~Capitolo 1: Inizio.~

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Ormai quella scena si era ripetuta tante volte, fin troppe. Era un circolo vizioso, un continuo andirivieni. Non ne poteva più di viaggiare senza sosta, come se fosse un pacco da spedire ovunque andasse il padre, ma Hope non voleva creare altri problemi, sapeva che il lavoro del padre era quello e non poteva farci niente. Si chiedeva se giorno sarebbe rimasta in un posto stabilmente. Sarebbe potuta vivere ovunque, ovunque apparte il posto dove doveva rimane ora, tutti tranne quello, non voleva, non poteva rimanere lì, non in quella casa, non in quel paesino, non a Londra.

In questo momento si trovava in macchina con la testa appoggiata al finestrino, pensando a chissà cosa, mentre la sorellina più piccola continuava a canticchiare, da quando erano partiti, un fastidiosissimo motivetto sicuramente di qualche catone animato. «Smettila» sbuffò Hope non appena la sorellina aveva ricominciato a canticchiare per la millesima volta la canzoncina «Non posso smettere! Non riesco a toglierla dalla testa» rispose velocemente, ricominciando due secondi dopo «Se non la smetti ti faccio smettere io a calci in culo» disse la ragazza «Hope non parlare così a tua sorella, Abigail basta» ordinò il padre, seduto nei sedili anteriori mentre guidava, subito dopo la piccola si zittì «Pà, manca ancora molto?» chiese suo fratello Cristian, senza staccare lo sguado dallo schermo del cellulare «No, no» rispose il padre. Circa mezz'ora dopo si fermarono, erano arrivati «Siamo arrivati, ragazzi scendete» disse lui spegnendo il motore e uscendo dalla macchia «Venite a prendere le valigie» disse aprendo il porta bagagli e tirando fuori quattro valigie. Quella casa, non ci ritornava da tempo, non avrebbe mai voluto ritornarci dopo quello che era successo, ma purtroppo era lì e ci sarebbe dovuta rimanere per un tempo indeterminato.

Era lì ferma, appoggiata alla Land Rover bianca del padre, che osservava la casa da fuori «Cosa fate li fermi? Andate e vederla!» disse il padre appoggiando l'ultima valigia a terra. Hope osservò sua sorella fiondarsi dentro, sicuramente eccitatissima come le altre volte che si trasferivano, tutto il contrario della ragazza che sembrava addolorata di esere ritornata lì. «Te non vai con loro?» chiese suo padre guardandola, lei scosse la testa «Deduco allora che vuoi aiutarmi a portare queste» disse indicando le valigie e ridacchiando «Okay» disse lei facendo mezzo sorriso, prese il suo bagaglio e salì i pochi scalini che precedevano la porta d'ingresso. Una volta entrata poggiò la valigia a terra e osservò la casa, non era cambiata per niente, era sempre la stessa, proprio come se la ricordava. A due piani, il pavimento in parquet di legno d'acero, era grande e spaziosa,l'ingresso unito al salone che era a sua volta unito alla cucina. Poteva sembrare bellissima, ma per lei sarebbè stato orrible abitare lì.

Era rimasta immobile a fissarla da ormai 10 minuti, era come paralizzata «È rimasta uguale,vero?» le chiese suo fratello Cristian avvicinandosi a lei «Già, uguale» gli rispose «È sempre la stessa» aggiunse «Devo dirvi che mi era mancata questa casa» disse loro padre, chiudendo la porta d'entrata e raggiungendoli «Anche a me» concordò Cristian «A me no, per niente» sussurrò Hope, abbassando la testa «Cosa?» chiese suo padre «No.. Ehm... niente» disse guadandolo «È bellissima!» urlò euforica Abigail, correndo dappertutto «Vado a fermarla prima che rompa qualcosa» disse suo fratello, correndo verso la piccola «Perchè non vai a vedere la tua camera?» propose suo padre «Va bene» rispose lei «Okay, è l'ultima porta a sinistra» gli spiegò indicandoli il piano di sopra . Prese la sua valigia, salì le scale, girò a sinistra e aprì l'ultima porta del piccolo corridoio, quella di camera sua, anche essa era come se la ricordava, abbastanza grande, un letto ad una piazza e mezza, un armadio, una scivania, un bagno tutto suo e una finesta che si affacciava sulle tranquille strade di Londra.

Tirò un calcio alla valigia per allontanarla e si buttò sul letto, chiuse gli occhi e fece un lungo sospiro, era partita da così poco e già le manca la California, il posto più bello dove fosse andata per i viaggi di lavoro di suo padre. Era stata in Italia a Roma e a Milano, in Francia a Parigi, in Germania ad Monaco e Berlino, in Svezia a Stoccolma, in Spagna a Barcellona, in Brasile a Rio, in Australia a Sydney, in Giappone a Tokyo, in Canada a Toronto, in America a New York e in molti altri posti, così tanti che non se li ricordava tutti, ma la California l'aveva colpita, dopo tutto era anche il posto dov'era nata. Delle volte capitava di dover ritornare altre volte in posti in cui era già stata come la California, o come questa volta a Londra.

