Third Match

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«Wow, hai proprio la faccia di uno che ha battuto Springer!» lo prese in giro, quando Levi aprì la porta della sua camera. Lasciò scivolare lo sguardo sulla figura del tennista tedesco, soffermandosi in particolare sui jeans attillati che gli fasciavano le cosce e sullo scollo della camicia di lino bianca, i cui primi due bottoni erano aperti e permettevano di intravedere in minima parte le clavicole. Gli occhi del più alto erano puntati nei suoi, Levi non poté non notare che il moccioso si ostinasse ad indossare le lenti a contatto e improvvisamente il suo desiderio più grande fu quello di chiedergli quale fosse il suo colore naturale. Proprio non riusciva a spiegarsi quella scelta, in fondo la bellezza altro non era che una serie di tratti somatici che si sposavano talmente bene da creare un'armonia che risultasse gradevole alla vista. E lui era così: impeccabile sotto qualsiasi aspetto e nemmeno il colore di iridi più insignificante avrebbe potuto cambiare quel dato di fatto.

«Questa è la tua stanza? - disse, facendo un passo in avanti e mettendo piede senza permesso tra le quattro mura che accoglievano Levi. - È minuscola, come hai fatto a confonderla con la mia?» domandò, guardandosi intorno come a voler assimilare ogni particolare, per poi lasciarsi cadere sul letto, incrociando le mani dietro il capo. Levi si sentì indispettito da talmente tanti fattori che non seppe da cosa iniziare per fargli notare quanto fastidiosamente stesse invadendo il suo spazio personale. Magari avrebbe potuto cominciare dal fatto che aveva poggiato le scarpe sul suo copriletto? E, ancor peggio, stava impregnando i suoi cuscini con quel dannato profumo che indossava.

«Ti ho già detto che-»

«Ti prendo in giro, Ackerman, rilassati!» lo bloccò, sollevandosi sugli avambracci e guardandolo con un sorriso smaliziato. Levi dovette tirare un sospiro e contare mentalmente fino a dieci per non dare di matto. Come c'era finito in una situazione simile? E soprattutto, perché non riusciva a formulare neanche un pensiero lucidamente? E ora che quel moccioso impertinente si era voltato a pancia in giù, facendo risalire leggermente la camicia chiara e scoprendo un lembo di pelle abbronzata, si sentiva ancora più stupido. Possibile che una crisi di mezza età l'avesse già colpito? Oh, no! Per quello sono decisamente troppo giovane.

«Ti avviso, offro io ma il locale lo scegli tu. Non conosco bene la zona, questa è la seconda volta che vengo in Inghilterra. - disse, allungandosi sul comodino di fianco al letto per afferrare il libro poggiatovi sopra che il tennista inglese stava leggendo in quei giorni. - Trilogia di New York di Paul Auster, eh?»

«La smetti di toccare tutto ciò che ti capita a tiro?» sbottò, camminando fino al comò per prendere il portafogli e la tessera magnetica.

«Ti rendo nervoso, Ackerman?» sorrise, alzandosi e lasciando cadere il volume sul materasso. Levi si voltò con l'intento di canzonarlo riguardo l'uso (o meglio: abuso) spropositato che faceva del suo cognome, trovandoselo a pochi centimetri di distanza.

«Mi vedi nervoso?» sbottò invece, fingendosi quasi annoiato da quella constatazione. Eren si sporse ancora di qualche millimetro nella sua direzione, percorrendo il suo viso con quelle iridi, troppo belle perché qualcuno potesse considerarle vere, che per alcuni istanti si posarono sulle sue labbra, prima di risalire e specchiarsi nelle sue.

«Potresti essere un bravo attore.» optò, tirandosi indietro e avviandosi verso la porta. Levi riprese a respirare regolarmente, inchiodando gli occhi sulla schiena del ragazzo. Sapeva dove voleva andare a parare, glielo aveva già detto il giorno degli allenamenti, ma ora era ancor più chiaro, cristallino. A Levi venne voglia di bloccarlo contro lo stinco della porta, baciarlo e saltare l'inutile tiritera della seduzione che sarebbe arrivata assieme alle birre. Era quello che volevano entrambi in fondo e avevano deciso di camuffare il tutto con una stupida bevuta tra colleghi. Per un attimo pensò a quanto sarebbe stato appagante stringere la carne di Eren a pieni palmi, a quanto avrebbe goduto nel vedere il corpo del giovane piegarsi al suo volere. Poi i suoi pensieri virarono verso i suoi amici: Hanji che avrebbe riso come una matta ad una notizia del genere e Farlan che gli avrebbe consigliato di farsi dare qualche ripetizione sul regolamento base del tennis.

One More Match [Ereri/Riren]Where stories live. Discover now