1972, Capodanno

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Ero stata in ospedale per pochi giorni, ma non mi ero ancora ripresa del tutto. Decisi comunque di tornare in Inghilterra per festeggiare il nuovo anno.

Mi chiesi cosa abbia spinto Alex a fare quel viaggio in Spagna per farmi un dispetto così grande. Ma avevo anche deciso di farmi finalmente i cazzi miei e lasciarlo perdere perchè non meritava niente, quel lurido.

Era il 30 dicembre ed erano le 23.56 quando finalmente arrivai a casa a Londra. La famiglia che mi ospitava era già a letto, ma avevano lasciato aperto perché sapevano che stavo rientrando. Cercai di fare il meno rumore possibile entrando, ma mi spaventai quando vidi un'ombra in cucina. Sobbalzai e buttai un urlo. Poi mi resi conto che era Roger.

"Che cazzo fai?" chiesi a bassa voce.

"Modera i termini, dolcezza" sorrise.

"Mi hai fatto spaventare" sorrisi a mia volta. Lui si avvicinò a me, mi si strinse a sé e mi baciò. Era la prima volta che ci baciavamo in modo serio. Mi aspettavo un modo romantico per la prima volta, ma mi andava bene anche così. Mi accontentavo.

"Volevo darti questo" disse tenendomi ancora tra le sue braccia.

"Sei molto generoso" esclamai divertita e ricambiandogli il bacio. Ma a quel punto sussultai un po' per il dolore. Mi faceva ancora male tutto.

"Cosa è successo?" chiese lui preoccupato. Eravamo ancora al buio, quindi non riusciva a vedere bene i miei lividi, perché sì erano ancora rimasti.

"Nulla" risposi con un finto sorriso.

"Non è vero" fece lui staccandosi da me.

Guardai per terra e pensai se dirglielo o meno. Roger sarebbe stato capace di ritrovare Alex e ammazzarlo di botte e questo era l'ultima cosa che avrei voluto. Ma alla fine aveva diritto di saperlo.

"E' stato Alex" dissi alla fine guardandolo.

"Cosa ti ha fatto?" chiese lui già incallito.

"Ha investito mio cugino. E' stato in fin di vita, ma ora si sta riprendendo" iniziai.

"E cosa c'entri tu?" mi interruppe.

"Sono andato a cercarlo, ho tentato di picchiarlo ma alla fine è stato lui a violentare me" dissi d'un fiato.

Lui mi guardò stupido e allo stesso tempo incazzato, ma cercava di restare calmo.

"Cosa ti ha costretto a fare?" chiese ancora.

Io lo guardai con le lacrime agli occhi che cercavo di contenere. Sospirai e dopo qualche secondo di silenzio glielo dissi perché era giusto così.

"Un pompino" e a quel punto le lacrime rigarono le mie guance.

"E basta?"

"Sì"

"Sei sicura?"

"Certo, cazzo. Me lo ricorderei altrimenti" sbottai.

"Scusa" fece poi abbracciandomi di nuovo "Non capisco quanto faccia male"

"Vuoi rimanere qui a dormire?" chiesi ancora appoggiata a lui.

"Certo" rispose con un sorriso. Forse avevo anche capito il motivo, ma speravo comunque che non fosse per quello.

Allora andammo verso camera mia, mi misi il pigiama e ci sdraiammo sul letto. Eravamo stretti poiché il letto era piccolo, ma mi bastava stare con lui e stavo bene.

"Non stai scomodo senza pigiama?" chiesi quasi addormentata.

"Sì" rispose "Ma se sto con te va bene tutto"

Once Upon a Time In England [Queen | Roger Taylor]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora