1971, Incidente #3

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Mi ci volle un po' per capire cosa era davvero successo. Ero convinta di essere da tutt'altra parte e che fosse tutt'altro giorno. Mi dissero che era normale. Ricordavo poco e niente dell'incidente. Passai giorni a fare fisioterapia perché mi ero dimenticata anche come si camminava e con degli psicologi per stimolare i ricordi sia dell'incidente sia di quando ero stata in come. Perché era quello che mi era successo.

I ragazzi e Teresa passavano ogni pomeriggio con me all'ospedale. Mi dissero che erano venuti tutti i giorni anche quando ero in coma e mi raccontavano cose e mi cantavano qualche canzone. Allora erano davvero loro quelli che sentivo nei miei sogni.

Io ero ancora un po' stordita per raccontare bene quello che avevo vissuto, ma qualcosa iniziava a sfiorare i miei ricordi così come anche l'incidente.

Una settimana fa erano arrivati i miei genitori che mi erano accanto ogni sera. Facevano il possibile per me. Ero fortunata ad averli e lo avevo capito tardi. Ma meglio ora che mai.

Anche i miei amici del corso di canto venivano ogni tanto a trovarmi, così anche i miei compagni di scuola. Tutti tranne Alex. Apprezzavo che fossero venuti.

Rimasi in ospedale per 9 settimane, di cui 5 in coma. Passarono lentissime, volevo andarmene ma non potevo uscire di lì finché non mi sarei rimessa del tutto. Pensai al progetto di biologia e a quello di storia. Come avrei fatto? Dovevo recuperare tanto a scuola.

"Non preoccuparti, ora. Rimettiti prima e poi pensi alla scuola" mi disse la mamma.

"Se perdi un anno non fa niente. Ricominci" aggiunse papà.

"Non vorrei rimanere indietro. Non voglio che spendiate un soldo di più per me" dissi "Avete fatto troppo"

"Sei nostra figlia, faremo anche di più" rispose la mamma. Papà si era addolcito. Oppure lo era sempre stato e non voleva darlo a vedere.

Quando tornai a casa era il 5 dicembre. Teresa mi aiutò a recuperare con lo studio e con i progetti ogni pomeriggio dopo la scuola. Io rimanevo a casa qualche giorno in più e quando ero sola studiavo. Almeno ci provavo a farlo, studiavo quello che potevo.

Andai a scuola solamente i giorni dei test e per presentare i progetti. Ero ancora molto debole e non riuscivo ad uscire tanto spesso come facevo prima. L'insegnate di canto veniva sempre per aiutarmi a riprendere a cantare e i miei lo permisero perché sapevano che ci tenevo tanto e mi poteva far solo bene.

Teresa venne a casa mia come di consueto l'ultimo giorno prima delle vacanze di Natale con delle buone notizie dalla scuola e con un regalo per me.

"Ma io non ti ho preso niente" dissi. Lei non sembrava offesa.

"Mi hai regalato il tuo risveglio. Questo mi basta" rispose lei porgendomi il regalo. Era una nostra foto incorniciata, la prima che avevamo fatto. La misi sul comodino vicino alla foto con Paola.

"E' venuta anche lei" disse. "Paola, la tua amica delle elementari in Germania"

Ci rimasi di stucco. Non ci potevo credere.

"Non ho capito se vuole farsi vedere da te, ma ha lasciato questo" mi allungò un bigliettino con un numero.

"Stasera la chiamerò" dissi mettendo via il bigliettino "Grazie"

"Perché non la chiami adesso? Magari puoi presentarmela come si deve" propose Teresa.

"Certo, come vuoi" accettai.

Presi la cornetta del telefono e chiamai quel numero. Fece tanti squilli senza che nessuno rispondesse.

"Pronto" fece una voce femminile. Finalmente una risposta.

Once Upon a Time In England [Queen | Roger Taylor]Opowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz