Ti devi preparare per il tuo appuntamento!

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Rientro senza far rumore, o almeno erano quelle le mie intenzioni, finché non urto il mobiletto all'ingresso causando un rumore non eccessivo, sicuramente insufficiente a svegliare Alyssa.
Wow... Per una volta il culo è dalla mia parte!
Faccio una doccia veloce per togliermi di dosso l'odore di ospedale, di disinfettante e rientrata nella mia stanza mi metto una maglietta larga e mi sdraio sul soffice materasso, addormentandomi prima ancora di accorgermene.

Sto fissando il soffitto della mia camera da quando mi sono svegliata; aspetto di abituarmi alla luce delle 13 come un neonato che, appena nato, impiega un po' di tempo prima di riuscire ad aprire completamente gli occhi.
Passati circa cinque minuti mi alzo svogliatamente dal mio caldo giaciglio e mi trascino in cucina dove trovo Alyssa seduta al tavolo a mangiare della pasta integrale col pomodoro.
"Buongiornooo." Mi saluta la mia coinquilina.
"Shh, che mal di testa..." sussurro in risposta.
"Ci credo fai sempre nottata!" Dice la mia amica sarcasticamente.
"Ma come sei simpatica oggi!" Rispondo io facendo una finta risata.
"Ho pensato... basta deprimermi! Ho perso già troppo tempo della mia vita dietro a persone che non meritavano neanche un mio saluto. Da oggi sarò una nuova me... la parte migliore di me." Mi spiega Alyssa con voce orgogliosa e io, sempre molto seria, applaudo alla fine del suo "discorso", beccandomi un tovagliolo in fronte:"Ahi!"
"Ma che "ahi!" era un pezzo di stoffa!" Esclama, ottenendo in risposta una mia alzata di spalle.
"Lavori stasera?" Mi domanda e io scuoto la testa in segno di risposta negativa.
"Perfetto! Allora dove poss..."
"Frena l'entusiasmo. Ho già un altro impegno." La interrompo.
"E dai Kateee... ti prego." Mi supplica la mia migliore amica.
"No, non posso."
"Almeno dimmi che devi fare!" Ribatte Alyssa.
"Mi vedo con Alex, il ragazzo della sera del pub..."
"Ah, allora va bene. Vai pure." Mi informa con un sorriso a trentadue denti.
Io la guardo stranita, non capendo il suo improvviso cambio di umore. 

Ho passato il pomeriggio alternando la visione di film strappalacrime a brevi pisolini riconcilianti... la mia giornata ideale!
"Su, muoviti! Sono già le 19." Alyssa irrompe in salotto come una scheggia impazzita.
"Aly ma che vuoi?" Le dico coprendomi la faccia con un cuscino.
"Ti devi preparare per il tuo appuntamento!"
"Ma quale appuntamento! È un'uscita fra amici, anzi direi conoscenti." Le spiego.
Ha frainteso tutto, come al solito, usciamo solo perché abbiamo bisogno entrambi di distrazione in questo periodo, niente di più e niente di meno.
"Ok, qualunque cosa sia... ti vuoi preparare o no?" Dice, praticamente urlando alla fine.
"Sì, ma stai calma." Detto questo mi saetta con lo sguardo e mi spinge in camera mia, per poi buttarmi sul letto.
"Allora vatti a fare la doccia, depilati e fai quello che devi fare... io poi penso al trucco e parrucco. Tutto chiaro?" Mi spiega Alyssa con un tono di voce così perentorio che farebbe paura a chiunque.
Io annuisco preoccupata e mi dirigo verso il bagno.

"Fattooo!" Mi informa la mia migliore amica.
"Grazie, ma sono capace di truccarmi anche da sola... come sono capace di asciugarmi i capelli e di vestirmi da sola." Ero stata più di un'ora seduta su una sedia aspettando che Alyssa finisse di torturare i miei capelli e il mio povero viso.
"Oh, ma come sei pallosa. Se fosse stato per te saresti uscita con jeans e maglione."
"Che ore sono?" Domando ad Alyssa.
"Le 20.17." Mi informa.
"Ok, grazie." Mi alzo e mi metto davanti allo specchio.
"Però, devo ammettere che hai fatto un lavoro discreto..." non riesco nemmeno a finire la frase che la mia truccatrice mi tira uno schiaffetto dietro la nuca.
"No, ok. Sei stata brava. È molto bello." Le dico.
"Sei molto bella." Ribatte Alyssa ed entrambe sorridiamo.

