𝟗. 𝕄𝕖𝕞𝕠𝕣𝕚𝕖𝕤 & 𝕋𝕒𝕝𝕜𝕤

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𝐂𝐚𝐧𝐳𝐨𝐧𝐞 𝐜𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨: 𝐒𝐭𝐞𝐫𝐞𝐨 𝐇𝐞𝐚𝐫𝐭𝐬 - 𝐆𝐲𝐦 𝐂𝐥𝐚𝐬𝐬 𝐇𝐞𝐫𝐨𝐞𝐬 𝐟𝐭. 𝐀𝐝𝐚𝐦 𝐋𝐞𝐯𝐢𝐧𝐞

Fisso con gli occhi spalancati mio zio Loki, confusa. «Ma...» faccio in tempo a dire, ma l'uomo mi zittisce ridacchiando.

«Sono il dio dell'inganno, nipotina. Non c'è cosa che io non sappia fare.» si vanta l'uomo guardandomi per un nano secondo prima di riprendere ad osservare l'oceano.

«Che ci fai qui?» chiedo, imitando il suo gesto.

Loki alza le spalle, indifferente. «Avevo voglia di parlare con mia nipote, non posso?» chiede in risposta e a me scappa un mezzo sorriso.

Cala un breve silenzio che viene presto spezzato dalla voce, forse troppo alta, di Tony Stark. «Strange, cosa diavolo ci fa la gemma del potere nel mio bagno?!»

Senza rendermene conto, scoppio in una fragorosa risata che coinvolge pure mio zio.

«Non mi abituerò mai a quell'umano miliardario.» mormora il dio dell'inganno, scuotendo la testa, divertito.

«Posso chiederti una cosa, Loki?» trovo coraggio di chiedere, giocando con le mie mani, nervosamente.

Con la coda dell'occhio lo noto annuire vigorosamente, smorzando un sorriso con un espressione seria.

«Innanzitutto, perché hai deciso di aiutare mia madre facendo questo incantesimo?»

Loki ritorna a guardare per l'ennesima volta l'orizzonte, mentre inizia a raccontare. «La prima cosa che ho pensato quando tua mamma mi ha chiesto una figlia da mio fratello è stata: "Perché no? Facciamo venire un infarto al dio del tuono!" poi, quando ho creato questa dolce ragazzina, tutto è cambiato. Guardando i tuoi occhi azzurri così dolci e pieni di gioia e speranza, ho provato un senso di pace e tranquillità. Ho giurato a me stesso di proteggerti come se fossi il mio unico desiderio. Perché lo sei, Edith. Il mio desiderio più grande è quello di vederti felice e che tu capisca il valore del tuo secondo nome. Ho tenuto la tua esistenza nascosta a tuo padre per oltre cinque anni, finché non sei cresciuta abbastanza da capire chi sei.»

Quando finisce di parlare, mi accorgo di star sorridendo. Mi compongo immediatamente, distogliendo lo sguardo da un'altra parte.

Arrossisco leggermente. «Non posso credere che tu sia vivo... sei sempre stato uno dei miei supereroi preferiti, anche se eri cattivo, sapevo che alla fine, sotto sotto, eri buono.» ammetto, grattandomi la nuca, un po' imbarazzata.

Loki mi osserva per un secondo, con un sorrisetto divertito stampato in faccia. «E chi te l'ha detto che io non sia cattivo?» domanda, incrociando le braccia al petto.

«Lo so e basta, te lo leggo negli occhi. Altrimenti non mi avresti creato.» alzo le spalle, scherzosamente, prima di imitare il suo sorriso.

«Sei tale e quale a tuo padre.» mormora.

Alzo un sopracciglio, guardandolo come se avesse detto la cosa più stupida del mondo. «E te ne sei accorto solo adesso?»

Mio zio Loki si trattiene dal non scoppiarmi a ridere in faccia. «Non mi penterò mai di averti creato così bene. La furbizia però la presa da me.» mi dice, ridendo leggermente.

«E pensi che non l'abbia capito immediatamente? Oltre al potere del ghiaccio.» ribatto indicando la mia mano.