Improvvisamemte sentì un urlo acutissimo, scese di scatto dal letto e schizzó fuori dalla camera andando verso la fonte del rumore, la camera di Abigail «Chi è morto?!» urlò spaventatra appena arrivò nella stanza «Nessuno haha, era solo felice della sua cameretta» disse suo padre ridacchiando, Hope si appoggio allo stipite della porta, mentre guardava la sorellina che saltava felicemente sul letto «Guarda Hope, la coperta è rosa, il cuscino è rosa, le pareti sono rosa, ci sono gli unicorni rosa, è tutto rosa!» urlò entusiasta Abby indicando gli oggetti «Tutto rosa! Che bello!» disse Hope, facendo finta di essere felice, alzando gli occhi al cielo, con una smorfia di disgusto in faccia. Non le era mai piaciuto il rosa, non le piaceva tutt'ora, era sempre stata un maschiaccio, le piacevano le cose da maschio da piccola, odiava lo shopping, come odiava i vestiti,i tacchi e i trucchi, preferiva passare i pomeriggi a giocare alla PlayStation, a calcio o a basket con suo fratello piuttosto che passarli a fare shopping. «La mia cameretta è bellissima! L'adoro!» urlò felicissima Abby, risvegliando Hope dai suoi pensieri. Adorava vedere sua sorella felice, adorava vederla sorridere, le voleva molto bene e aveva stretto un forte legame con lei in tutti questi anni. «Io vado a fare la cena, tieni d'occhio tua sorella» disse suo padre uscendo dalla cameretta «Vieni pulce, andiamo in camera mia» disse prendendola in braccio «Aspetta! Devo prendere Destiny!» disse Abby riferendosi ad un unicorno viola, che le aveva regalato Hope,da cui non si separava mai.

La sorellina stava saltando ininterrottamente sul letto da 20 minuti, mentre che la ragazza sistemeva un po' di cose che erano nella valigia «La tua camera è bella, ma gli manca qualcosa...non so qualcosa tipo..» disse fermandosi di colpo «Il rosa» terminò la sua frase Hope «Si! Il rosa!» disse euforicamente la piccola «Non dipingerò mai la mia camera di rosa» ridacchio la ragazza, Abby sbuffo e si sedette sul letto a gambe incrociate «È pronto! Scendete a mangiare!» avvisò il padre dal piano di sotto «Stavo morendo di fame!» urlò la sorellina uscendo dalla stanza seguita da Hope «Anche io» concordò la ragazza.

«Tutto buono» disse Cristian grattandosi la pancia «Domani sarà una giontata impegnativa per voi, visto che si è fatto tardi vi consiglio di andare a dormire» disse il loro padre riferendosi al primo giorno di scuola, ne aveva affrontati mille di primi giorni di scuola, ormai era abituata.

Prese in braccio la sorellina «Noi andiamo a dormire» disse Hope sbadigliano e salutando Cristian e il padre, salì le scale ed entrò nella cameretta di Abby «Io vado in camera, nel frattempo tu lavati i denti e mettiti il pigima, quando ritorno voglio trovarti pronta» disse la ragazza prendendo dalla valigia della sorella il pigiama, ovviamente rosa con i coniglietti, e mettendoglielo sul letto.

Era stesa sul letto, aspettando che passasse un po' di tempo per ritornare a controllare la sorellina, iniziò a fissare il muro affianco all'armadio e vide qualcosa di strano. Scese dal letto e andò a vedere meglio, ad un certo punto si ricordò che cos'era, spostò leggermemte l'armadio in avanti, prese la chiave che era nascosta sotto,la mise nella serratura ed entrò chiudendo la porticina dietro di se e si sedette sul pavimeto, se la ricordava quella piccola stanzetta. Sua madre gliel'aveva fatta fare quando aveva 5 anni, era come una stanza antipanico, quando aveva paura di qualcosa andava lì, e quando non usciva sua mamma entrava e le raccontava storie immaginarie, le macava tanto sua madre era passato tanto tempo da quello che era successo, ma lei non riusciva a dimenticare.

Gli occhi iniziavano a pizzicare e le lacrime minacciavano di uscire, doveva uscire da lì subito o i ricordi avrebbero avuto la meglio. Uscì velocemente, strofinandosi le mani sugli occhi per non lasciare traccia delle lacrime, si fiondò i camera di Abby, doveva essere stata tanto tempo in quella stanzetta visto che la sorellina stava già dormendo. Si sedette sul letto stando attenta a non svegliarla, le accarezzò la guancia, le dette un bacio sulla fronte e li spostò i capelli che gli ricadevano lì e le sistemo meglio il peluches «Buona notte piccolina» sussurò Hope.

Entrò in camera sua fiondandosi sul letto, era stata una giornata stancante piena di emorzioni, non vedeva l'ora di dormire. Si lavò velocemente i denti, si mise il pigiama, mise la sveglia per il giorno dopo e si distese sul letto osservando il soffitto bianco, per quanto stanca fosse non riusciva a prendere sonno. Ripensò a quella giornata, a sua sorella, a suo fratello, a suo padre, a questa città a questa casa, da cui sperava di andarsene al più presto,ma in cui doveva rimanere per molto, non sapeva che aspettarsi dalla scuola, lei non si faceva le solite domande: Mi piacerà la scuola? Mi abituerò? Non se le faceva perchè non si poteva ambientare o affezionare per poi ricominciare da capo in un altra scuola.

Poco dopo si addormentò, il giorno dopo l'aspettava uno dei suoi tanti primi giorni di scuola.

~Blue eyes~Where stories live. Discover now