(Foto outfit)

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(Foto outfit)

"Sono quasi le 20.30... Aly io vado."
"Vai e divertiti. Comunque vado da mia madre per il fine settimana e parto stasera, perciò..." dice concludendo la frase facendo un occhiolino.
"Ma perciò cosa?! Smettila! Davvero parti stasera?"
"Sì, non vedo mia madre da tre mesi... approfitto del fine settimana per andare a trovarla." Mi spiega.
"Ma quando l'hai deciso?"
"Be' diciamo che l'idea mi balena in testa già da un po'... poi si è aggiunto il tuo appuntamento... allora mi sono detta "perché no?"."
"Non è un appuntamento!" Esclamo prima di sbattere il portone e uscire di casa.
Di solito prendo le scale, ma adesso vorrei proprio evitare di correre il rischio di cadere a causa dei tacchi, perciò prendo l'ascensore.
Sono sul marciapiede alle 20.31 e, allungando il collo, mi guardo intorno cercando di capire se Alex sia già arrivato; è difficile, però,muoversi con tutta questa gente attorno, ma d'altronde è venerdì sera e sono io a non essere più abituata ad uscire, la gente   normale, invece, si diverte, esce con gli amici e si ubriaca, senza pensieri.
"Ehy!" Sento dire.
"Ciao, Alex!" Esclamo quando me lo ritrovo davanti.
"Andiamo? Ho la macchina un po' più in là." Mi spiega indicando con la mano un punto della strada.
Passiamo in mezzo alla folla di gente intenta ad entrare in pub e ristoranti, e anche tra i turisti che cercano le angolazioni migliori per i loro scatti, l'unico vero ricordo materiale che avranno di New York. Loro immortalano ogni momento, ogni strada, ogni cartello; io, invece, passo in queste vie da una vita ormai e penso di non aver mai fatto caso alla metà delle cose che colpisce migliaia di persone che vengono ogni anno qui.
Finalmente raggiungiamo la macchina e partiamo subito, allontanandoci sempre di più dal caos della movida notturna di Manhattan.
Alex per un paio di volte alterna lo sguardo dalla strada a me, finché non dice:"Stai davvero bene stasera, cioè stai sempre bene."
Io sorrido e, color peperone in viso, rispondo con un delicato e quasi inaudibile "grazie".
"Sinceramente non sapevo cosa mettermi, visto che non avevo la più pallida idea di dove saremo andati..." dico cercando di spezzare l'imbarazzante silenzio creatosi.
"Adesso lo vedrai." Mi risponde cacciando la freccia  e girando in una stradina secondaria sulla destra.
Scendiamo entrambi quasi contemporaneamente dall'auto e mi ritrovo davanti ad un ristorantino rustico, davvero gradevole alla vista.
Appena ci si trova di fronte si nota un piano un po' rialzato da terra, una specie di veranda, dove sono disposti alcuni tavoli in metallo con le sedie e delle lucine gialle che decorano l'ambiente, rendendolo molto accogliente.
Tutti quei puntini di luce mi ricordano il cielo stellato che mi soffermavo a guardare sempre da bambina, nel giardino della casa della mia infanzia; purtroppo qui a New York City, a causa delle tanti luci nelle strade e a causa degli alti grattacieli, è praticamente impossibile osservare il cielo stellato di notte.
"Entriamo?" Propone il ragazzo al mio fianco.
"Sì, certo." Rispondo avanzando verso l'ingresso di quel locale.




Spero che questo capitolo vi sia piaciuto.
Grazie per la lettura❣️.
Baci, F.💋

Amare è...Where stories live. Discover now