«Comunque, che cosa significa il nome Edith?» domando, confusa.

«Colei che combatte per essere felice. Il concetto è semplice ma il suo significato è piuttosto complicato. Sarai solo tu a capirlo.» mi spiega alzandosi in piedi.

«Te ne vai, di già?» gli chiedo per l'ennesima volta, con un briciolo di delusione nella mia voce.

L'uomo si avvicina di un passo a me e mi sfiora la guancia destra. «Ci vedremo presto, ghiocciolina. Tuo padre pensa che stia facendo qualcosa di sbagliato, meglio tornare dal mio fratellastro prima che possa invocare di nuovo un'assemblea degli Avengers contro di me.» dice, alzando gli occhi al cielo, spazientito.

«Sì, forse è meglio che vai. Altrimenti ti arriva un fulmine in testa!» lo prendo in giro. Loki fa per andarsene ma io lo richiamo.

«Aspetta!» dico, facendolo voltare verso di me.
Mi osserva con un cipiglio confuso stampato in viso, aspettando che io dica qualcosa.

«Posso venire con te?» chiedo, non trovando il coraggio di dare altre spiegazioni. Loki mi fissa per un po', poi mi fa segno di alzarmi.

«Forza, andiamo.» mormora, schioccando poi le dita. In men che non si dica ci ritroviamo in una libreria antica. C'è odore di stantio e di marcio.
Storto il naso, un po' schifata, seguendo poi Loki che mi conduce in una specie di soggiorno dove si trovano Thor e Wong intenti a parlare, o meglio, il dio del tuono sta cercando di fare conversazione mentre Wong sta leggendo un libro e sembra un po' spazientito.

Loki si schiarisce la voce, attirando l'attenzione dei due uomini che si voltano verso di lui.
«Loki, dov'eri finito?» domanda mio padre, fulminandolo con lo sguardo. Poi, si rende conto che il suo fratellastro non è da solo e quando i suoi occhi incontrano i miei, li sgrana.

«Grace?» chiede, allarmato, avvicinandosi a me di qualche passo. «Stai bene? Ti hanno fatto qualcosa?».

Alzo una mano, facendogli segno di fermarsi. «Sto bene, grazie e comunque no, non mi hanno fatto nulla. Non ti devi preoccupare.»

Wong alza gli occhi dal libro giusto per incrociare il mio sguardo, poi, riprende a leggere.

«Un genitore si preoccupa sempre per il benessere dei propri figli.» mormora Thor, guardando poi Loki il quale alza un sopracciglio, esterrefatto.

«Cosa ci fai qui? Non dovresti essere con ragnetto?» domanda ancora, incrociando le braccia al petto.

«No, abbiamo già preso la gemma del potere...» vengo interrotta da Wong il quale chiude con uno scatto il libro e si alza dalla poltrona.

Mi rivolge uno sguardo. «Scusa, ma se avete già preso la gemma, perché siamo ancora qui? Possiamo tornarcene a casa...» ma Loki lo zittisce facendogli un incantesimo che silenzia la sua voce.

«Mai interrompere la mia nipotina!» afferma, puntando l'indice in aria.

«Sono qui perché volevo vederti. Volevo stare un po' con te. Da quando mia madre non c'è più, io mi sento tremendamente sola e...» mi blocco quando Thor stringe il mio corpo al suo, in un abbraccio fortissimo.

«Tu non sei più sola, Grace. Ci hai ritrovato e non andiamo da nessuna parte.» mi sussurra ammiccando a suo fratello, il quale annuisce e accenna un sorriso.

Ci sciogliamo dall'abbraccio dopo alcuni istanti. Non mi accorgo di star piangendo finché non sento una lacrima bagnarmi la giacca del vestito.

«E sai una cosa?» domanda mio padre, asciugandomi le lacrime con il pollice della sua mano.

«Sei il regalo più bello che potessi desiderare.»

𝐓𝐇𝐄 𝐍𝐄𝐖 𝐀𝐑𝐑𝐈𝐕𝐄𝐃 » 𝐀𝐕𝐄𝐍𝐆𝐄𝐑𝐒Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora