Capitolo 12

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Camilla.

La casa è talmente silenziosa che ho dovuto accendere due televisioni per farmi compagnia. Sono abituata alle urla di mia madre e mi sto anche abituando a Lily che mi sveglia con il suo pianto. Ma ora sono completamente sola e mi ritrovo a pensare alla bellissima serata appena passata, ha riempito la mia testa di ricordi che custodirò, nel caso non dovessero più succedere.

Ieri sera ho inviato un messaggio a Matt raccontandogli la mia serata e non si è neanche degnato di rispondermi, non so se sentirmi offesa per questo o se lasciare perdere e in preda ad una crisi esistenziale mi sono messa a pulire casa. Non contenta stamattina ho sistemato il giardino, finendomi per tagliare con la spina di una rosa. E no, non sono caduta in un sonno profondo per aspettare il bacio del vero amore. Non so neanche che forma abbia l'amore, o che sapore abbia. Forse quello di ieri sera è solo un accenno... o forse non lo conoscerò mai.

Seduta sul divano con le gambe poggiate sul tavolino in vetro sono annoiata a morte. Così, afferro il telecomando della televisione con la speranza che qualche film interessante potesse distogliermi dalla noia. Fare zapping si rivela la cosa più difficile e faticosa del momento e neanche me ne rendo conto di avere gli occhi pesanti, le palpebre si chiudono e mi addormento. Ecco, forse finirò come la bella addormentata adesso...

Vengo svegliata da due piccole manine appiccicose sulla mia faccia. Apro prima uno e poi l'altro occhio pensando di essermi immaginata tutto.

«Svegliati!» urla dentro al mio orecchio Lily. E capisco che la pace è già finita. Mi metto seduta e mi strofino gli occhi, sono così assonnata che mi rimetterei a dormire all'istante, se non fosse per quegli occhi innocenti che mi guardano.

«Scusami tesoro, sono dovuta andare a prenderla dal padre perché è stato richiamato al lavoro» mi spiega Rose, intenta a riempire il frigo. Sui fornelli qualcosa si sta cucinando e inonda la cucina di un profumo sensazionale.

«Questa casa profuma di pulito, ti avevo detto ti riposarti, non di tirare a lucido la casa» mi dice nuovamente. Mi lascio scappare una risata e so che è contenta.

«Dai, andiamo a giocare» prendo Lily in braccio e la porto in giardino.

Sembra che un picchio abbia sbattuto il suo lungo becco nella mia testa in seguito al pisolino che mi sono fatta. Per fortuna, sono riuscita a scampare dal pomeriggio di mare, Lily è in giardino che rincorre le farfalle e posso godermi un po' di pace -finché dura-.

«Perché le farfalle volano?» mi chiede la bambina con il potere dell'innocenza stretto tra le sue mani. Non so con quale magia abbia fatto, ma, poggiata sulle sue dita tiene una farfalla bellissima dalle ali blu. Mi sorride come se avesse fatto la cosa più normale del mondo, io non riesco a prendere una zanzara mentre lei addirittura prende una farfalla.

Sono stordita dalle sue domande, è una bambina così intelligente che faccio fatica a credere che abbia solo tre anni.

Soffio delicatamente sulla farfalla e spicca il volo, librandosi nel cielo. Lily non sembra dispiaciuta.

«Ciao ciao, farfallina» mormora alzando la manina al cielo e salutandola.

«Sai, le farfalle hanno piccole scaglie nelle ali e non bisogna toccarle, altrimenti non volano più» le spiego solamente. Hanno qualcosa di magico dentro di sé, quando volano leggiadre nel cielo e si posano di fiore in fiore perché le ho sempre associate ad un segno degli angeli, sono esserini graziosi e belli che ci illuminano il cammino. Mi fa stare così bene vedere una farfalla svolazzarmi vicino. Dopo la morte di mia sorella vedevo sempre la stessa farfalla, mi osservava e mi si posava intorno. Ho sempre pensato fosse Aurora, che la sua presenza non se ne era andata da questo mondo, e anzi, mi stava facendo capire che era proprio vicino a me.

Summer VibesWhere stories live. Discover now