16. Arrendersi e classi vuote.

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CAPITOLO XVI

«Non capisci Blaise, la sorella di lenticchia è venuta da me! Capisci? Da me!» la voce lontana e bassa Di Daphne arrivò subito alle orecchie del principe delle serpi che si affettò a raggiungere il suo gruppo in sala grande. «Deve essere successo qualcosa di davvero importante per farle percorrere i sotterranei, entrare nel nostro dormitorio e chiedere di me. Diamine, di me!»

«Cos'è successo?» si intromise Draco senza aggiungere altro, né buongiorno né altre stupide parole. La sorella di lenticchia nei sotterranei a chiedere di Daphne? La cosa gli puzzava e non poco. «Taglia, Daphne. Non ho l'intera mattinata.»

«Cos'hai mangiato? Pane ed acido?» domandò ironica la ragazza mentre gli passava il piatto che aveva preparato e conservato per lui. Il loro rapporto era strano, non mancavano gli insulti ma si volevano bene. «Ieri pomeriggio la sorella di pel di carota è entrata nel nostro dormitorio ed ha chiesto di me!» disse di nuovo la ragazza con gli occhi spalancati e non poteva biasimarla: la rossa aveva sempre provato un certo odio per loro e l'idea di chiedere una pozione ai Serpeverde destabilizzava tutti.

«Per cosa? Voleva uccidere qualcuno?» insiste Draco, curioso fino alla punta dei capelli. Dopo essere fuggito dall'infermeria non aveva più visto quella massa informe di capelli castani muoversi per i corridoi della scuola. «Parla, Daphne.» continuò spazientito dalla situazione.

«Isterico viziato. Mi ha chiesto il Veritaserum, una dose leggera ma potente, doveva sapere qualcosa dalla Sanguesporco. Ieri alla festa le ho viste andare via insieme e dopo poco la mora era seduta per terra in lacrime e la rossa mormorava qualcosa tipo 'maledette serpi'. Chissà chi ha fatto soffrire la povera babbana, sembrava distrutta.» spiegò la ragazza inconsapevole che la serpe maledetta era proprio lui. «Ma ora devo andare.» annunciò lasciando il tavolo velocemente e Draco non si preoccupò minimamente di dove andasse e con chi, era troppo preso ad elaborare ciò che aveva detto.

«Maledette serpi, ha ragione la rossa.» si intromise Blaise annuendo convinto all'affermazione della rossa che intanto sedeva al suo tavolo con il trio delle meraviglie al suo fianco. Hermione non sembrava avere il viso distrutto come aveva raccontato Daphne ma era tutto merito del trucco che le aveva prestato l'amica. Ginny nascondeva lo stupore della notizia sotto ai commenti stupidi verso il fratello che intanto si ingozzava con qualsiasi cosa trovasse davanti ai suoi occhi. La sua migliore amica con la serpe, con il ragazzo che più aveva odiato durante tutti gli anni, gli aveva dato addirittura un pugno!

«Io inizio ad andare, voglio prendere i posti.» disse Hermione con un semplice sorriso sulle labbra. 'Fingi che va tutto bene' era la frase che si era ripetuta durante tutta la notte. «Ron, smettila di mangiare o vomiterai tutto.» lo riprese quasi disgustata chiedendosi come aveva fatto a non vedere tutti quei difetti in sei anni, aveva avuto solo occhi per Ronald e lui non le aveva mai dato niente in cambio. Ma forse era questa la caratteristica nei ragazzi che la attraeva, che loro mostrassero disinteresse perché anche Malfoy non faceva niente per dimostrarle qualcosa. Forse doveva tornare con Viktor, lui sembrava interessato..

«Non è vero!» urlò mentre Hermione ormai era già troppo lontana per sentirlo chiaramente. Camminava stanca, trascinava i piedi, gli occhi bassi, la cartella trattenuta stento sulle spalle e se qualcuno le avesse puntato la bacchetta davanti non avrebbe avuto le forze per controbattere. Infatti quando qualcuno l'afferrò per trascinarla in un aula completamente deserta non mosse un dito, si lasciò posare al muro in silenzio anche perché sapeva perfettamente chi aveva quei modi.

«Granger, stanca?» domandò il biondo cercando di accendere il suo umore ma ebbe un semplice sospiro come risposta. «Il tuo gatto ti ha mangiato la lingua? Oppure fai un piacere all'umanità e non parlerai mai più?» continuò cercando una sua risposta, ma lei non disse ancora niente. Appena la stretta del biondo si allentò, la mora riprese la cartella che le era scivolata dalla spalla e fece per andarsene, rimanere lì ad ascoltare altri insulti non le interessava, era stata umiliata abbastanza quella sera in infermeria. «Parla Mezzosangue.» la riprese il biondo fermandola ancora una volta contro il muro. 

«Non ho niente da dirti, Malfoy. Gradirei che tu mi lasciassi andare, sono stanca ed in ritardo per la lezione.» disse con voce bassa e Draco riuscì a vedere la stanchezza che aveva nascosto dietro il trucco solo guardandola negli occhi.
Spenti, rossi e stanchi: non sembrava nemmeno più lei.

«Non puoi essere arrabbiata con me solo perché ti ho beccata mentre te ne stavi andando come una ladra! Se non ti avessi fermata ora saresti ancora con la mia camicia.» sbottò incrociando le braccia al petto. Non riusciva a capire come quella ragazza potesse essere arrabbiata con lui, l'aveva addirittura salvata dal farsi scoprire dall'intera scuola.

«Non sono arrabbiata con te, ma con me stessa. Avrei dovuto dirti di no invece mi sono lasciata prendere dalla situazione come una bambina in preda agli ormoni.» spiegò Hermione tranquillamente poggiata contro il muro mentre reggeva il suo sguardo. Si sentiva strana per essersi arresa senza nemmeno lottare, controbattere o rispondere a tono. Draco rimase senza parole, cosa poteva dire? Aveva appena ammesso di essersene pentita. Si allontanò in silenzio e sbloccò la porta della classe in cui erano chiusi. In pochi secondi si erano arresi entrambi, forse perché ambedue avevano capito che anche in quel momento sarebbe bastata una carezza e sarebbero rimasti a baciarsi per ore, stringersi l'uno tra le braccia dell'altro senza sentirsi mai soddisfatti abbastanza. Ma sapevano entrambi di non poter cedere, perchè non era giusto. 

Hermione decise di fare il primo passo allontanandosi dal muro per uscire da quella situazione, in fondo pensava che allontanandosi per prima sarebbe stato meno doloroso ma quando girò le spalle si sentì in colpa. Si girò per pochi secondi, lo guardò mentre era poggiato contro uno dei banchi con il suo solito modo elegante che lo avrebbe distinto tra milioni di persone.
Era tentata di corrergli incontro e perdersi tra le sue braccia, solo l'idea delle sue mani sul suo corpo le fecero venire i brividi ma più lo guardava e più si rendeva conto che erano due cose diverse, troppo lontane per coincidere. In quei pochi secondi e quel semplice sguardo si chiese come fosse possibile incrociare la mano con la sua, sentirle perfette l'una per l'altra e poi essere così lontani.

Hermione si convinse che la scelta giusta era andarsene e dimenticare e così fece, girò di nuovo le spalle ed andò via sperando di scordare la sensazione di benessere che lui le faceva provare.



Amantes amentes; Dramione. Where stories live. Discover now