non mi sembra che questo abbia fatto qualche differenza.»

Tate la guardò, cercando di riconoscerla, sinceramente confuso. Ma lui non poteva riconoscerla. Non l'aveva mai vista sopra a quell'albero.

«Io ti ho visto, sai» continuò Crystal sentendo gli angoli della bocca caderle verso il basso, pietrificarsi aridamente. «Ti ho visto massacrare la mia famiglia. Ti ho visto prendere in braccio mia sorella, calmarla, per poi sventrarla. Perché io ora dovrei risparmiare te o tua figlia?»

Finalmente Tate sembrò ricordarsi di quella sfortunata famiglia nella foresta. Dalla sua espressione, mai avrebbe creduto in una sopravvissuta, un'anima in pena a tormentarlo per i suoi crimini. Lui si sentiva pulito. E questo Crystal non poteva tollerarlo.

«Allora?» lo incalzò Crystal. «Non cominci a pregarmi di risparmiarti la vita? Non mi dici quanto ti senti in colpa per quello che hai fatto.»

«No. Non avrebbe senso» disse inaspettamente lui, sorprendendola per la sua sincerità. «So quello che ho fatto, nulla potrà cambiarlo. Ma ora è diverso. C'è mia figlia di mezzo.»

Crystal sorrise amaramente. «Ricordi quando mi hai detto di non avere fretta ad avere figli? Be' io non ne avevo nemmeno un po'. Ma è arrivato lo stesso. E all'inizio lo odiavo per essere anche figlio di Malon. Sì, proprio così» confermò Crystal soddisfatta dall'espressione esterrefatta di Tate. Lui probabilmente non sapeva dei divertimenti del suo uomo più fidato.
«Ma poi, quando ho iniziato ad amarlo, mi è stato portato via. Ora non mi biasimerai se non ho voglia di essere compassionevole.»

Tate rimase in silenzio e così Jesse, che aveva gli occhi fiammeggianti di dolore. Lo stesso dolore che lacerava Crystal ogni giorno, distruggeva anche lui.
Lo amava immensamente.

«Mi dispiace per quello che ti è successo» riprese Tate, onestamente ma Crystal lo bloccò.
«Ora non dirmi cosa devo fare. Non ucciderò tua figlia, non ne ho mai avuto intenzione. E per quanto vorrei ucciderti in questo preciso istante, non lo farò. Non voglio che sia tua figlia a soffrire. Io voglio veder soffrire te.»

La Regina della Guerraحيث تعيش القصص. اكتشف الآن